lunedì 14 marzo 2016

EVVIVA LE SAGRE

Le sagre sembrano diventate il nemico numero uno, da tutte le parti arrivano bordate, richieste di limitazioni, regolamenti comunali restrittivi. Il motivo di tanta avversione è che tali iniziative, secondo alcuni, “ucciderebbero” la ristorazione tradizionale.

Su questo punto abbiamo più di un dubbio. Può capitare che tra coloro che vanno a gustarsi, sotto un tendone, una pizza, una rana fritta, un fungo porcino possano essere potenziali clienti di un ristorante. Ma noi rimaniamo convinti che la stragrande maggioranza, cioè quelli che fanno massa, non sarebbero mai andati da un’altra parte se la sagra non ci fosse stata.
 E sapete perché? Perché andare a una festa di piazza è cosa ben diversa che chiudersi in un locale. Alla sagra si va per vedere gente, per ascoltare musica, per stare nel gruppone. Niente a che vedere con i tavolini di una trattoria. Sono due piani diversi, difficilmente destinati a incontrarsi. La vera difficoltà, per la ristorazione tradizionale, è che la gente ha meno soldi in tasca oppure, chi li ha, preferisce spenderli su altri beni di consumo.
Quindi la guerra alle sagre parte da un presupposto sbagliato.
Sarebbe invece interessante domandarsi perché ci sia stato un fiorire così vigoroso di questo tipo di manifestazioni. La spiegazione è abbastanza semplice: molte volte con queste feste si finanziano le iniziative di un circolo per tutto l’anno, si aiuta una squadra sportiva, si raccolgono fondi per iniziative benefiche. Le sagre sono diventate il pilastro su cui poggia quel fitto intreccio di associazioni, gruppi, circoli che formano la “ricchezza sociale” della nostra regione.
Ed è normale che, venendo meno negli anni il sostegno pubblico, queste associazioni cerchino di autofinanziarsi. Noi non ci vediamo niente di male, se poi, come dice qualcuno, c’è chi utilizza le sagre per fare soldi senza pagare le tasse allora il discorso cambia. In questi casi però, invece di lanciare accuse generiche, si abbia il coraggio di fare nomi e cognomi, senza mettere tutti nello stesso calderone.
La confusione che qualche amministratore locale sta facendo su questo tema, per blandire e corteggiare le associazioni di categoria, è perniciosa perché sottovaluta il ruolo di sagre e feste di piazza come forme di promozione di un territorio, oltre che di tenuta sociale. Le esperienze delle sagre uniscono i rapporti personali, creano occasioni per stare insieme, movimentano persone e famiglie. Non è roba da affrontare con leggerezza.
Come spesso avviene è più facile sparare “cazzate” che non riflettere sui problemi. Noi stiamo dalla parte delle sagre perché ci piace mangiare in compagnia, perché ci affascina il ballo liscio e soprattutto perché sono un momento di vita comune.


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