martedì 5 aprile 2016

LA SINDACA E IL VOTO DI SCAMBIO (analisi politicamente scorretta)

Il politically correct, il così detto politicamente corretto ha valore in un mondo dove esiste la reciprocità degli atteggiamenti. Quando quest’ultimo aspetto viene meno, diventa inevitabile diventare antipatici, scorretti, sgarbati, ma soprattutto nasce spontaneo buttarsi a pesce su argomenti che la “gente a modo” giudica sconvenienti e quindi “politicamente scorretti”.

Oggi ne trattiamo uno per il quale opinione pubblica, social e TV hanno già emesso la loro sentenza.
Si tratta del caso dell’ex Sindaca di Corleto Perticara Rosaria Vicino.
A quello che scrivono i giornali la signora è una tipa tosta che,  benché  alla guida di un comunello di appena 2.500 abitanti,  riusciva a tenere sotto scacco multinazionali come la Total. Oggi la Procura di Potenza gli dedica un corposo fascicolo con ben 13 capi d’accusa.
Secondo i dossier giudiziari l’ex sindaca non si è fatta mancare niente: usava la macchina di servizio per andare dal parrucchiere, si faceva pagare l’affitto di casa dall’azienda che lavorava ai pozzi petroliferi del suo paese, teneva bloccati atti e concessioni a sua discrezione. Tra le altre gli viene mossa anche un’altra imputazione, un’ accusa che a nostro modestissimo e “politicamente scorretto” parere ce la rende se non  simpatica almeno sopportabile.

La Sindaca viene accusata di aver raccomandato gente del suo paese perché venisse assunta dalla Total e, udite, udite, avrebbe chiesto che il pane per la mensa aziendale fosse fornito dal forno del paese.
Le argomentazioni utilizzate dalla signora erano di questo tenore: “(…) nessuno deve dimenticare che questa (il suo comune)  è la sede del Centro Olii, che questa è la sede di tutti i pozzi, e che quindi… la maggiore occupazione, il comune che va attenzionato prima è Corleto. E poi tutti gli altri…”.
Secondo noi andrebbe condannata più per aver utilizzato la parola “attenzionato” che per il resto.
Non ci convincono mica tanto le motivazioni del Gip che afferma “detto sistema era ben lungi dall'essere sorretto da motivazioni di natura filantropica o umanitaria. Dando e offrendo soluzioni lavorative alle persone che la interessavano, la donna sapeva di realizzare una rete di relazioni di totale riconoscenza nei suoi confronti da spendersi poi in occasione di competizioni elettorali”.
Induttivamente può anche aver ragione il magistrato ma nella pratica dove passa il confine tra l’attivarsi per i disoccupati del proprio paese e il voto di scambio?
Con questa logica qualunque opera pubblica, qualunque intervento, qualunque attività amministrativa è in grado di generare un sentimento di gratitudine.
Quindi la cosa migliore per un Pubblico Amministratore è non fare un cazzo, secondo il vecchio adagio “chi non fa, non falla”.

Noi invece crediamo che tra i doveri di un sindaco ci sia quello di favorire il proprio comune, e se questo vuol dire chiedere alle grandi multinazionali (come ad esempio la Total) che s’insediano nel territorio di aiutare i disoccupati, i giovani in cerca di un lavoro e dare una  mano alle aziende del posto non ci vediamo niente di male. Se poi la Sindaca ha fatto di peggio è giusto sbatterla in galera, ma su questo punto specifico (dell’aiuto ai disoccupati e alle imprese del posto) è consigliabile approntare dei campi di concentramento perché minimo ottomila sindaci sono pronti a varcare le soglie dei reticolati. 

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