martedì 2 agosto 2016

ANIMA NERA, ANIMA VERA?

Leggere Anima Nera di Stefano Milighetti (0111 editore)  è come prendere, dalla prima all’ultima pagina, una scarica di pugni nello stomaco. E di cazzotti, ve lo possiamo assicurare, ne arrivano tanti, uno dietro l’altro, cadenzati come una campana a morto.
Interi capitoli danno letteralmente il voltastomaco e per uno che scrive di assassini seriali, maniaci involuti in se stessi, allucinati della mente, umori del corpo e dell’anima riuscire a dare il voltastomaco è il massimo della libidine.

In questo l’autore è stato bravo. La storia, infatti, fila come un colonscopio dentro le nostre angosce, facendo emergere quella parte di noi che teniamo al guinzaglio.

Ovviamente non vi raccontiamo la storia, sappiate solo che, se avete voglia di una scossa di adrenalina per i vostri sensi assopiti, Anima Nera è il libro giusto. Per altro lo stile è di quello che t’intriga come una tela di ragno, con salti temporali e di spazio che costringono chi legge a rimescolare continuamente le carte ma alla fine il risultato è squisito. Vi troverete davanti ad una pietanza ricca d’ingredienti: speziati, dolci, amari, piccanti, una specialità che per i palati fini può essere immangiabile, ma per quelli come noi, adusi ai sapori strani, è una vera leccornia.

Insomma un libro che consigliamo vivamente perché, al di là della nostra e vostra volontà, apre uno squarcio nella testa e non solo dal punto di vista letterario. Leggendolo a qualcuno potrebbe davvero venir voglia di spaccare qualche zucca (metaforicamente s’intende). Non fatelo, non conviene. Come comprenderete dal finale del libro affannarsi non serve, alla fine il risultato può esser peggiore delle premesse. 

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