Considerazioni interessanti, alla luce delle quali, nei prossimi giorni potremo fare un esame (politicamente scorretto) di tutta la vicenda.
Il Consiglio di Stato ha stabilito che
gli Enti locali avevano seguito una procedura corretta nel dire di no al
progetto della PowerCrop e quindi la centrale a biomasse non si farà. In
questo senso è stato riaffermato un principio sacrosanto: se le
Amministrazioni, democraticamente elette, decidono che un impianto non è utile
o peggio è dannoso per il territorio, è giusto che non si faccia.
Peraltro anche noi siamo convinti che
la centrale da sola non avrebbe rappresentato un elemento di sviluppo, logica
voleva che fosse collegata a un progetto generale di reindustrializzazione e
invece così non è stato. E non ci è nemmeno piaciuto che Power Crop abbia presentato
il progetto quando a Castiglioni c’era un vuoto amministrativo, cose tanto
importanti si discutono con le Istituzioni non con il commissario prefettizio.
Oggi la vittoria ha tanti padri. Come sempre
avviene tutti salgono sul carro del vincitore, nessuno ha però fatto un’analisi
seria di quello che è successo a Castiglioni con la chiusura dello zuccherificio.
Quando l’Europa stabilì che in Italia
gli zuccherifici erano troppi e decise di farne chiudere un bel po’, con un
accordo siglato da tutti i governi, lo Zuccherificio Castiglionese era un’industria
florida, dove lavoravano oltre 100 dipendenti fissi che triplicavano durante la
campagna saccarifera. Era una bella valvola di sfogo per tante famiglie in
particolare per molti ragazzi che, con i soldi guadagnati in estate, ci
pagavano gli studi. Con la chiusura dello zuccherificio si è persa una bella
fonte di reddito, non c’erano, infatti, solo gli operai e gli impiegati. Intorno
alla fabbrica ruotava il mondo agricolo, gli autotrasportatori, funzionavano
alberghi, ristoranti. Lo zuccherificio era uno di quegli stabilimenti che
avevano fatto la storia dell’industrializzazione in Valdichiana. Una di quelle
fabbriche che dava lavoro e sostegno a una bella fetta della comunità. Oggi
tutto questo sembra non contare niente.
Forse non esiste un problema
occupazionale a Castiglion Fiorentino e in Valdichiana? Gli attuali dipendenti
SADAM, tra pensioni ed esodi volontari, sono ridotti a una quarantina, ed è
giusto trovare loro una sistemazione. Ma la perdita dello zuccherificio ha
voluto dire perdere ben più di quaranta posti di lavoro (che di questi tempi
non son pochi). Castiglion Fiorentino e
la Valdichiana hanno perso centinaia di posti di lavoro ma su quest’aspetto
tutti zitti.
Per questo non possiamo brindare. Con i
No si fanno pochi passi avanti. Che fine faranno per esempio quei 120 ettari di
zona industriale a ridosso del paese?
Che risposte diamo ai giovani che per trovare lavoro sono costretti ad
andare via? Qualcuno dice che lo sviluppo è in agricoltura e nel turismo, ottima
cosa. Quanti posti di lavoro verranno fuori? Saranno posti fissi o stagionali?
Quanta ricchezza si può creare in un territorio senza industrie e senza piccole
e medie imprese?
In assenza d’industrie di
trasformazione e imprese artigiane non si va da nessuna parte. Castiglioni era
forte quando la politica dettava i tempi dello sviluppo con le aree PIP e
favorendo le imprese che volevano venire da noi Oggi invece si mettono tutti
gli ostacoli del mondo a chi vuol tirare su un capannone e non si capisce bene
chi è che decide sul nostro futuro. Noi non ci stiamo !
Partito Democratico Castiglion Fiorentino
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