Il
dibattito sulle Unioni Civili, nel nostro paese, è pieno di sfumature. Ai
problemi che potremo definire di natura “etica”, si sommano, come sempre, questioni
squisitamente politiche, che sconfinano nei rapporti tra Chiesa e Stato e determinano
equilibri diversi in Parlamento.
Per
questo non è improbabile che nel voto finale si arrivi a quelle che i
politologi definiscono “maggioranze variabili”.
Niente
di scandaloso perché sui problemi di coscienza è normale che l’appartenenza
venga meno.
Detto
questo crediamo che la battaglia per le Unioni Civili sia una battaglia di civiltà,
come scrive una nostra amica su facebook “dove c’è amore, c’è famiglia”. E’ una
verità indiscutibile ma l’amore da solo non basta. In una società in cui
valgono non solo i sentimenti ma anche i codici, la legge sulle Unioni Civili è
un passaggio indispensabile.
Rimaniamo
però convinti di un fatto, che tutti e sottolineamo tutti, hanno il sacrosanto diritto
di dire la loro: non ci piace che siano messi all'indice i parlamentari che la
pensano in maniera diversa, non ci piace che siano presi in giro quelli che
esprimono avversità a questa legge, non ci piace insomma che si respiri un clima
d’intolleranza. Anche perché, per esempio, in tema di adozioni, alcune
argomentazioni dei contrari meriterebbero un approfondimento.
Si
respira una brutta aria quando, come a Torino, fischi,
campanelli e sfottò disturbano la manifestazione delle «Sentinelle in piedi»,
il gruppo di cattolici che si batte a difesa della famiglia tradizionale. Le
cronache dicono che “mentre i manifestanti a favore del matrimonio tra uomo e
donna stavano in piedi, in silenzio, a leggere libri un gruppo di un centinaio
di contestatori, tra cui gay e sostenitori Lgbt hanno intonato cori e slogan
contro di loro, suonando i campanelli delle biciclette”.
In
questa situazione sbaglia il presidente del PD Orfini quando dice che su quest’argomento
sarebbe auspicabile il voto palese. Quando la temperatura aumenta, il voto
segreto diventa una tutela. Non vogliamo più vedere liste di proscrizione
stampate su internet e giornali.
Combattere per i propri diritti, prevaricando quelli
degli altri, non è mai una soluzione, ricordiamoci il vecchio adagio “oggi a me,
domani a te”.
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