martedì 26 gennaio 2016

GIORNO DELLA MEMORIA: UN LIBRO CHE PARLA DI CASTIGLIONI

Domani, 27 gennaio, si celebra in tutto il mondo il Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto, l’immane tragedia che vide l’annientamento di milioni di persone, in gran parte Ebrei ma che stritolò anche zingari, omosessuali, oppositori politici.  
Ormai i testimoni di quel periodo sono quasi tutti scomparsi ed è necessario conservare il ricordo di quei fatti perché mai nessuno possa dire “non sono mai accaduti” e, attraverso questa negazione, riscrivere la storia.

Per questo motivo il Giorno della Memoria non è una ricorrenza come tutte le altre, esso obbliga ogni persona a domandarsi come sia stato possibile.

Come sia stato possibile che un integerrimo padre di famiglia come Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, potesse, durante il giorno, organizzare lo sterminio e la sera suonare il pianoforte insieme alla famiglia.
Ha fatto bene l’Amministrazione Comunale di Castiglion Fiorentino a proporre ai ragazzi delle scuole “L'uomo per bene - Le lettere segrete di Heinrich Himmler”. 
In quelle lettere, all'apparenza familiari, vengono, infatti, fuori preconcetti e teoremi che ancor oggi spuntano sulla bocca di altrettanti insospettabili.
Questo è il punto che merita approfondire, come è possibile che la “banalità del male” sia ancora presente tra di noi?
L’antisemitismo, per esempio, prima ancora che un problema politico è un aspetto culturale, che riguarda, allo stesso modo, frange di destra e di sinistra. Troppe volte si nascondono, dietro la critica allo stato di Israele, pulsioni più profonde che partono dallo stereotipo dell’ebreo subdolo, avido, moralmente corrotto.
Nei film di propaganda antisemita gli ebrei erano paragonati ai topi, perché considerati parassiti portatori di sporcizie e di malattie come il colera, la febbre, le piaghe, il tifo e la lebbra e dunque andavano distrutti.
Quanti, nel loro subconscio, si portano dietro queste convinzioni?
Forse non molti, ma bastano pochi attivisti abili e motivati per infettare un’intera comunità, specialmente quando tra i giovani manca la memoria e le difficoltà economiche sopravanzano ogni altro aspetto.
Per questo siamo in profondo disaccordo con chi avvicina le vittime dell’olocausto (gli Untermensch, i sub-umani come li definivano i nazisti) alle vittime di altri atti di violenza.
Siamo su due piani completamente diversi. Con queste affermazioni si rischia di fare una grande confusione, e in questa confusione qualcuno ci sguazza.
Tutte le vittime dell’odio meritano rispetto ma quello che mise in piedi il nazismo è stato così tremendo da andare oltre ogni accostamento.
Ci siamo riletti in questi giorni un libro intitolato “Il fratello perduto” di Zvi Yanai. E’ la storia di due fratelli ebrei ungheresi divisi dalla guerra che si ritrovano quasi per caso e iniziano un lungo epistolario dove uno dei due racconta all'altro il periodo che va dal 1938 al 1945.
La cosa singolare è che nelle pagine di questo libro si parla a lungo di Castiglion Fiorentino, perché la famiglia (ebrea per quanto convertita) rimase nel nostro paese per diversi anni durante la guerra.
Ne viene fuori uno spaccato in cui s’intrecciano storie minimali e grandi eventi: le persecuzioni razziali stanno sullo sfondo ma qualcosa di poco chiaro galleggia nell'aria: non tutti i tedeschi sono cattivi e tutti gli italiani buoni, accanto a slanci di generosità allignano piccole e grandi meschinità. Una lettura interessante che ci sentiamo di consigliare.



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