Il
Vescovo Fontana ha preso una posizione netta rispetto alle questioni che
riguardano la vicenda di Banca Etruria, da una parte ha giustamente ribadito
che i risparmiatori devono essere tutelati, dall'altra si è schierato conto il “linciaggio”
morale della Ministra Boschi e della sua famiglia.
Una
posizione che condividiamo anche se, forse, il discorso andrebbe ampliato.
Diciamolo
una volta per tutte: su vicende che creano rabbia e sconcerto nell'opinione pubblica, e non ci riferiamo solo a Banca Etruria, c’è chi ci prospera.
Professionisti
dell’informazione, movimenti politici, populisti delle più varie estrazioni. Un insieme di grida, invettive, mezze notizie
che creano un corto circuito e, alla fine, la voglia di giustizia sommaria
prende per forza il posto di un pacato ragionamento.
E’
un problema serio e troppo sottovalutato.
Noi
siamo tra coloro che storsero il naso quando Craxi fu bersagliato di monetine,
quando Berlusconi veniva insultato al di là delle proprie colpe, quando D’Alema
fu messo in croce per aver venduto duecento bottiglie di vino, e la lista
potrebbe continuare.
La
voglia di “sangue” è il sentimento peggiore che si possa evocare. Troppe volte abbiamo assistito al macello
sistematico di personaggi, pubblici o meno, che alla fine sono risultati senza
colpe. Nessuno, in quel caso, men che meno giornali e TV, hanno recitato il “mea
culpa”.
In
questo la politica si porta dietro pesantissime responsabilità. La gara a chi urla
più forte ingenera situazioni incontrollabili e alla fine non ci si deve
meravigliare se la parte migliore del paese rifiuti di partecipare alla vita
pubblica, lasciando il posto ad arruffoni e ruba galline che, con il loro
atteggiamento, non fanno altro che nutrire la rabbia della gente.
Per
questo crediamo che il vescovo Fontana abbia fatto bene a pronunciare quelle
parole, lo stesse cose ci sarebbe piaciuto sentirle anche da altri. Invece il
silenzio è totale. Come sempre prevale il piccolo cabotaggio: c’è l’”amico” che
spera di ricavare qualcosa dalla disgrazia altrui e c’è chi confida nella
caduta dell’avversario. Fomentare l’incazzatura
non è una buona medicina, alla fine chiunque rischia di rimanere travolto da
questo meccanismo perverso che ha l’innata capacità di autoalimentarsi.
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