“Quanta gente attaccata a cani e gatti e poi lascia sola e affamata la
vicina. No, per favore no!”. Questa
frase di #Papa Francesco ha suscitato diverse polemiche da parte degli #animalisti,
dispute ingiustificate, se si guarda alla sostanza di quelle parole.
Il Papa ha detto una cosa che,
nella sua semplicità disvela una verità e mette in mostra una contraddizione dei
nostri tempi. E cioè che viviamo in un mondo dove si è molto più attenti ai #diritti
di un animale (sacrosanti e che andrebbero difesi con leggi severe) che non al
diritto alla vita di chi crepa a un angolo di strada, in mezzo alla indifferenza
dei passanti.
Ma al di là di quest’aspetto,
invero piuttosto banale, c’è un altro prospettiva, che i detrattori della frase
del Papa, non hanno preso in considerazione.
Quella che
il grande teologo e biblista Paolo De Benedetti, pensatore della «teologia
degli animali», ha riassunto in questa frase: “Si tratta di vedere, nel
rapporto tra uomini e animali, una scelta che risale a Dio. Non si può
annullare uno dei due (…) occorre avere la consapevolezza che sia la vita dell’uomo
sia la vita dell’animale sia la vita dell’albero sono tutte forme che
dimostrano come Dio, nei rapporti con il creato, abbia come strumento
fondamentale — direi addirittura come scettro di governo — la responsabilità
dell’uomo verso il creato”.
Dunque
il concetto che sta al fondo è quello della “responsabilità” per cui è da “irresponsabili”
(nei confronti del creato) nutrire il proprio cane e gatto fino a farlo
scoppiare e poi restare insensibili alla sofferenza di un uomo, di una donna o
di un bambino. Lo stesso, ribaltando il concetto, si potrebbe dire di coloro
che alimentano come piccoli porcelli i propri figli e poi abbandonano il cane
in autostrada. In entrambi i casi si apre una contraddizione.
Quindi
al di là degli stereotipi del tipo “sono meglio le bestie degli uomini”, e in
taluni casi potremmo perfino concordare, se non altro gli animali sono capaci
di un amore disinteressato, cosa difficile tra gli umani, il problema di fondo
rimane un altro.
Se andiamo
a scavare ci accorgiamo che, se si vuole essere conseguenti rispetto al
concetto di “responsabilità”, vanno smascherati tutti i paradossi, le menzogne,
le falsità di coloro che al riparo della #chiesa (di qualunque chiesa, non necessariamente
quella cattolica) fanno gli affari propri. Qualche esempio? Non c’è da andare troppo
lontano: ci sono quelli che leggono il vangelo la domenica e poi dal lunedì
sfruttano i lavoratori al nero, ci sono quelli che tuonano contro le unioni civili
e la notte vanno a trans, ci sono quelli che organizzano cene di beneficenza
per i poveri e gli immigrati e il giorno dopo sfilano con le teste rasate nei
cortei contro neri e musulmani.
Se
le #ipocrisie vanno smascherate allora smascheriamole tutte. Altrimenti sempre
più persone saranno portare a pensare che sia meglio un cane di un uomo. Quello
al massimo ti ringhia, l’altro davanti ti sorride e poi ti pugnala alle spalle.
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