mercoledì 17 agosto 2016

A NOI IL BURKINI NON FA PAURA

Tra gli storici è controversa l’attribuzione a Voltaire di questa frase “disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”.
Pare infatti che l’autore di Candido non l’abbia mai scritta né pronunciata.
Anche senza questo illustre progenitore quelle parole rendono bene l’idea di un mondo dove  tolleranza e libertà possono convivere nel confronto tra idee e tradizioni diverse.

Per questo ci sembra davvero inverosimile la presa di posizione del primo ministro francese il quale ha solennemente affermato che il  burkini è "incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica", perché non è un costume da bagno ma "l'espressione di un'ideologia basata sull'asservimento della donna".

Per i pochi che non lo sanno il burkini  è un costume da mare che copre tutto il corpo, ad eccezione del viso, delle mani e dei piedi delle donne, e si rifà a una rigida applicazione di alcuni principi islamici.
Il nome, invero piuttosto bizzarro, nasce dall'unione  dei termini burqa e bikini (termini di per se piuttosto incompatibili, come acqua e fuoco). 
Noi che siamo per la libertà di pensiero e di comportamento, purché non leda i diritti altrui, non vediamo nel burkini alcunché di male. 
Non si capisce infatti perché non vada bene una donna coperta ed invece vadano bene culi e tette al vento. Sia chiaro,  non abbiamo nulla contro i costumi succinti che popolano le spiagge, diciamo solo che ci vuole intelligenza: alle monache che vanno in spiaggia con il saio vietiamo l’accesso? Lo stesso per chi vuol fare il bagno vestito?  Di questo passo verranno inibite le mute da Sub che somigliano in maniera impressionante al capo di vestiario incriminato.
Mentre comprendiamo le norme che vietano il Burqa, per motivi di sicurezza, nei luoghi pubblici, le ragioni di questa ennesima farsa stanno tutte nella peggior politica.
Valls con la sua dichiarazione ha voluto estremizzare una battaglia sui costumi al solo scopo di compiacere una parte di elettorato, grattando la pancia a una opinione pubblica che vede nell'Islam un nemico da combattere su tutti i fronti: militare, etico e oggi perfino sul piano estetico.
Gli interventi militari, per quanto dolorosi, hanno una loro logica ma questa battaglia sui costumi da bagno è davvero incomprensibile.
Possibile che il rapporto tra culture fedi, credenze debba ridursi a queste scempiaggini?  
Ormai siamo all'assurdo per cui si tollera, anzi si incoraggia,  la mercificazione del corpo a trecentosessanta gradi, trecentosessantacinque giorni all'anno (olimpiadi comprese)  ma non si tollera se una donna decide di coprirsi. Saranno affari suoi!
Ma la cosa peggiore in tutto questo bailamme è che si continua fare affari con regimi che finanziano l’ISIS però si combatte il burkini. Ma si sa,  il petrolio e il business valgono più della più della morale e della libertà.


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