Non tutti, in particolare
amministratori locali e operatori turistici, si rendono conto dell’impatto che
avrà la legge regionale n. 10 del 9 febbraio 2016: “legge obbiettivo per la
gestione degli ungulati in Toscana”. Infatti, a prima vista, non c’è nessun rapporto tra fauna, governo e flussi turistici.
A prima vista è così, però guardiamo
quello che potrebbe succedere: con questo provvedimento, si autorizza, in nome
della conservazione delle specie autoctone e dei “valori ambientali tipici del
paesaggio rurale regionale”, una strage di cinghiali, daini, caprioli e
mufloni.
Un’estremizzazione bella e buona per
risolvere un problema che effettivamente esiste (quello dei danni al patrimonio
agricolo da parte degli animali selvatici) ma che poteva trovare altre
soluzioni, sicuramente meno cruente e meno invasive.
Si è invece preferita la legge del
taglione, occhio per occhio, dente per dente: tu guasti le colture, io ti
sparo, senza tener conto delle conseguenze che saranno, per molti aspetti, nefaste.
Sarà utile comprendere i rischi per
evitare di arrabbiarsi quando ormai sarà troppo tardi per mettere una pezza.
Punto primo: la caccia a questi
animali sarà aperta trecentosessantacinque giorni l’anno, compreso il periodo
estivo quando gli animali possono rifiatare dopo i lunghi mesi della stagione
venatoria, una vera crudeltà, specialmente quando ci sono in giro i cuccioli.
Secondo, sarà consentito sparare agli
ungulati nelle così dette “zone bianche” e in quelle di ripopolamento cattura,
cioè quelle porzioni di territorio dove fino ad oggi questo tipo di caccia non
era consentito oppure l’attività venatoria era vietata del tutto.
Qui nasce subito un problema. In molte
di quelle zone ci sono agriturismi, relais, piste ciclabili, percorsi nel
verde, itinerari trekking. Nel periodo estivo molte di quelle zone diventano a
tutti gli effetti turistiche.
Come si concilia la presenza di
turisti, specialmente stranieri, di ciclisti, di viandanti con decine di
cacciatori appostati sulle altane, muniti di carabine che sparano fino a un
chilometro di distanza?
Diventa complicato mettere insieme un’economia
turistica, basta in buona parte su una clientela notoriamente sensibile ai temi
ambientali, con un’apertura della caccia indiscriminata agli animali del bosco.
Possibile che nessuno si sia reso conto dei pericoli a cui questo provvedimento
può portare?
Terzo, quando si riaprirà in autunno la
caccia vagante (quella fatta col cane per intenderci) nelle zone bianche si rischia
di avere un conflitto serio tra cacciatori. Ci saranno quelli in appostamento
fisso e quelli in giro con il proprio ausiliario (il cane): un casino immane,
da mettersi le mani nei capelli.
Quarto, si consente la vendita della
carne degli animali abbattuti, il pericolo è di introdurre una sorta di mercato
parallelo rispetto a quello ufficiale.
Quinto, ai comuni viene data la possibilità, per lo svolgimento delle
attività faunistico venatorie, di individuare percorsi per i fuoristrada in
deroga alle leggi vigenti. Questo significa che sentieri e tratturi, fino a
oggi vietati a questo tipo di veicoli a motore saranno percorribili. Già oggi i
fuoristrada provocano un bel po’ di danni alle strade di montagna, in questo
modo il disastro sarà completo.
Come si vede, di là dagli aspetti
etici, anche noi per principio siamo contrari alle stragi indiscriminate di
animali, verranno fuori problemi pratici molto seri.
Altro che difendere il territorio! Con
queste norme si rischia di allontanare i turisti e rendere difficilmente
vivibile un bel po’ di Toscana.
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