giovedì 14 aprile 2016

NOTE A MARGINE DI UNA VIGNETTA DI VAURO

Siamo veramente un paese di farisei e sepolcri imbiancati: organizziamo manifestazioni e sit-in per difendere la satira (spesso pesante e ingenerosa) di Charlie Hebdoe e poi lanciamo strali contro Vauro colpevole di aver disegnato una vignetta dove si vede un burattino con le sembianze di Beppe Grillo "esanime", con i fili lasciati a terra.
Un chiaro riferimento al fatto che, morto il burattinaio (Casaleggio), non ci sarà futuro nemmeno per il burattino (Grillo).
 L’autore è stato definito indegno, idiota, insensibile, vergognoso e altri epiteti che non riportiamo. Tutto questo in nome del fatto che, difronte alla morte, occorre tacere, perché la morte è la grande livella che mette ogni essere umano sullo stesso piano, buoni e cattivi, persone di cuore ed egoisti. Tutti diventano retti e onesti rinchiusi dentro una bara.

La cosa singolare è che moltissimi di quelli che oggi apostrofano Vauro sono gli stessi che fanno un uso smodato di quella violenza verbale che ha trasformato il dibattito pubblico in un trivio di menzogne e invettive. Ipocriti fino all'ultimo, per cui si possono oltraggiare impunemente uomini e donne in carne e ossa ma non si può toccare la memoria del defunto.
Se noi fossimo stati nei panni di coloro che oggi sparano sul povero Vauro ci saremmo arrabbiati per un altro motivo. La vignetta di Vauro corrisponde alla realtà?
Noi pensiamo di no. Non crediamo che i 5 stelle finiranno con la morte di Casaleggio, per un motivo molto semplice:  le cause che hanno portato alla nascita del movimento non solo rimangono tutte ma per certi versi si accentuano.
L’Italia è da sempre terreno di coltura di correnti demagogiche però mai queste tendenze hanno messo radici profonde, sono scomparse nell'arco di poco tempo, salvo poi riaffiorare, come un fiume carsico, sotto altre forme e altre vesti. Il populismo in questo senso non ha colore, può essere di destra e di sinistra, può attecchire nel terreno dell’antipolitica o in quello della politica più radicale.
Fino a quando a queste ondate si contrapponeva una classe politica credibile, partiti organizzati, un’etica pubblica condivisa  l’argine era garantito, oggi non è più così. Non solo è cambiata la cornice: i partiti sembrano ormai una pasta frolla, è cambiato anche il quadro, la contiguità tra affari e politica è diventata un male endemico, il mondo si è ristretto ma le diversità si sono accentuate, la classe dirigente è diventata casta con privilegi insopportabili, per di più aggravati dall'arroganza dei neofiti ignoranti, le promesse di cambiamento si riverberano in un futuro indefinito. Intanto la distanza tra poveri e ricchi aumenta e lo stato sociale avvizzisce.
Insomma la minestra è talmente immangiabile da provocare una valanga che prende nomi diversi ma è unità su di un punto: essere contro il sistema. Pentastellati, Fronte Nazionale, Podemos, Alternative fuer Deutschland non sono uguali tra loro, ma tutti prendono l’abbrivio dalla crisi della politica tradizionale e dalla caduta di valori consolidati.

E’ per questo che i cinque stelle non finiranno con Casaleggio. Anche perché alla fine qualche mossa l’hanno azzeccata: per esempio nessuno dice niente sul fatto che abbiano rinunciato a una parte dell’indennità parlamentare. Una cosa sacrosanta che, pur portando vantaggi marginali alle casse dello stato, è però un segnale importante per tante famiglie che non arrivano alla fine del mese. Populismo spicciolo? Può essere, però non si capisce perchè un parlamentare in Italia debba guadagnare tre o quattro volte quello che prende un suo omologo in Spagna o in Francia. La battaglia contro i privilegi è necessaria per restituire credibilità alla classe politica. Ma ai gesti plateali si somma per i cinque stelle una strategia raffinata. Da molti è stato criticato il fatto che i grillini non si siano voluti assumere responsabilità di governo quando era il momento.  Invece nel medio periodo questa mossa appare indovinata. Se oggi fossero stati al governo la loro carica si sarebbe esaurita nel mare magnum dei compromessi. Invece adesso si possono presentare come “puri e duri” e, con quel capolavoro di nuova legge elettorale, aspirare legittimamente al governo. Anche perché il nostro paese è davvero originale, mentre in Francia, di fronte al “pericolo” del Fronte Nazionale di Marie le Pen, socialisti e gollisti votano uniti, in Italia, in un eventuale ballottaggio tra PD e Movimento 5 stelle la destra o non andrebbe a votare o voterebbe per i grillini. Lo stesso, ne siamo convinti, accadrebbe in caso di spareggio tra desta e pentastellati. 
I 5 stelle hanno un futuro indipendentemente da Casaleggio, la loro forza è la debolezza altrui. 

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