giovedì 18 agosto 2016

TRASPARENZA E ACCOGLIENZA: LA VICENDA DI CAPALBIO.

La polemica che si è aperta sui profughi, in quel di Capalbio, si presta a più versioni. Sicuramente ha molte ragioni il Sindaco del paese quando dice che “le prefetture non possono far calare dall'alto certe decisioni”.
In effetti, non è facile accettare un provvedimento che assegna 50 profughi a un centro abitato che d’inverno conta appena 130 residenti. La cosa singolare è che è scattata una sorta di rivolta non tanto tra i residenti ma tra i villeggianti che d’estate trascorrono le loro vacanze nel piccolo comune maremmano.

E quei le cose diventano più pepate. Il Presidente della Regione Rossi ha, infatti, dichiarato: “Nobili ambientalisti, boiardi di Stato e intellettuali ex comunisti non vogliono i profughi, non vogliono la strada, (si riferisce alla variante dell’Aurelia ndr) non vogliono nulla, perché le loro vacanze non possono essere disturbate. È una posizione che non condivido e contro cui mi batto: si può conciliare ambiente e sviluppo, tutela del paesaggio e sensibilità sociale”.
Era ora! Certo è che queste parole avrebbero avuto un altro effetto qualche anno orsono. In passato una parte della sinistra toscana ( e non solo toscana)  ha pasciuto e blandito una genia d’intellettuali radical chic, capaci solo di dire no.
Gente con ville da centinaia di metri quadri che però s’incazzano se un povero cristo tira su un capannino per gli attrezzi.

Gente che denuncia con articoli di fuoco cementificazione, speculazione, abusivismo (del tutto fasullo in molti casi) solo perché il sindaco di un paesino non gli ha concesso la sdemanializzazione della strada che passa davanti alla loro casa di campagna. Questi singolari personaggi sono quelli che tuonano contro le industrie, che detestano i raccordi autostradali, odiano i parcheggi, i camping, le tranvie, i fitofarmaci e gli allevamenti. Sono quelli che vogliono trasformare la Toscana in un museo delle cere, tanto loro ci stanno tre mesi l’anno e poi se ne vanno a Roma, a Milano, a New York, e chi in Toscana ci deve campare, lavorare e vivere si arrangi.
Sono quella genia che, al riparo dell’ambiente, ha fatto beatamente i propri affari. E una certa sinistra li ha tollerai, anzi c’è stato un periodo, con buona pace del Presidente Rossi, che qualcuno di loro dettava le regole dello sviluppo dentro la Giunta Regionale.
Almeno questa sorta di contiguità fosse servita dal punto di vista politico, col piffero! Al momento buono si sono buttati sulle liste civiche, sulle reti dei comitati, e oggi guardano con malcelata simpatia al grillismo di stato.
Anche dalle nostre parti esempi di questi tipo non mancano. C’è qualcuno in terra aretina che si è mai chiesto perchè la superstrada che dovrebbe collegare Arezzo con Siena a un certo punto finisce contro una barriera di cemento?  Ci si è mai domandati perché si propongono in agricoltura soluzioni che se applicate integralmente e non coordinate favorirebbero pochi a svantaggio di molti?  Ci si è mai domandati perché il tema delle indagini epidemiologiche dalle nostre parti, più che altrove, diventa elemento di disputa e non di approfondimento?   
In ultimo ci interessa esaminare un altro argomento sollevato dal Sindaco di Capalbio: La trasparenza sugli appalti per l’accoglienza dei profughi.
Su questo tema in troppi stanno zitti. L’importante è che tutto fili liscio, che i migranti non facciano casino e che le cose almeno esternamente appaiano a posto.
Nessuno si è posto il problema di fare due conti a tavolino per vedere quanto frutta, brutto termine ma che rende l’idea, l’accoglienza ai profughi.
Tra affitto di strutture, cibo, vestiario, assistenza sanitaria ecc. Qualcuno ci trae profitto? Di sicuro non ci guadagnano i profughi, nonostante le tante leggende metropolitane messe in giro.  Anzi sorge il sospetto che certe storielle siano propalate da chi ha interesse che il coperchio della pentola non venga scoperchiato. Su questo un po’ di chiarezza, a cominciare dalle situazioni locali, sarebbe utile. Ma anche nel nostro piccolo, dopo le sfuriate di qualche mese fa, è calato un velo di silenzio.  E’ facile prendersela con i neri, gli afghani, i pakistani ma poi, quando si tratta di capire come funziona il meccanismo, tutti si defilano.


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