Abbiamo
letto con grande attenzione un articolo dove l’Amministrazione Comunale di
Castiglion Fiorentino annunciava la pubblicazione sul BURT del “piano attuativo
di iniziativa pubblica finalizzato al recupero della zona di Porta Romana”. Si
tratta di un progetto che riguarda la riqualificazione del vicolo dei Galli, l’accesso
pedonale da via Trento, la riqualificazione di piazza del Collegio, del
Loggiato il passaggio pedonale dall'ex porta San Giuliano, la manutenzione di
piazza della Collegiata e del Belvedere Rossano Naldi.
Insomma un’operazione
che, come affermano i rappresentanti della Amministrazione, "prevede un
intervento condiviso tra pubblico e privato con l’obbiettivo di incentivare e
consolidare la permanenza della popolazione residente oltre all'apertura di
nuove attività commerciali, artigianali, culturali e turistiche a tal fine
l'Amministrazione Comunale presenterà un regolamento per stabilire le modalità
di erogazione di contributi al fine di favorire il nuovo inserimento di
attività artigianali, commerciali e socio-culturali. Il progetto non peserà
sulle casse comunali. La realizzazione è stata possibile, infatti, grazie a un
contributo regionale”.
Ovviamente
ci si è dimenticati di dire che il contributo regionale al progetto è frutto di
una richiesta datata 2010, a dimostrazione che Castiglioni non riparte proprio dall'anno zero, ma questo ha poca importanza, ciò che conta è che si facciano
le cose.
La
questione di Porta Romana è aperta da tantissimi anni, perlomeno da quando
quella porzione del paese iniziò a perdere il suo peso specifico nell'economia del centro storico perché i flussi di persone, di traffico, le aree di
parcheggio si spostarono decisamente vero Porta Fiorentina. Fino agli anni sessanta, infatti, quest’area era
fiorente, si contavano bar, una farmacia, negozi, osterie, poi il lento declino. Esempi
simili si ritrovano un po’ in tutti i centri storici della nostra provincia e
le soluzioni non sono per niente semplici. Negli anni passati il problema
principale di Porta Romana è stato la scarsa accessibilità al traffico
veicolare. Oggi questa difficoltà può, paradossalmente, diventare un punto di
forza per ripensare a uno sviluppo più equilibrato.
La
zona infatti per certi aspetti si presenta ancora integra, appetibile per la
residenza e in grado di accogliere attività specialistiche.
Ci
convince dunque l’idea di potenziare gli accessi esterni, da Via Trento alla
zona dell’antica Porta di San Giuliano ma per far questo occorre
contestualmente individuare delle aree di sosta fuori dalle mura, altrimenti il
progetto perde di significato. In
questo senso la direzione obbligatoria
di Via Trento può essere di aiuto.
Il
secondo aspetto riguarda la riqualificazione. Va benissimo pensare al Loggiato,
al Vicolo dei Galli, a Piazza della Collegiata ma Piazza S. Agostino e la sua
chiesa dentro questo quadro che fine faranno? Non possiamo pensare a una
situazione di abbandono che durerà per anni. Su questo punto occorre una
sterzata. Per esempio non è più pensabile, in un’ottica di riqualificazione, consentire
la sosta nelle piazze monumentali e nei vicoli medioevali.
Lo
stesso tema su cosa fare riguarda il tipo di attività che si intende
incentivare. Qualcuno parla di “quartiere
intellettuale”, non è una brutta idea.
Esempi
da prendere in considerazione in giro per l’Italia ce ne sono. La prima cosa è
un censimento dei fondi sfitti e capire come potrebbero essere messi a disposizione,
a costi calmierati, di artisti, imprese innovative, negozi specializzati.
Occorre poi comprendere quali finalità s’intende dare a spazi importanti come l’ex
ospedale (messo in vendita dalla ASL) e
la chiesa del Santa Chiara. Su questo punto niente vieta che si possano
coinvolgere istituzioni scolastiche e Università a partire dall'esperienza del
Santa Chiara Study Center.
In
ultimo la residenza. Ancora non si hanno notizie dell’imponente lavoro di riqualificazione
di un grande palazzo di Via San Giuliano ad opera dell’Istituto delle case
popolari. Che fine ha fatto quell'investimento?
Per
attirare nuova residenza, specialmente giovani, occorre la vivacità di un
quartiere: il loggiato in questo senso potrebbe diventare un punto di
riferimento. Superando la logica di chi si lamenta del degrado, ma poi si
arrabbia se qualcuno mette in piedi delle attività: la botte piena e la moglie
ubriaca non sono compatibili.
C’è
poi il tema della valorizzazione dei percorsi storici e artistici; dal museo
della Pieve vecchia fino alla Porta Etrusca. Insomma d’idee ce ne sono tante, sarebbe
interessante avere chiarezza su come s’intende strutturare il rapporto e la
sinergia tra pubblico e privato. E’ del tutto evidente che da solo l’Ente
pubblico non può farsi carico di un progetto di riqualificazione. Per questo
occorrono incentivi forti, che vanno dalla detassazione, all'attivazione di fondi
di garanzia, all'accelerazione dell’iter burocratico. La strada intrapresa ci
sembra giusta, se son rose, fioriranno.
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