venerdì 12 agosto 2016

CENTRO STORICO DA DIFENDERE: ALCUNE IDEE

I centri storici non possono diventare solo prodotti da mettere in vetrina,  i centri storici rappresentano la tradizione, l’anima di un paese e di una città.
La lenta decadenza delle zone più antiche riguarda, purtroppo, buona parte dei comuni della nostra provincia. Non c’è da illudersi, non esistono soluzioni miracolistiche, questo, però, non significa arrendersi.
Cominciamo a interrogarci sulle cause: i centri storici non sono più un polo di attrazione come avveniva un tempo, quando, dalle campagne e dal circondario, ci si riversava in paese per gli acquisti, per andare in farmacia o dal dottore, per recarsi in comune o alle poste.
Non ha senso essere nostalgici di quel passato. Il piccolo mondo antico fatto di osterie, di piazze animate dai mercati settimanali, di piccoli negozi dove trovavi di tutto, non c’è più e non ritornerà.
I centri commerciali hanno ucciso il commercio di vicinato, la gente vuole muoversi, vuole guardare oltre le mura di casa e oggi esistono milioni di finestre affacciate sul mondo: per comprare, per viaggiare, per ottenere servizi.
La soluzione era bloccare tutto questo? Impossibile, forse regole più stringenti avrebbero rallentato la malattia ma, alla lunga, il risultato non sarebbe cambiato.
Del lento declino dei centri storici ha risentito inevitabilmente anche la residenza: meno opportunità, meno abitanti e con il calo dei residenti diminuisce la qualità.
Trovare soluzioni non è facile.
A Castiglioni il centro storico ancora funziona (almeno in parte) perché ci sono i servizi: poste, uffici comunali, professionisti e per fortuna e nonostante tutto, un buon numero di negozi.
Ma il futuro non appare roseo. Qualche anima bella è convinta che il turismo possa diventare il toccasana di tutti i mali.
Di quale turismo parliamo? Parliamo forse di un turismo di massa in grado, con gli incassi di una stagione, di creare reddito per tutto l’anno? No, il nostro non è quel tipo di turismo.
Sicuramente è importante incrementarlo e sostenerlo ma da solo non basta.
Un centro storico come il nostro può vivere solo se punta alla qualità e alla residenza.  Per questo occorre muoversi con una strategia che coinvolga tutti: residenti, commercianti, professionisti, istituzioni e associazioni.

Oggi l’Amministrazione propone piani di recupero urbano, è una bella sfida ri-progettare porzioni di Centro Storico, vedremo cosa si riuscirà a realizzare.
Ma c’è anche di più, con un recente provvedimento sono stati messi a disposizione, da parte del Comune, finanziamenti per le imprese che intendono insediarsi nel perimetro delle mura del paese. Ottima idea ma che rischia di naufragare tra i marosi dell’incertezza.

Intanto si tratta di una sorta di benevola elargizione più che di un sostegno alla crescita. Sia chiaro, qualche migliaio di euro non fa schifo a nessuno, ma poi, alla fine, è quello che serve per avviare una impresa e dargli continuità nel tempo?
Ha senso distribuire contributi a pioggia, per cui chi fa la richiesta per primo becca i soldi?
Però, anche in questo caso, aspettiamo di valutare i risultati, se saranno buoni saremo i primi ad essere felici.
Per parte nostra siamo convinti che i provvedimenti per il centro storico debbano essere più corposi. Ma per arrivare occorre partire. Partiamo allora da un censimento degli spazi commerciali sfitti. Valutiamo, a partire dalla ubicazione, dalle caratteristiche quali attività si potrebbero insediare. Su questa base potrà essere siglato un “patto per la crescita e lo sviluppo del centro storico” con tutti i proprietari dei fondi inutilizzati dove, a fronte di una robusta riduzione della tassazione locale, si prevedeva l’affitto a prezzi calmierati.
L’altro passaggio è il sostegno alle attività. Ci vuole un accordo con le banche locali per concedere mutui agevolati e un sostegno del Comune in conto interessi per le startup. Un contributo basato sulla qualità e sulla continuità dei progetti.
Oltre al commercio è necessario puntare sull'artigianato, in particolare quello artistico: ceramica, ferro battuto, sartoria, accoglienza turistica a basso costo.   
Per Porta Romana, la zona che oggi pare più in sofferenza, bisogna ridare fiato alla sua vocazione scolastica, insistiamo sul fatto che il vecchio ospedale di Sant'Agostino possa essere utilizzato come scuola. Arte e cultura un bel binomio, allora perché non  puntare a realizzare in san Michele a zone limitrofe,  una via degli artisti, dove almeno nel periodo estivo si possano organizzare mostre, gallerie, piccoli bistrot temporanei? Perché non discutere di queste idee invece di pensare, in modo dirigistico e burocratico, che i problemi del centro storico si possano risolvere con multe, semafori, divieti di transito e chiusure cervellotiche?


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