giovedì 26 maggio 2016

RESISTENZA, COSTITUZIONE E RIFORMA ELETTORALE. QUALCOSA SU CUI SPARLARE

Il 26 maggio del 1944 fu fucilato a Talla Licio Nencetti, uno dei comandanti partigiani più noti della provincia di Arezzo.  Al momento della morte aveva appena 18 anni, era nato a Lucignano  il 31 marzo del 1926.
A un’età in cui si pensa a ben altre cose, questo giovane della Valdichiana aveva organizzato una formazione agguerrita che operava dal Casentino fino alle estreme propaggini della nostra vallata. A dimostrazione che non è l’età che fa la differenza ma la passione, la disponibilità al sacrificio, la fedeltà a un ideale.
Il ricordo di Licio ci serve per introdurre un argomento che nei giorni passati è stato oggetto di molte polemiche.

Tutto è nato dalla presa di posizione dell’ANPI sul referendum costituzionale.
L’Associazione dei Partigiani si è espressa a maggioranza per il NO. Dal loro punto di vista è una posizione legittima e, per certi aspetti, comprensibile.

Qualcuno dimentica che all'articolo 2 dello statuto dell’Associazione, esattamente al punto I) sta scritto che tra i compiti dell’ANPI vi è quello di “concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”.
Se la maggioranza dell’ANPI ritiene che le riforme possano mettere in discussione la costituzione la posizione espressa è non solo motiva ma perfino doverosa.
La storia però finisce qui.
Per questo non ci convincono le strumentalizzazioni che sono state fatte del messaggio dell’ANPI, i fautori del NO al referendum hanno ben altre ragioni che non appellarsi alla guerra partigiana per sostenere le proprie posizioni. Allo stesso modo non ci è piaciuta la semplificazione di chi che divide i “veri” partigiani da tutti gli altri.
Secondo questa strana teoria partigiani autentici sarebbero per il SI alla riforma costituzionale e gli altri sarebbero per il no.
Ma che razza di discorsi sono? 
E poi chi sarebbero i “veri” partigiani?
Purtroppo di persone che hanno fatto la resistenza in giro ormai ce ne sono poche. Per tornare a Licio Nencetti se ancora fosse vivo avrebbe 90 anni! Dunque la polemica tra autentici resistenti e non autentici è priva di senso.
Noi non siamo tra quelli che sostengono che le riforme costituzionali mettono in pericolo la vita democratica di questo paese. Il rischio semmai è un altro ed è il combinato disposto tra riforme costituzionali e legge elettorale.
In questo caso siamo un po’ preoccupati, amalgamando assieme queste due cose viene a galla un bel problema.
Trasferito su di un altro piano il combinato disposto somiglia alla bomba che devastò Oklahoma City.
Non tutti se lo ricordano ma quell'ordigno fu confezionato miscelando tra loro sostanze apparentemente innocue: fertilizzanti e propellenti per moto da corsa.  
Il pericolo qui è lo stesso, quando si consente a un partito con il 40% dei voti di ottenere un’ampia maggioranza i danni sono maggiori dei benefici. 
La storia non sarà maestra di vita ma qualcosa insegna. In un paese come il nostro dove le pulsioni populiste trovano sempre terreno fertile c’è poco da stare allegri. 
Specialmente in una fase in cui fenomeni come l’ondata migratoria, la perdurante crisi economica, la scarsa tenuta del welfare rischiano di innescare fenomeni sociali incontrollabili.
Un certo Adolf Hitler andò al potere non con la forza delle armi ma con il voto popolare guarda caso nel bel mezzo di una crisi.
Alle elezioni del 1933 il Partito nazista prese il 43% e solo grazie alla sottovalutazione di una parte della destra tradizionale e del centro ebbe modo di costruire il suo stato totalitario.

I tempi sono cambiati, però poiché di demagoghi ce ne sono in giro parecchi, il pericolo non è da sottovalutare. In questo caso per davvero i valori costituzionali entrerebbero in crisi.

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