Castiglion
Fiorentino è un romanzo e, come tutti i romanzi, ha pagine più belle di altre, forse
è sbagliato dire più belle, sarebbe meglio dire più avvincenti, pagine dove si mescolano
fatti del passato, enigmi e arcani.
Una di queste è stata scritta, dal tempo e dagli uomini, nella zona della Collegiata. Un luogo che spesso rimane fuori dagli itinerari consueti e che merita una visita attenta.
Una di queste è stata scritta, dal tempo e dagli uomini, nella zona della Collegiata. Un luogo che spesso rimane fuori dagli itinerari consueti e che merita una visita attenta.
C’è
il museo della Pieve Vecchia, dove tra le tante opere pregevoli, ce n’è una particolarmente
originale: la “Tonacella di Petreto”, un manufatto incredibile. In molti si
sono interrogati come un paramento tanto ricco e prezioso possa essere finito
in una piccola comunità di campagna. Solo una famiglia ricca e potente poteva
permettersi di offrire alla chiesa un’opera così magnifica. La spiegazione che
alcuni hanno dato è che il dono proveniva da Teodora Visconti, moglie di Antonio Lambardi di
Tuori, il cui castello si trovava appunto nelle vicinanze di Petreto. Si
tratterebbe della stessa nobildonna che fece realizzare il fonte
Battesimale con lo stemma visconteo con il biscione e le
lettere T e V ai lati, collocato nello stesso Museo. Teodora doveva essere
molto generosa perché, quasi nello stesso periodo, commissionò alla bottega di
Antonio di Salvi, uno dei più importanti orafi fiorentini, un prezioso
ostensorio da donare alla chiesa di S. Agostino. L’opera, è adesso esposta nel
Museo del Bargello a Firenze, sarebbe bello poterla rivedere, magari in una
mostra, a Castiglion Fiorentino. Figura davvero singolare, quella di Teodora,
che meriterebbe un approfondimento, se non altro per le opere preziose che ha
lasciato in dote a Castiglioni.
Ma
le sorprese non sono finite, questa porzione di paese contiene nelle sue
viscere ben più di quanto si possa immaginare. Ci sono le vie “segrete” della
Collegiata, con diverse rampe di scale ricavate nello spessore delle mura che
portano in alto fin sopra il cornicione interno della cupola, ci sono le “vie
sconosciute” che fanno riscoprire l’antica Porta S. Giuliano, oggi inglobata
dentro un fondo privato, dove ancora s’intravede la nicchia del santo
protettore e si ritrova una grande vasca di acqua sorgiva.
Nell'area della Collegiata sorgeva poi il cimitero degli Ebrei. Il censimento del 1570
segnalava nel nostro paese 32 ebrei, non formavano una comunità, come a Monte
San Savino, ma erano comunque una presenza significativa che, come spesso
accadeva, era sottoposta a pesanti restrizioni. E’ del 1583 un editto del
Senato fiorentino per cui “l’ebreo non possa in nessun modo stare in Castiglione
per aprirvi banco, prestarvi a usura, né alcuno ardisse proporlo in Consiglio….”.
Insomma gli ebrei non potevano praticare attività finanziarie ed erano esclusi
dalla rappresentanza politica.
Ma
la zona della Collegiata ci rimanda anche altre storie, come quella dei bellissimi
busti di gentiluomini, il primo di Nereo Dragomanni che si trova nella
sagrestia della collegiata e l’altro di Luca Buonuomini, nella Chiesa del Gesù,
entrambi attribuiti a Pietro Tacca, autore del monumento dei “Quattro mori” a
Livorno.
Però,
a nostro avviso, l’opera più eccezionale, rimane la tavola raffigurante la Madonna
di Segna di Bonaventura, collocata nell'altare del braccio sinistro del
transetto della Collegiata. Un capolavoro che potrebbe stare tranquillamente in
qualunque grande museo del mondo e che in troppi sottovalutano. Da sola, senza
troppi contorni, questa tavola potrebbe, per la storia che si porta dietro e
per la sua bellezza, sostenere il peso di una mostra.
Se dall'arte passiamo ai misteri un posto d’onore lo merita senz'altro il volume sotterraneo al di sotto dell’attuale
cappella del Sacramento. Una sorta di grotta artificiale chiamato un tempo Tomba, per il fatto che
fino al settecento vi venivano seppelliti i morti, oppure Chiesa di sotto,
oppure Chiesa delle volte. Un luogo segreto, difficilmente raggiungibile se non
si conosce tutta una serie di passaggi, un luogo dove le cronache raccontano
che si svolgessero funzioni liturgiche a ogni ora della notte e del giorno perché
la sotto la luce del sole non filtrava. Ancor oggi si rintracciano affreschi di
teschi ghignanti, altari diroccati e strane scritte alle pareti.
Tutto
questo e altro ancora nella zona della Collegiata.
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