Tra gli storici è controversa l’attribuzione
a Voltaire di questa frase “disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla
morte il vostro diritto di dirlo”.
Pare infatti che l’autore di
Candido non l’abbia mai scritta né pronunciata.
Anche senza questo illustre progenitore
quelle parole rendono bene l’idea di un mondo dove tolleranza e libertà possono convivere nel confronto
tra idee e tradizioni diverse.
Per questo ci sembra davvero inverosimile
la presa di posizione del primo ministro francese il quale ha solennemente
affermato che il burkini è
"incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica", perché
non è un costume da bagno ma "l'espressione di un'ideologia basata
sull'asservimento della donna".
Per i pochi che non lo sanno il
burkini è un costume da
mare che copre tutto il corpo, ad eccezione del viso, delle mani e dei piedi
delle donne, e si rifà a una rigida applicazione di alcuni principi islamici.
Il
nome, invero piuttosto bizzarro, nasce dall'unione dei termini burqa e bikini (termini di per se
piuttosto incompatibili, come acqua e fuoco).
Noi
che siamo per la libertà di pensiero e di comportamento, purché non leda i
diritti altrui, non vediamo nel burkini alcunché di male.
Non
si capisce infatti perché non vada bene una donna coperta ed invece vadano bene
culi e tette al vento. Sia chiaro, non
abbiamo nulla contro i costumi succinti che popolano le spiagge, diciamo solo
che ci vuole intelligenza: alle monache che vanno in spiaggia con il saio vietiamo
l’accesso? Lo stesso per chi vuol fare il bagno vestito? Di questo passo verranno inibite le mute da
Sub che somigliano in maniera impressionante al capo di vestiario incriminato.
Mentre
comprendiamo le norme che vietano il Burqa, per motivi di sicurezza, nei luoghi
pubblici, le ragioni di questa ennesima farsa stanno tutte nella peggior
politica.
Valls
con la sua dichiarazione ha voluto estremizzare una battaglia sui costumi al
solo scopo di compiacere una parte di elettorato, grattando la pancia a una
opinione pubblica che vede nell'Islam un nemico da combattere su tutti i
fronti: militare, etico e oggi perfino sul piano estetico.
Gli
interventi militari, per quanto dolorosi, hanno una loro logica ma questa
battaglia sui costumi da bagno è davvero incomprensibile.
Possibile
che il rapporto tra culture fedi, credenze debba ridursi a queste scempiaggini?
Ormai
siamo all'assurdo per cui si tollera, anzi si incoraggia, la mercificazione del corpo a trecentosessanta
gradi, trecentosessantacinque giorni all'anno (olimpiadi comprese) ma non si tollera se una donna decide di
coprirsi. Saranno affari suoi!
Ma
la cosa peggiore in tutto questo bailamme è che si continua fare affari con
regimi che finanziano l’ISIS però si combatte il burkini. Ma si sa, il petrolio e il business valgono più della più
della morale e della libertà.
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