E’ passata sotto traccia la
notizia che, negli ultimi quattro anni, a Castiglion Fiorentino c’è stato un
brusco calo di residenti. Sembra che qualcuno abbia accolto questa novità con
grande soddisfazione: “la crisi economica ha spinto le
popolazioni straniere a lasciare il territorio» dicono dalle stanze di palazzo
S. Michele. Come a dire “se ne vanno quelli brutti, sporchi e cattivi”.
Saranno
pure brutti, sporchi e cattivi, però affittano case, consumano, comprano.
Insomma è un po’ troppo semplicistico lanciare i fuochi d’artificio perché
diminuiscono i cittadini stranieri a Castiglioni. La demografia è una brutta
bestia, perché dietro i numeri di coloro che arrivano e di quelli che partono,
ci sta sempre l’economia e se si guarda i numeri questi dicono una cosa un po’
diversa rispetto alla “fuga di popolazioni straniere” dal paese del Cassero.
I
cittadini stranieri nel 2011 erano 1729 oggi sono 1475 con una differenza di
254 unità. La popolazione residente nel 2011 era di 13.698 oggi è di 13244 con
un saldo negativo di 454 unità. E’ pur vero che la natalità presenta un dato
negativo però se le cifre sono queste viene fuori che anche un
bel po’ di italiani che se ne sono andati. Chi sono? Quanti di loro sono
giovani costretti a emigrare? Quest’ultimo
dato sarebbe opportuno venisse a galla per cominciare a ragionare in maniera
seria e non solo per slogan.
Sopra
i muri, durante il fascismo, si scriveva questo motto “il numero è potenza”. Al
di là dell’ideologia crediamo che alla fine quella parola d’ordine contenesse un
fondo di verità.
Non
è mai bene che una nazione, una regione, un comune perdano abitanti, il perché
è facile da intuire. Meno persone vogliono dire meno spese e i negozi soffrono,
meno persone vuol dire meno natalità e le scuole vanno a rischio di chiusura,
meno persone vuol dire meno tasse locali con una sofferenza per le casse del
comune. Insomma quando si perdono per strada oltre 400 abitanti c’è da
preoccuparsi non da gioire.
La
storia ci insegna che nei momenti di decadenza la popolazione tenda a calare:
cosa è successo dalle nostre parti?
Noi
siamo gente pratica e diciamo subito che la ragione è una sola: la gente si
muove (in particolare i giovani) laddove esistono possibilità di lavoro e
crescita. La decrescita in questi anni è stata solo un problema castiglionese?
No di certo, però da noi ha inciso di più. Il motivo è evidente: il nostro era
un comune dinamico dal punto di vista delle piccole e medie imprese, aveva
settori sviluppati nel comparto della meccanica, orafo, moda, costruzioni. E’ dunque
normale che, a parte alcune eccezioni, abbia sofferto più di altri. Se questa è
la situazione cosa si può fare per rilanciare il tessuto economico e produttivo
castiglionese?
Intanto
bisognerebbe fare delle norme che favoriscono le imprese e non le scacciano,
secondo, visto che, come dice qualche Assessore, la fase dell’emergenza è
finita sarebbe utile diminuire le tasse, terzo ci vuole una strategia che indichi
su quali settori puntare. Se non si restituisce competitività al territorio e
normale che la gente (non solo gli stranieri) vada altrove a cercare
opportunità.
Ma
ancora questo non basta, ha ragione il Sindaco quando dice che occorre tutelare
la maternità, ma le parole da sole non bastano. L’incremento della natalità
dipende dall'insieme dei servizi che si riesce a mettere in campo: asili,
servizi scolastici efficienti, aree verdi e soprattutto riconoscere che un
bambino rappresenta un vantaggio per tutta la comunità e i costi non possono
essere solo a carico della famiglia .
Su
questo si gioca la partita del futuro: tutela della maternità, rilancio dell’economia
locale, se dopo gli stranieri, cominciano a sparire i giovani più capaci e
intraprendenti alla fine Castiglioni rischia davvero una lenta decadenza.
Nessun commento:
Posta un commento