Atteggiamento patetico, anzi penoso,
quello che qualcuno ha riservato a queste notizie:
Prima notizia, il gruppo ABOCA
annuncia, in un incontro, importanti investimenti su Castiglion Fiorentino e
Marciano nel settore del biologico, delle piante officinali e degli allevamenti.
Seconda notizia, Bonifiche Ferraresi
rende noto, in un convegno a Follonica, che farà di Santa Caterina (Cortona) un
polo dell’eccellenza agricola con investimenti per decine di milioni di euro.
Immediatamente si scatena la
gara, in particolare sul Web: -Castiglion Fiorentino ha ABOCA, noi abbiamo le Bonifiche
Ferraresi- nemmeno si trattasse del derby di Roma.
Atteggiamento penoso, goliardia
applicata ad argomenti seri, anzi serissimi, visto che riguardano il futuro
della nostra vallata.
Noi vogliamo tornarci sopra guardando
la cosa da un altro punto di vista. A partire cioè dalle parole che il presidente
di confindustria Toscana Sud Andrea Fabianelli (guarda caso un castiglionese) ha
pronunciato proprio al convegno di Follonica.
In quell'occasione il
Presidente ha insistito per «interventi anche straordinari
per l'attrattività e la manifattura».
Presumiamo
che per “attrattività” intendesse creare le condizioni favorevoli per l’insediamento
di nuove industrie. Bravo presidente!
Finalmente
qualcuno che torna a parlare di manifattura. Ci siamo inebriati di parole come
turismo, servizi avanzati, finanza globale, ma senza industrie, senza quella
cosa che in passato puzzava di grascia e olio minerale, non si va da nessuna
parte. Questo è il punto.
Ben
vengano gli investimenti in agricoltura, ma senza un’industria di
trasformazione (e una filiera commerciale) la macina del mulino rischia di
girare a vuoto.
Per
questo apprezziamo sia ABOCA, che Bonifiche Ferraresi quando indicano la necessità
di stabilimenti destinati alla lavorazione dei prodotti.
La
nostra speranza è che queste industrie siano realizzate in Valdichiana e che i nostri
prodotti non vadano a finire da un’altra parte, altrimenti le ricadute in
termini occupazionali rischiano di essere scarse.
Per questo va colta come positiva la notizia che una azienda importante come la
Diakont, di proprietà di un gruppo russo, abbia deciso di costruire uno
stabilimento a Lucignano. Si parla di un’impresa destinata alla produzione di
motori elettromeccanici, che a regime occuperà circa 200 persone. Ecco finalmente
un ritorno di fiamma della vecchia manifattura. Bel colpo davvero che si somma alla
fabbrica, già in avanzato stato di realizzazione, sempre nel comune di Lucignano,
per la costruzione di materiale ferroviario: altri 100 posti di lavoro.
In
pochi anni nel comune della “Maggiolata” verranno fuori 300 posti di lavoro ex
novo, sarebbe come se a Castiglion Fiorentino si realizzassero 1300 nuove
opportunità occupazionali. La cosa più interessante è che, a differenza di
altri posti, a Lucignano non si sono suonate le fanfare o si sono sparati a
raffica post su facebook. Le cose si fanno anche così, senza troppo impatto
mediatico.
Ognuno
ha il suo stile, a noi piace di più quello dei lucignanesi che zitti, zitti
hanno portato a casa un gran risultato per il proprio territorio. Certo è che
se gruppi importanti dovessero presentarsi da altre parti rischiano di trovare
un fuoco di sbarramento: cervellotiche procedure urbanistiche, limitazioni allo
sviluppo dei capannoni, ambientalisti a corrente alternata. In questo caso “l’attrattività”
di cui parla il presidente Fabianelli va a farsi benedire.
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