Lunedì 11 gennaio è stato organizzato un incontro, presso il Teatro “Mario
Spina” di Castiglion Fiorentino, dove si parlerà del castello di Montecchio.
Ottima cosa, il castello di Montecchio rappresenta, infatti, un mirabile
esempio di architettura militare, oltre che un luogo carico di storia e di segreti.
Niente paura, non ci risultano, a oggi, fantasmi di dame bianche o di uomini
decollati, però la fantasia corre ugualmente veloce tra le sue mura. Da Giovanni Acuto fino al banchiere, massone e deputato Giacomo Servadio.
Giovanni Acuto, alias John Hawkwood (ritratto in un famoso affresco da Paolo Uccello) oltre che per la spietatezza (ancora a Cesena e Faenza si
ricordano della sua crudeltà), è rammentato per la sua arguzia.
Celebre la novella del Sacchetti, dove si racconta di un suo colloquio
con due frati minori “i quali frati, andando a lui per alcun loro bisogno a uno
suo castello, laddove egli era, chiamato Montecchio, quasi uno miglio di qua da
Cortona, e giugnendo dinanzi alla sua presenza, come di loro usanza, dissono:
- Monsignore, Dio vi dia pace.
E quelli subito risponde:
- Dio vi tolga la vostra elemosina.
Li frati, quasi spaventati, dissono:
- Signore, perché ci dite voi così?
Disse messer Giovanni:
- Anzi voi perché dite voi cosí a me?
Dissono i frati:
- Noi credevamo dire bene.
E messer Giovanni rispose:
- Come credete dir bene che venite a me, e dite che
Dio mi facci morir di fame? Non sapete voi che io vivo di guerra, e la pace mi
disfarebbe? e cosí come io vivo di guerra, cosí voi vivete di lemosina; sì che
la risposta che io v’ ho fatta è stata simile alla vostra salutazione".
Ma
il Castello di Montecchio è stato teatro anche di un'altra storia, che risale a
metà ottocento, questa ancor più curiosa, perché si porta dietro un mistero irrisolto.
Si
racconta che quando furono vendute le fattorie Granducali, un signore fiorentino, di nome Giacomo Servadio, acquistò i 44 poderi della Fattoria di Montecchio.
Durante
i lavori di sistemazione dei fondi: sterro di canali, arature, sgrossamento
degli argini pare che vennero rinvenuti ingenti reperti antichi, in particolare
etruschi.
Da
quel momento una lunga teoria di carri agricoli iniziò a portare la terra di
scavo all'interno del castello, dove veniva vagliata, lontano da occhi
indiscreti, per setacciare i tesori della antichità.
Le
storie dicono che vennero rinvenuti bronzi, monete, gioielli in gran numero. Tant'è che poco tempo dopo il Servadio fondò addirittura una banca: il Credito immobiliare dei comuni e delle provincie, destinato però
a una precoce scomparsa.
Una storia dai contorni indecifrabili che nessuno si è
mai premunito di indagare. Però pare che dentro il castello, a seguito
delle recenti opere di risistemazione, siano stati trovate tracce di reperti
etruschi, labili impronte di ritrovamenti ben più
consistenti.
Il
castello ha dunque una storia bellissima e travagliata e potrebbe diventare
davvero un grande punto di attrazione per i turisti, molto di più di quanto non
lo sia già oggi.
Sono
davvero poche le fortezze medievali che hanno mantenuto inalterata nel tempo la
loro struttura. Anche in questo caso però la buona volontà non basta e
limitarsi al semplice restauro non è sufficiente. Ci vuole ben altro. Per questo
sono da valutare con grande attenzione tutti i progetti che possono restituire
al castello una rinnovata vitalità. Trasformare tutto in un museo talvolta non è una buona idea.
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