giovedì 5 maggio 2016

VOGLIONO IL SUD TIROLO? OTTIMA OCCASIONE PER PARLARE DELLE REGIONI AUTONOME

Il leader della destra (estrema) austriaca Heinz-Christian Strache, grande vincitore, assieme al candidato Hofburg Norbert Hofer, del primo turno delle elezioni presidenziali, ha recentemente dichiarato che punta alla riunificazione del Tirolo. Rimettendo così in discussione i confini tracciati all’indomani della prima guerra mondiale.
Ovviamente non pensa a un’annessione “manu militari” ma a un ben più democratico referendum. Niente di nuovo, da parecchio tempo cova sotto la cenere un sentimento di questo tipo in alcuni ambienti politici austriaci.

E a guardare quello che è successo in Europa negli ultimi trent’anni non c’è nemmeno da dargli torto. Culturalmente, linguisticamente ed etnicamente il Sud Tirolo è più Austria che Italia, non guarda verso Roma (tranne che per i trasferimenti statali, perché i soldi non puzzano) ma verso Nord.

Non sappiamo se verrà mai svolto questo referendum, però la richiesta del nuovo condottiero austriaco ha il pregio di sollevare un problema che in questo paese nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare. E cioè l’ormai anacronistica sopravvivenza delle regioni a statuto speciale (Valdaosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna).
Tra i tanti economisti ed esperti di finanza pubblica che blaterano sui costi dello Stato nemmeno uno ha fatto i conti di quanto queste “enclave” costino alle casse pubbliche. Tanto, tantissimo. Andate a vedere il bilancio della provincia autonoma di Bolzano o quello della Regione Sicilia e poi ne riparliamo.
Ecco una bella riforma da fare, altro che l’abolizione delle provincie o l’accorpamento di un paio di comuni.
All’indomani della seconda guerra mondiale c’erano delle ragioni per dar vita alle regioni autonome ma oggi che senso hanno? Solo perpetuare rendite di posizione e parecchi privilegi. Allora diciamolo chiaramente se il signor Strache si vuol riprendere il sud Tirolo se lo prenda. Quantomeno inizieremo a risparmiare quei soldi che oggi se ne vanno verso i confini alpini. Detto tra noi non siamo mica tanto sicuri che i tirolesi del sud abbiano tutta questa gran voglia di ritornare in Austria: gli affari sono affari ed è meglio essere “testa di formica che coda di leone”.




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