Il Comune di Cortona ha siglato un
accordo con Asciano, Montepulciano, Siena, Sinalunga, Torrita di Siena con l’obbiettivo
di valorizzare il “cammino” della Via
Lauretana Toscana, un’antica strada romana
utilizzata nel medioevo dai pellegrini e che unisce l'Italia Centrale
attraversando Marche, Umbria e Toscana.
Le vie di pellegrinaggio stanno
diventando, da qualche tempo, dei veri e propri veicoli di promozione del
territorio, la regione Toscana, in tal senso, si è molto impegnata per quanto
riguarda la Francigena.
Questo percorso, grazie a una sapiente
opera di sviluppo e al contributo essenziale di enti locali e associazioni, sta
assumendo proporzioni rilevanti su scala europea. Il Cammino di Santiago,
celebrato da scrittori e poeti, è diventato l’esempio cui ispirarsi.
Tra noi e la Spagna c’è però una
differenza che gioca a nostro favore.
Le nostre vie, che siano romane o
medioevali (spesso le vie medioevali ricalcano quelle romane), rappresentano un’immersione
totale nella cultura.
In Spagna, tranne alcune eccezioni, si attraversano
piccoli borghi di campagna, da noi le tappe dei pellegrini sono cittadine che
contengono tutte, nessuna esclusa, dei veri tesori d’arte.
In Spagna però hanno altri punti di
forza che si chiamano organizzazione e pazienza. L’organizzazione si può
costruire la pazienza no.
Spesso, dalle nostre parti, manca la capacità
di attendere, si vuole tutto e subito. Ma non si possono avere, dall'oggi al
domani, centinaia di migliaia di visitatori e la politica dell’accoglienza necessita
di un ventaglio di offerte che oggi manca.
Accanto all'albergo o al B&B di lusso
sono necessari ostelli e ristoranti economici, la forza dei cammini sta nell'offrire una gamma ampia di possibilità, per tutti i gusti e per tutte le tasche.
In questa prospettiva, pur apprezzando lo
sforzo per la Lauretana, ci domandiamo cosa ne sia stato del percorso della via
Romea che attraversa trasversalmente la provincia di Arezzo dal Casentino fino
al lago Trasimeno, passando per Castiglioni e Cortona. Quel progetto, sul quale
erano pure stati firmati protocolli d’intesa che fine ha fatto? E soprattutto
come ci prepariamo nei nostri paesi a questo nuovo modello di turismo?
Sappiamo di essere insistenti, e non ce
ne vogliamo amici e nemici, ma davvero il recupero di S. Filippino non può
passare da un suo utilizzo a servizio delle vie dei pellegrini? E il convento
dei Cappuccini non può finalmente trovare una sua vocazione nell'ambito dei percorsi
storici, culturali e recettivi? Forse sono idee balzane, se ce ne sono altre di
più “serie”, è l’ora di buttarle sul tavolo, ma facciamo qualcosa, il tempo
stringe.
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