In
alcuni Consigli Comunali è stata presentata una mozione che propone “di intraprendere ogni
iniziativa affinché gli organi competenti adottino una politica tariffaria che
consenta a ogni cittadino residente la gratuità giornaliera dei primi 50 litri
di acqua potabile”.
Tutto ciò nel rispetto della risoluzione approvata il 28
luglio 2010 a New York dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che
riconosce l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari tra i
Diritti Fondamentali dell'Essere Umano e per questo considerati Universali.
Peraltro Lo stesso Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che riconosce l’acqua come un
diritto. Cinquanta
litri non è una quantità che nasce per caso è infatti quella indicata dal Contratto
Mondiale per l’acqua come necessaria per soddisfare i bisogni essenziali di un essere
umano.
A chi replica che questa iniziativa potrebbe comportare una
perdita non facilmente ripianabile per le aziende che gestiscono il ciclo
idrico, i promotori rispondono che il costo potrà essere facilmente ripartito, col
criterio della progressività, diluendolo sulle eccedenze erogate.
Questa storia dei cinquanta litri gratuiti ci piace. Potrebbe,
infatti, essere un segnale concreto per rispondere alle esigenze di tante
famiglie (specialmente quelle numerose) che spesso si trovano in difficoltà per
pagare tariffe sempre più alte. Non è una risposta demagogica, come dice
qualcuno, perché risponde a un principio di giustizia universale e la giustizia
non è mai demagogica. Non sarebbe male che anche dalle nostre parti qualcuno
impugnasse questa bandiera. Se c’è unità d’intenti tra le amministrazioni
pubbliche il risultato si può raggiungere. Troppe volte ci dimentichiamo che i
soci di maggioranza del gestore delle acque sono proprio i comuni.
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