Dodici lunghi giorni dalle “aggressioni
di San Silvestro”, quando un numero imprecisato di donne sono state assalite,
ingiuriate e violentate per le strade di Colonia.
La descrizione dei fatti è allucinante,
con un’escalation di brutalità, furti e imboscate portare avanti da centinaia
di uomini che i rapporti descrivono come «nordafricani» o «arabi».
“È chiaro che gli aggressori sono
arrivati da più regioni, a Colonia come in altre città. Normalmente una cosa
del genere è organizzata sui social network" afferma la polizia.
La cosa singolare è che di questi gruppi
facevano parte rifugiati e clandestini, tutta gente che avrebbe tutto l’interesse
a rimanere sottotraccia e invisibile. E invece hanno scelto la strada di una
violenza clamorosa, verrebbe da dire massmediatica.
Dunque è stata una scelta deliberata,
non il frutto del caso, di ubriachezza sfrenata o dell’uso smodato di droghe.
Un piano coordinato che ha messo in campo un esercito.
Brutta faccenda che ci proietta indietro
nel tempo.
Noi, che abbiamo la memoria lunga, ci
siamo ricordati di quello che successe in Italia nel 1944 nel Lazio e nella
Toscana Meridionale, dove accaddero fatti terribili passati sotto il nome di “marocchinate”:
razzie, violenze bestiali sulle donne e non solo, furti effettuati dai goumier (truppe
nordafricane al servizio dei francesi).
Certo il contesto storico oggi è
diverso, non siamo più nel 1944 ma nel 2014, sono passati settanta anni, ma la
mentalità per certi versi non sembra essere cambiata.
Il disprezzo per le donne, per il
contesto sociale che li ha accolti, la negazione dei principi che tengono in
piedi questa nostra società sembra non appartenere a una parte di coloro che attraversano
il mare Mediterraneo e arrivano in Europa.
Non vogliamo generalizzare, però resta
il fatto che non si tratta di episodi isolati, i fatti di Colonia hanno visto
coinvolti centinaia di giovani che si
muovevano tutti insieme, come una falange ben organizzata. Sembra quasi che l’orologio
della storia si sia bloccato nella loro testa: l’occidente terra di conquista e
non terra di opportunità.
Per questo occorrono tanta attenzione e altrettanto
grande risolutezza.
Dobbiamo gridare forte che per noi ci
sono valori non negoziabili ed allo stesso tempo non è possibile accettare, in
nome della tolleranza, atteggiamenti che incrinano la tenuta della nostra
società, rischiando di farci diventare egoisti, cattivi e peggiori di quello
che siamo.
In quale parte del mondo sono accettati predicatori
che incitano alla violenza contro la comunità che li ha accolti? E’ un
controsenso logico che alla lunga non può durare.
Il rischio è di arrivare troppo tardi. Dopo
sarà inutile piangere sul latte versato.
Le marocchinate 2.0 vanno rispedite al
mittente e con loro le centinaia di delinquenti che in quella notte di follia
ne sono stai protagonisti.
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