I centri storici non possono diventare
solo prodotti da mettere in vetrina, i
centri storici rappresentano la tradizione, l’anima di un paese e di una città.
La lenta decadenza delle zone più
antiche riguarda, purtroppo, buona parte dei comuni della nostra provincia. Non
c’è da illudersi, non esistono soluzioni miracolistiche, questo, però, non
significa arrendersi.
Cominciamo a interrogarci sulle cause:
i centri storici non sono più un polo di attrazione come avveniva un tempo, quando,
dalle campagne e dal circondario, ci si riversava in paese per gli acquisti,
per andare in farmacia o dal dottore, per recarsi in comune o alle poste.
Non ha senso essere nostalgici di quel
passato. Il piccolo mondo antico fatto di osterie, di piazze animate dai
mercati settimanali, di piccoli negozi dove trovavi di tutto, non c’è più e non
ritornerà.
I centri commerciali hanno ucciso il
commercio di vicinato, la gente vuole muoversi, vuole guardare oltre le mura di
casa e oggi esistono milioni di finestre affacciate sul mondo: per comprare,
per viaggiare, per ottenere servizi.
La soluzione era bloccare tutto
questo? Impossibile, forse regole più stringenti avrebbero rallentato la
malattia ma, alla lunga, il risultato non sarebbe cambiato.
Del lento declino dei centri storici ha
risentito inevitabilmente anche la residenza: meno opportunità, meno abitanti e
con il calo dei residenti diminuisce la qualità.
Trovare soluzioni non è facile.
A Castiglioni il centro storico ancora
funziona (almeno in parte) perché ci sono i servizi: poste, uffici comunali, professionisti
e per fortuna e nonostante tutto, un buon numero di negozi.
Ma il futuro non appare roseo. Qualche
anima bella è convinta che il turismo possa diventare il toccasana di tutti i
mali.
Di quale turismo parliamo? Parliamo
forse di un turismo di massa in grado, con gli incassi di una stagione, di
creare reddito per tutto l’anno? No, il nostro non è quel tipo di turismo.
Sicuramente è importante incrementarlo
e sostenerlo ma da solo non basta.
Un centro storico come il nostro può vivere
solo se punta alla qualità e alla residenza. Per questo occorre muoversi con una strategia
che coinvolga tutti: residenti, commercianti, professionisti, istituzioni e associazioni.
Oggi l’Amministrazione propone piani
di recupero urbano, è una bella sfida ri-progettare porzioni di Centro Storico,
vedremo cosa si riuscirà a realizzare.
Ma c’è anche di più, con un recente
provvedimento sono stati messi a disposizione, da parte del Comune, finanziamenti
per le imprese che intendono insediarsi nel perimetro delle mura del paese.
Ottima idea ma che rischia di naufragare tra i marosi dell’incertezza.
Intanto si tratta di una sorta di
benevola elargizione più che di un sostegno alla crescita. Sia chiaro, qualche migliaio
di euro non fa schifo a nessuno, ma poi, alla fine, è quello che serve per
avviare una impresa e dargli continuità nel tempo?
Ha senso distribuire contributi a
pioggia, per cui chi fa la richiesta per primo becca i soldi?
Però, anche in questo caso, aspettiamo
di valutare i risultati, se saranno buoni saremo i primi ad essere felici.
Per parte nostra siamo convinti che i
provvedimenti per il centro storico debbano essere più corposi. Ma per arrivare
occorre partire. Partiamo allora da un censimento degli spazi commerciali
sfitti. Valutiamo, a partire dalla ubicazione, dalle caratteristiche quali attività
si potrebbero insediare. Su questa base potrà essere siglato un “patto per la
crescita e lo sviluppo del centro storico” con tutti i proprietari dei fondi inutilizzati
dove, a fronte di una robusta riduzione della tassazione locale, si prevedeva
l’affitto a prezzi calmierati.
L’altro passaggio è il sostegno alle
attività. Ci vuole un accordo con le banche locali per concedere mutui
agevolati e un sostegno del Comune in conto interessi per le startup. Un
contributo basato sulla qualità e sulla continuità dei progetti.
Oltre al commercio è necessario
puntare sull'artigianato, in particolare quello artistico: ceramica, ferro battuto, sartoria, accoglienza turistica a basso costo.
Per Porta Romana, la zona che oggi
pare più in sofferenza, bisogna ridare fiato alla sua vocazione scolastica,
insistiamo sul fatto che il vecchio ospedale di Sant'Agostino possa essere
utilizzato come scuola. Arte e cultura un bel binomio, allora perché non puntare a realizzare in san Michele a zone
limitrofe, una via degli artisti, dove
almeno nel periodo estivo si possano organizzare mostre, gallerie, piccoli
bistrot temporanei? Perché non discutere di queste idee invece di pensare, in modo
dirigistico e burocratico, che i problemi del centro storico si possano
risolvere con multe, semafori, divieti di transito e chiusure cervellotiche?
Nessun commento:
Posta un commento