Florenzi
è stato vittima di un’ingiustizia, il premio FIFA Puskás, assegnato al calciatore o alla calciatrice che ha realizzato il gol più bello dell'anno, doveva essere suo.
Ancora
una volta si è fatta confusione, e dalla confusione spesso vien fuori un torto:
il goal di Lira, risultato vincitore, è stato spettacolare nell'esecuzione, ma
non era il più bello.
Quello
di Messi, altro finalista, è stato straordinario nella preparazione, ma il colpo
strozzato sul primo palo non era esteticamente eccezionale.
Quello
di Florenzi al Barcellona invece è la sublimazione del goal: tiro, intelligenza e un briciolo
di spregiudicatezza.
Ma
evidentemente i giudici possiedono altri criteri che esulano dalla specificità
dell’oggetto e hanno deciso altrimenti, relegando Florenzi al terzo posto.
Il
calcio si sa non è una scienza esatta, anzi spesso contraddice i principi della
fisica e qualche volta perfino le leggi morali e anche in questo caso conferma
la sua natura instabile, quindi dobbiamo accettare il verdetto come un tempo gli
uomini chinavano la testa difronte alle ingiurie degli dei.
Il
calcio, come l’arte del governo, si nutre degli umori della pancia ma alla
lunga il football rimane un gioco o se volete uno spettacolo e danni non ne produce.
Chi invece governa, pensando solo a lisciare il pelo all'opinione pubblica,
alla lunga rischia di far deragliare il treno.
Purtroppo
sopra quel treno ci siamo tutti.
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