giovedì 28 gennaio 2016

LA RAI E LE AZIONI DIMOSTRATIVE

Confermiamo che siamo un paese di Farisei con la F maiuscola. Al di là delle polemiche sulle “statue coperte”, a proposito l’unico giornale che ha sollevato la questione delle condanne a morte in Iran è stata Famiglia Cristiana, oggi arriva la notizia del licenziamento in tronco, da parte della RAI, del responsabile dell'Intrattenimento di RaiUno Antonio Azzalini.

La sua colpa? Aver anticipato di 40 secondi il Capodanno durante lo spettacolo di Matera.
I secondi in una vita vanno e vengono, in questo caso invece sono diventati i 40 secondi più lunghi della storia.

Di fronte ad altre enormità il peccato di Azzolini, per quanto sanzionabile, non meritava una “esecuzione capitale” e invece si è deciso di applicare il massimo della pena. Verrebbe da domandarsi il motivo.
La ragione è semplice, questo è un paese che ormai campa di annunci, di azioni dimostrative. Il marcio vero, quello che costa sfracelli di milioni, come ad esempio certi contratti di giornalisti e conduttori passa in secondo piano.
Siamo consapevoli che chi ha deciso di anticipare il capodanno abbia fatto un’enorme sciocchezza, per altro verrebbe da domandarsi perché la RAI (che si definisce servizio pubblico) non utilizzi nei suoi countdown l’ora ufficiale invece di fidarsi dell’orologio di qualche dirigente, ma appunto di sciocchezza si tratta.
Però l’opinione pubblica voleva una testa tagliata e quella del povero Azzalini è stata messa sul ceppo senza tanti complimenti. Forse bastava una multa, una decurtazione dello stipendio, insomma una pena commisurata all'accaduto e invece no.
E’ lo stesso metodo, fatti i dovuti paragoni, per cui si aboliscono le provincie per risparmiare salvo poi accorgersi che i risparmi non ci sono. E’ lo stesso metodo per cui si annuncia che i dipendenti pubblici infedeli verranno (giustamente) licenziati nello spazio di 48 ore salvo poi accorgersi che la misura è difficilmente applicabile perché sottoposta a ricorsi e appelli.

Ormai la politica degli proclami è entrata nel gergo di tutti i giorni a ogni livello, dai piccoli comuni fino alle Nazioni Unite. Annunci amplificati da mass media e social, ai quali piace da matti poter sparare il titolone, senza nemmeno una smentita quando si appura che le cose non corrispondono a verità. Ormai si vive di parole invece che di fatti. L’unica consolazione è che le parole non sono infinite come invece lo sono i numeri e alle fine i conti bisogna farli.

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