Leggere Anima Nera di Stefano
Milighetti (0111 editore) è come
prendere, dalla prima all’ultima pagina, una scarica di pugni nello stomaco. E
di cazzotti, ve lo possiamo assicurare, ne arrivano tanti, uno dietro l’altro,
cadenzati come una campana a morto.
Interi capitoli danno letteralmente il
voltastomaco e per uno che scrive di assassini seriali, maniaci involuti in se
stessi, allucinati della mente, umori del corpo e dell’anima riuscire a dare il
voltastomaco è il massimo della libidine.
In questo l’autore è stato bravo. La
storia, infatti, fila come un colonscopio dentro le nostre angosce, facendo
emergere quella parte di noi che teniamo al guinzaglio.
Ovviamente non vi raccontiamo la
storia, sappiate solo che, se avete voglia di una scossa di adrenalina per i
vostri sensi assopiti, Anima Nera è il libro giusto. Per altro lo stile è di
quello che t’intriga come una tela di ragno, con salti temporali e di spazio
che costringono chi legge a rimescolare continuamente le carte ma alla fine il
risultato è squisito. Vi troverete davanti ad una pietanza ricca d’ingredienti:
speziati, dolci, amari, piccanti, una specialità che per i palati fini può essere
immangiabile, ma per quelli come noi, adusi ai sapori strani, è una vera
leccornia.
Insomma un libro che consigliamo
vivamente perché, al di là della nostra e vostra volontà, apre uno squarcio
nella testa e non solo dal punto di vista letterario. Leggendolo a qualcuno
potrebbe davvero venir voglia di spaccare qualche zucca (metaforicamente
s’intende). Non fatelo, non conviene. Come comprenderete dal finale del libro
affannarsi non serve, alla fine il risultato può esser peggiore delle premesse.
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