martedì 19 gennaio 2016

NUOVE INDUSTRIE IN CHIANA: C'E' CHI ZULLA E CHI STACCA TUTTI

Atteggiamento patetico, anzi penoso, quello che qualcuno ha riservato a queste notizie:
Prima notizia, il gruppo ABOCA annuncia, in un incontro, importanti investimenti su Castiglion Fiorentino e Marciano nel settore del biologico, delle piante officinali e degli allevamenti. 
Seconda notizia, Bonifiche Ferraresi rende noto, in un convegno a Follonica, che farà di Santa Caterina (Cortona) un polo dell’eccellenza agricola con investimenti per decine di milioni di euro.

Immediatamente si scatena la gara, in particolare sul Web: -Castiglion Fiorentino ha ABOCA, noi abbiamo le Bonifiche Ferraresi- nemmeno si trattasse del derby di Roma.
Atteggiamento penoso, goliardia applicata ad argomenti seri, anzi serissimi, visto che riguardano il futuro della nostra vallata.
Noi vogliamo tornarci sopra guardando la cosa da un altro punto di vista. A partire cioè dalle parole che il presidente di confindustria Toscana Sud Andrea Fabianelli (guarda caso un castiglionese) ha pronunciato proprio al convegno di Follonica.
In quell'occasione il Presidente ha insistito per «interventi anche straordinari per l'attrattività e la manifattura».

Presumiamo che per “attrattività” intendesse creare le condizioni favorevoli per l’insediamento di nuove industrie. Bravo presidente!
Finalmente qualcuno che torna a parlare di manifattura. Ci siamo inebriati di parole come turismo, servizi avanzati, finanza globale, ma senza industrie, senza quella cosa che in passato puzzava di grascia e olio minerale, non si va da nessuna parte. Questo è il punto.
Ben vengano gli investimenti in agricoltura, ma senza un’industria di trasformazione (e una filiera commerciale) la macina del mulino rischia di girare a vuoto.
Per questo apprezziamo sia ABOCA, che Bonifiche Ferraresi quando indicano la necessità di stabilimenti destinati alla lavorazione dei prodotti.
La nostra speranza è che queste industrie siano realizzate in Valdichiana e che i nostri prodotti non vadano a finire da un’altra parte, altrimenti le ricadute in termini occupazionali rischiano di essere scarse.
Per questo va colta come positiva la notizia che una azienda importante come la Diakont, di proprietà di un gruppo russo, abbia deciso di costruire uno stabilimento a Lucignano. Si parla di un’impresa destinata alla produzione di motori elettromeccanici, che a regime occuperà circa 200 persone. Ecco finalmente un ritorno di fiamma della vecchia manifattura. Bel colpo davvero che si somma alla fabbrica, già in avanzato stato di realizzazione, sempre nel comune di Lucignano, per la costruzione di materiale ferroviario: altri 100 posti di lavoro.
In pochi anni nel comune della “Maggiolata” verranno fuori 300 posti di lavoro ex novo, sarebbe come se a Castiglion Fiorentino si realizzassero 1300 nuove opportunità occupazionali. La cosa più interessante è che, a differenza di altri posti, a Lucignano non si sono suonate le fanfare o si sono sparati a raffica post su facebook. Le cose si fanno anche così, senza troppo impatto mediatico.

Ognuno ha il suo stile, a noi piace di più quello dei lucignanesi che zitti, zitti hanno portato a casa un gran risultato per il proprio territorio. Certo è che se gruppi importanti dovessero presentarsi da altre parti rischiano di trovare un fuoco di sbarramento: cervellotiche procedure urbanistiche, limitazioni allo sviluppo dei capannoni, ambientalisti a corrente alternata. In questo caso “l’attrattività” di cui parla il presidente Fabianelli va a farsi benedire. 

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