La
vicenda della nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione di #COINGAS smuove
le acque, solitamente stagnati, della politica ferragostana. Da un amministratore unico si è passati a tre
membri del #Consiglio di Amministrazione, con un incremento, per quanto non
scandaloso, dei costi di gestione.
C’è
chi difende questa scelta come la più razionale, c’è chi la critica, chiamando
in causa l’aumento delle indennità e la spartizione delle poltrone.
Noi
non siamo tra quelli che si scaldano, però abbiamo una qualche difficoltà a
comprendere alcuni passaggi. Primo punto cos'è oggi il Coingas? Non è più la gloriosa società, di cui hanno
scritto autorevoli studiosi, che ha fatto la storia della metanizzazione (verrebbe
da dire della modernizzazione) della provincia di Arezzo. Oggi Coingas è essenzialmente
un’espressione finanziaria, detiene cioè un parte del pacchetto delle quote di #ESTRA.
Un
ente inutile? Tutt'altro, è COINGAS che concorre a decidere per la parte
aretina (in relazione alle quote) le
strategie di un “colosso” come ESTRA. Quindi non è proprio una scatola vuota.
Nelle
aziende di questo tipo la politica ha sempre contato, per un motivo semplice, perché
sono espressione della proprietà pubblica e la proprietà pubblica appartiene ai
comuni e i comuni a loro volta sono
rappresentati da persone elette sulla base di liste politiche.
Per
cui ci fanno ridere quelli che si scandalizzano dell’ingerenza dei partiti (ammesso che esistano ancora)
nella vita delle aziende pubbliche.
Che
poi si debba chiedere alla politica di selezionare gente capace è un’altra cosa,
quest’ argomento però esula dall'idea che la politica debba scomparire. Basta
vedere quello che accade laddove movimenti, che hanno fatto dell’antipolitica
la loro forza, hanno assunto un ruolo di governo, anche loro devono fare i
conti con le nomine, i CDA e gli incarichi.
Detto
questo non ci meraviglia, non ci scandalizza, non ci offende che la “destra
trionfante” in provincia di Arezzo rivendichi un ruolo più forte rispetto al passato.
Ed è assolutamente normale (per non dire logico) che decida di aumentare il
numeri dei posti nei CDA. Qualcuno malignamente direbbe che sono aumentati gli appetiti, noi diciamo che
c’era bisogno ( in una fase di
crescenza) di riequilibrare le
situazioni.
Quello
che ci lascia stupiti è invece la motivazione per cui si sarebbe passati da un amministratore
unico a tre membri dentro il CDA di COINGAS. Secondo i sostenitori di questa
scelta l’aumento sarebbe avvenuto perchè a fronte di sfide importantissime:
fusione Estra Toscana Energie, fusione Coingas Aisa, quotazione in borsa della
stessa Estra, ci voleva gente in grado di capirci qualcosa e, siccome tre
cervelli sono meglio di uno, allora era necessario allargare il CDA. Per favore
non prendete “per il culo” i cittadini.
Esistono
strutture interne e advisors esterni nella condizione di comprendere
perfettamente quelli che saranno gli scenari e in grado di spiegarli a chi, in
questo caso la proprietà, cioè i
sindaci, dovrà prendere le decisioni finali. Per cui poteva tranquillamente
rimanere un amministratore unico.
La
politica, per essere credibile, deve avere il coraggio di giustificare una scelta,
non di dire castronerie. Diciamo le cose come stanno: c’era bisogno di
allargare perché così richiedano gli scenari futuri, in vista del cambio del delegato aretino nel
CDA (Presidente?) di ESTRA. Se poi anche
questo posto andrà a un rappresentante della desta non ci turba. Forse qualcuno
pensava che dopo il ribaltone alle amministrative tutto rimanesse come prima? A
parti invertite probabilmente si sarebbe fatto lo stesso.
Sarebbe
invece molto meglio spiegare agli aretini cosa succederà con le fusioni e con
la quotazione in borsa di Estra. Su questo la politica e i partiti(ammesso che
esistano ancora) devono dire come la pensano, perché qui non si tratta di
noccioline ma di roba corposa, che inciderà sul futuro della provincia di
Arezzo.
Un’ultima
notazione, squisitamente politica. A favore dell’ampliamento del CDA si sono
espressi comuni dove hanno vinto liste che hanno fatto della lotta al
“partitismo”, al “clientelismo del PD”,
“ai baracconi elettorali” la propria bandiera.
Sarebbe
interessante chiedere a quei Sindaci come
conciliano questa loro posizione con le cose dette fino a oggi contro i
“poltronifici”. In questo caso un po’ di coerenza non guasterebbe, in questo
senso il Sindaco di Bibbiena, che s’è incazzato di brutto per queste nomine, è
l’unico che ha mostrato di avere gli
attributi del “sindaco civico”. Gli altri civici sono solo un borborigmo.
E’ da tempo che noi sosteniamo che di civico
certe liste hanno solo il nome, viaggiano con una patente fasulla e quando
abbisogna vien fuori lo spirito di
appartenenza.
Riassumendo
nessun scandalo ferragostano, solo la logica conseguenza di uno spostamento di forze,
la politica, alla faccia delle anime belle, è fatta anche di queste cose.
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