giovedì 14 aprile 2016

UN PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE PER PORTA ROMANA

Abbiamo letto con grande attenzione un articolo dove l’Amministrazione Comunale di Castiglion Fiorentino annunciava la pubblicazione sul BURT del “piano attuativo di iniziativa pubblica finalizzato al recupero della zona di Porta Romana”. Si tratta di un progetto che riguarda la riqualificazione del vicolo dei Galli, l’accesso pedonale da via Trento, la riqualificazione di piazza del Collegio, del Loggiato il passaggio pedonale dall'ex porta San Giuliano, la manutenzione di piazza della Collegiata e del Belvedere Rossano Naldi.
 
Insomma un’operazione che, come affermano i rappresentanti della Amministrazione, "prevede un intervento condiviso tra pubblico e privato con l’obbiettivo di incentivare e consolidare la permanenza della popolazione residente oltre all'apertura di nuove attività commerciali, artigianali, culturali e turistiche a tal fine l'Amministrazione Comunale presenterà un regolamento per stabilire le modalità di erogazione di contributi al fine di favorire il nuovo inserimento di attività artigianali, commerciali e socio-culturali. Il progetto non peserà sulle casse comunali. La realizzazione è stata possibile, infatti, grazie a un contributo regionale”.
Ovviamente ci si è dimenticati di dire che il contributo regionale al progetto è frutto di una richiesta datata 2010, a dimostrazione che Castiglioni non riparte proprio dall'anno zero, ma questo ha poca importanza, ciò che conta è che si facciano le cose. 
La questione di Porta Romana è aperta da tantissimi anni, perlomeno da quando quella porzione del paese iniziò a perdere il suo peso specifico nell'economia del centro storico perché i flussi di persone, di traffico, le aree di parcheggio si spostarono decisamente vero Porta Fiorentina.  Fino agli anni sessanta, infatti, quest’area era fiorente, si contavano bar, una farmacia,  negozi, osterie, poi il lento declino. Esempi simili si ritrovano un po’ in tutti i centri storici della nostra provincia e le soluzioni non sono per niente semplici. Negli anni passati il problema principale di Porta Romana è stato la scarsa accessibilità al traffico veicolare. Oggi questa difficoltà può, paradossalmente, diventare un punto di forza per ripensare a uno sviluppo più equilibrato.  
La zona infatti per certi aspetti si presenta ancora integra, appetibile per la residenza e in grado di accogliere attività specialistiche.  
Ci convince dunque l’idea di potenziare gli accessi esterni, da Via Trento alla zona dell’antica Porta di San Giuliano ma per far questo occorre contestualmente individuare delle aree di sosta fuori dalle mura, altrimenti il progetto perde di significato.  In questo  senso la direzione obbligatoria di Via Trento può essere di aiuto.
Il secondo aspetto riguarda la riqualificazione. Va benissimo pensare al Loggiato, al Vicolo dei Galli, a Piazza della Collegiata ma Piazza S. Agostino e la sua chiesa dentro questo quadro che fine faranno? Non possiamo pensare a una situazione di abbandono che durerà per anni. Su questo punto occorre una sterzata. Per esempio non è più pensabile, in un’ottica di riqualificazione, consentire la sosta nelle piazze monumentali e nei vicoli medioevali.  
Lo stesso tema su cosa fare riguarda il tipo di attività che si intende incentivare.  Qualcuno parla di “quartiere intellettuale”, non è una brutta idea.
Esempi da prendere in considerazione in giro per l’Italia ce ne sono. La prima cosa è un censimento dei fondi sfitti e capire come potrebbero essere messi a disposizione, a costi calmierati, di artisti, imprese innovative, negozi specializzati. Occorre poi comprendere quali finalità s’intende dare a spazi importanti come l’ex ospedale (messo in vendita dalla ASL)  e la chiesa del Santa Chiara. Su questo punto niente vieta che si possano coinvolgere istituzioni scolastiche e Università a partire dall'esperienza del Santa Chiara Study Center.
In ultimo la residenza. Ancora non si hanno notizie dell’imponente lavoro di riqualificazione di un grande palazzo di Via San Giuliano ad opera dell’Istituto delle case popolari. Che fine ha fatto quell'investimento?
Per attirare nuova residenza, specialmente giovani, occorre la vivacità di un quartiere: il loggiato in questo senso potrebbe diventare un punto di riferimento. Superando la logica di chi si lamenta del degrado, ma poi si arrabbia se qualcuno mette in piedi delle attività: la botte piena e la moglie ubriaca non sono compatibili.
C’è poi il tema della valorizzazione dei percorsi storici e artistici; dal museo della Pieve vecchia fino alla Porta Etrusca. Insomma d’idee ce ne sono tante, sarebbe interessante avere chiarezza su come s’intende strutturare il rapporto e la sinergia tra pubblico e privato. E’ del tutto evidente che da solo l’Ente pubblico non può farsi carico di un progetto di riqualificazione. Per questo occorrono incentivi forti, che vanno dalla detassazione, all'attivazione di fondi di garanzia, all'accelerazione dell’iter burocratico. La strada intrapresa ci sembra giusta, se son rose, fioriranno.




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