Il
26 maggio del 1944 fu fucilato a Talla Licio Nencetti, uno dei comandanti
partigiani più noti della provincia di Arezzo.
Al momento della morte aveva appena 18 anni, era nato a Lucignano il 31 marzo del 1926.
A
un’età in cui si pensa a ben altre cose, questo giovane della Valdichiana aveva
organizzato una formazione agguerrita che operava dal Casentino fino alle
estreme propaggini della nostra vallata. A dimostrazione che non è l’età che fa
la differenza ma la passione, la disponibilità al sacrificio, la fedeltà a un
ideale.
Il
ricordo di Licio ci serve per introdurre un argomento che nei giorni passati è
stato oggetto di molte polemiche.
Tutto
è nato dalla presa di posizione dell’ANPI sul referendum costituzionale.
L’Associazione
dei Partigiani si è espressa a maggioranza per il NO. Dal loro punto di vista è
una posizione legittima e, per certi aspetti, comprensibile.
Qualcuno
dimentica che all'articolo 2 dello statuto dell’Associazione, esattamente al
punto I) sta scritto che tra i compiti dell’ANPI vi è quello di “concorrere
alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto
della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato
gli articoli”.
Se
la maggioranza dell’ANPI ritiene che le riforme possano mettere in discussione
la costituzione la posizione espressa è non solo motiva ma perfino doverosa.
La
storia però finisce qui.
Per
questo non ci convincono le strumentalizzazioni che sono state fatte del
messaggio dell’ANPI, i fautori del NO al referendum hanno ben altre ragioni che
non appellarsi alla guerra partigiana per sostenere le proprie posizioni. Allo
stesso modo non ci è piaciuta la semplificazione di chi che divide i “veri”
partigiani da tutti gli altri.
Secondo
questa strana teoria partigiani autentici sarebbero per il SI alla riforma
costituzionale e gli altri sarebbero per il no.
Ma
che razza di discorsi sono?
E
poi chi sarebbero i “veri” partigiani?
Purtroppo
di persone che hanno fatto la resistenza in giro ormai ce ne sono poche. Per
tornare a Licio Nencetti se ancora fosse vivo avrebbe 90 anni! Dunque la
polemica tra autentici resistenti e non autentici è priva di senso.
Noi
non siamo tra quelli che sostengono che le riforme costituzionali mettono in pericolo
la vita democratica di questo paese. Il rischio semmai è un altro ed è il
combinato disposto tra riforme costituzionali e legge elettorale.
In
questo caso siamo un po’ preoccupati, amalgamando assieme queste due cose viene
a galla un bel problema.
Trasferito
su di un altro piano il combinato disposto somiglia alla bomba che devastò
Oklahoma City.
Non
tutti se lo ricordano ma quell'ordigno fu confezionato miscelando tra loro
sostanze apparentemente innocue: fertilizzanti e propellenti per moto da corsa.
Il
pericolo qui è lo stesso, quando si consente a un partito con il 40% dei voti
di ottenere un’ampia maggioranza i danni sono maggiori dei benefici.
La storia
non sarà maestra di vita ma qualcosa insegna. In un paese come il nostro dove
le pulsioni populiste trovano sempre terreno fertile c’è poco da stare allegri.
Specialmente in una fase in cui fenomeni come l’ondata migratoria, la
perdurante crisi economica, la scarsa tenuta del welfare rischiano di innescare
fenomeni sociali incontrollabili.
Un
certo Adolf Hitler andò al potere non con la forza delle armi ma con il voto
popolare guarda caso nel bel mezzo di una crisi.
Alle
elezioni del 1933 il Partito nazista prese il 43% e solo grazie alla sottovalutazione
di una parte della destra tradizionale e del centro ebbe modo di costruire il
suo stato totalitario.
I
tempi sono cambiati, però poiché di demagoghi ce ne sono in giro parecchi, il
pericolo non è da sottovalutare. In questo caso per davvero i valori
costituzionali entrerebbero in crisi.
Nessun commento:
Posta un commento