Dal parlamento francese arriva una novità: è in
dirittura d’arrivo una legge che impone ai grandi supermercati l’obbligo (non
la facoltà) di donare il cibo, prossimo alla scadenza, alle organizzazioni no-profit
che poi a loro volta provvedono a distribuirlo alle famiglie in difficoltà.
Si calcola che in Francia circa 3,5 milioni di persone
dipendano, per il sostentamento, dall'elargizione di pasti gratuito o dalla
distribuzione di pacchi alimentari. In questa legge c’è dunque un aspetto
solidale ma a ben vedere c’è anche un intento ecologico.
Se sciupare cibo è infatti un insulto verso i più
poveri, lo spreco fa anche male all'ambiente e finalmente si comincia a capire
che la solidarietà non è solo un modo per sentirsi a posto con la coscienza ma
un investimento per il futuro di tutti (ricchi e poveri).
L’Italia non ha ancora una norma come quella francese,
però si è dotata, fin dal 2003, di una buona legge (la n.155), che disciplina la distribuzione
dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale.
Lo spreco alimentare è un tema che sfugge spesso alla
nostra attenzione e se non ci fossero organizzazioni come il BANCO ALIMENTARE che
periodicamente organizza raccolte davanti ai supermercati, l’argomento
passerebbe sotto silenzio.
Ma oltre alla raccolta dei prodotti stanno venendo
fuori esperimenti davvero interessanti.
Ad esempio negli USA (patria dello spreco
istituzionalizzato) cominciano a
diffondersi esperienze come il “Soul
Kitchen”, un ristorante comunitario aperto nel 2009 che ha, come peculiarità, quella di non avere un listino prezzi: ognuno paga un minimo
base (pochi dollari), dopo di che, se può, dona qualcosa in più altrimenti
offre il proprio tempo e le proprie capacità come volontariato in cucina
o nel servizio.
Ma anche in Italia stanno crescendo pratiche simili. È il
caso di un ristorante a Monza messo in piedi dal circolo ARCI “Scuotivento” dove
chi può ed è socio Arci paga il pranzo 10 euro o fa un’offerta libera. Chi non
ha soldi in tasca ricambia offrendo il suo tempo. Come? Ricevendo un voucher
orario con cui saldare il conto in modo alternativo. Per esempio aiutando in
cucina, lavando i piatti, cimentandosi ai fornelli. Oppure dando una mano in
sala.
Esempi interessanti che andrebbero studiati e promossi. Troppe
volte infatti ci riempiamo la bocca con
la parola “solidarietà” ma nel concreto facciamo ben poco.
Per altro Castiglion Fiorentino ha in questo campo una antica
tradizione.
E’ datato al 1895 l’avvio di una iniziativa denominata CUCINA
ECONOMICA, una delle prime della provincia. L’articolo 1 dello statuto di
fondazione diceva che il suo scopo era la “distribuzione di minestra ed altri
cibi sani e nutrienti a qualsiasi richiedente, con preferenza alle classi meno
agiate, dietro la corrispondenza del puro prezzo di costo”.
Oggi i tempi sono cambiati ma niente vieta che si possa
costruire un progetto tra istituzioni, volontariato, associazioni, produttori e
aziende locali in grado non solo di venire incontro ai bisogni delle persone ma
di combattere gli sprechi. Dando così sostanza all’idea di una “comunità
solidale”.
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