giovedì 26 maggio 2016

IL TUBO ROTTO, LA POLITICA E UNA PESSIMA FIGURA

Quello che è successo a #Firenze viene definito dai tecnici “evento meccanico accidentale”, in altre parole si è rotta una grossa tubatura e  le infiltrazioni hanno provocato un cedimento lungo 200 metri e largo 7. Se lo stesso evento fosse accaduto nella zona del Galluzzo, la notizia sarebbe rimasta confinata nelle pagine di cronaca. Fatalità ha voluto che questo “incidente” accadesse sul lungarno Torrigiani, in pieno centro, in uno dei luoghi più esposti all'attenzione dei mass media mondiali. Ed ecco che la “rottura del tubo” diventa un caso nazionale. Con riflessi perfino sul governo.

La manutenzione di quel tubo malandrino spettava, infatti, a #Publiacqua, la partecipata del comune di Firenze che si occupa di servizio idrico integrato e del consiglio di Amministrazione di Publiacqua faceva parte la ministra #Boschi, ergo nella testa di qualche genio, se il tubo s’è rotto la colpa è delle Boschi e del sistema di potere renziano.

Non spetta noi a difendere la ministra, quello lo sa fare bene da sola, quello che ci preme sottolineare è il malvezzo, tutto italiano, di cercare sempre e comunque responsabilità politiche per fatti che di politico non hanno nemmeno la parvenza.
I politici e la politica sono diventati la “sentina” su cui scaricare tutta la merda e il risentimento possibili, non che “lor signori” facciano qualcosa per evitarlo, però a tutto c’è un limite. Distruggere senza costruire apre la strada alle peggiori avventure. Poi ci si meraviglia se in America rischia di vincere un tipo come Trump e in Austria, un parente piuttosto stretto di un altro austriaco nato dalle parti di Linz, sfiora la presidenza della Repubblica?
Con quest’andazzo non ci potremo stupire se, con la nuova legge elettorale, rischiamo di ritrovarci a #Palazzo Chigi personaggi che nemmeno nel “paese dei macachi” assumerebbero incarichi pubblici.
Le cose vanno riportare alla realtà, se un tubo si danneggia, non è colpa del Sindaco o del Presidente di Publiacqua o dell’Amministratore delegato i quali, come è noto, non vanno in giro con un geofono per cercare le perdite d’acqua. Siamo seri. Quello che è accaduto è grave ma incidenti più o meno simili avvengono in tutte le metropoli del mondo, la sfiga, se così la vogliamo chiamare, è che questo “accidente” sia avvenuto nella parte storica di una delle città più famose al mondo. E proprio perché Firenze possiede queste peculiarità meriterebbe più attenzione. Ecco dove sono le responsabilità politiche.
Se è vero che Publiacqua ha avuto un utile di 29 milioni di euro (mica noccioline) allora la parte pubblica, che detiene il 60% della società, avrebbe dovuto pretendere che la gran parte di quei denari fosse investita sui controlli e sulle manutenzioni. Ormai lo sanno anche i cani che il tema delle manutenzioni è centrale per tutte le città e i paesi italiani. Guardatevi in giro: le strade sono ridotte a colabrodi, le erbacce infestano tutto, i giardini sembrano una giungla e la segnaletica quasi non esiste più.
Su questo forse bisognerebbe riflettere, anche a Roma (ed ecco che ritorna la politica): prima di pensare alle grandi opere, che in molti casi servono a poco e i cui costi sono sbilanciati rispetto ai benefici, occorrerebbe mettere in campo un piano nazionale delle manutenzioni. Sarebbe un toccasana per tutti: piccole imprese, artigiani, enti locali, cittadini ma di questo si parla poco e male. Perché se corrisponde a verità che per sistemare le cose a Firenze sul servizio idrico ci vorrebbero investimenti di 100 euro per abitante per vent'anni allora il problema non può essere buttato in collo ai sindaci o alla partecipate.
Qui ci vuole un piano Marshall delle manutenzioni. Detto così fa sorridere ma se si pensa a quello che è accaduto Firenze, con una sorta di sputtanamento planetario, e che questo rischia di moltiplicarsi per mille,  fa ridere un po’ meno.  





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