La domanda che alcuni iniziano a fasi è
in cosa si distingua un governo con una “impronta progressista” da un governo
tecnico/conservatore.
Teoricamente un governo progressista
dovrebbe impostare le politiche economiche, e di conseguenza quelle sociali,
spostando la lancetta verso una maggiore equità, un’attenzione ai bisogni dei più
deboli, operando per l’eguaglianza delle opportunità. Obiettivi difficili in un’Europa
dove dominano le tecnocrazie e l’economia globale risponde a interessi in grado
di condizionare le politiche dei singoli stati.
Le ricette del FMI non contemplano un
progetto di eguaglianza ma esasperano i concetti di competitività e declassano
la spesa pubblica a problema, declinando ogni azione al rispetto degli equilibri
di bilancio. Su questo versante le politiche nazionali possono ben poco, come
dimostra il caso della Grecia dove Tsipras è stato costretto a tornare sulle
sue posizioni (colpevolmente abbandonato anche da quelli che si dicono
progressisti).
Che fare? Alcune cose almeno in chiave
interna potrebbero essere fatte. Piccoli e grandi segnali destinati a ridare un
minimo di speranza.
Ci sono situazioni in Italia che
gridano vendetta al cielo. Facciamo solo un esempio: la stagione agrumicola
nella Piana di Gioia Tauro.
Da quelle parti nonostante che da
diversi anni si denuncino situazioni limite è cambiato ben poco. Recenti servizi
TV hanno mostrato una situazione spaventosa: migliaia di lavoratori, in gran
parte stranieri lavorano nei campi in condizioni di semi-schiavitù. L’86% di
loro non ha un contratto e i pochi che hanno dichiarato di averlo (12%) non
sanno se riceveranno una busta paga a fine mese né se gli verranno riconosciute
le effettive giornate di lavoro svolte. La maggior parte dei lavoratori è retribuita
a giornata o a cassetta (1 euro per le cassette di mandarini e 0,5 per le
arance) ed è reclutata attraverso la “piazza”, cioè l’attesa dei datori di
lavoro o dei caporali nelle piazze e nei principali snodi stradali della Piana.
Questi uomini vivono in baracche, strutture
abbandonate, tendopoli, casolari abbandonati privi di elettricità, di servizi
igienici e acqua. Una vergogna per un paese che si proclama civile.
Un governo che ha come azionista di
maggioranza il PD non può continuare a sopportare una situazione simile. Non basta
mandare ogni tanto una telecamera a registrare l’inferno. No, non basta, ci
vogliono interventi e un segnale forte.
Per esempio una vista ufficiale del
capo del governo in mezzo a questa gente. Mostrando con i fatti e non solo a
prole che in un paese come l’Italia nel 2016 non è più accettabile che vi siano
situazioni che rimandano alla schiavitù dei secoli passati. Un gesto vigoroso
che riaffermi, al di là delle chiacchiere, che la sinistra sta dalla parte dei
più deboli.
Nessun commento:
Posta un commento