Non
spetta a noi giudicare la polemica che si è aperta tra il presidente della
commissione europea Juncker e il governo italiano. Altri e ben più autorevoli
commentatori stanno spargendo fiumi d’inchiostro, giustamente preoccupati per
una controversia che rischia di isolare il nostro paese nel contesto europeo e
aprire le porte alla speculazione
finanziaria.
Però
qualcosa come semplici cittadini ci sentiamo autorizzati a dirla.
Primo
ci è piaciuto l’atteggiamento di Renzi il quale ha rivendicato un ruolo non
subordinato del nostro paese.
Secondo
ci è piaciuto che qualcuno abbia finalmente ricordato che l’Italia non è la Lettonia
e nemmeno la Grecia (con tutto il rispetto per la sua storia millenaria).
Terzo
ci è piaciuto che qualcuno abbia detto che in Europa le strade sono a doppio
senso di circolazione e non sensi unici con destinazione Berlino.
C’è
chi suggerisce di abbassare i toni e ricercare, come si dice, un compromesso al
ribasso.
Noi
la vediamo in maniera diversa. Certo non serve strepitare come servette però alcuni
punti vanno tenuti fermi.
Oggi
Renzi può assumere un ruolo importante, ammesso che ne abbia la forza e la
voglia, quello di farsi portavoce di un modo nuovo di intendere l’Europa.
Farsi
capofila dei PIGS (Portogallo Italia Grecia Spagna), cioè di quei paesi europei che presentano una precaria condizione
dei conti pubblici non servirebbe a niente, occorre volare alto e diventare portavoce
di un modello economico diverso.
E’ l’occasione per ribadire
che se vogliamo uscire alla svelta dalle difficoltà ci vogliono più
investimenti pubblici per ridare fiato alla competitività (l’hanno fatto gli
USA non si capisce perché non possiamo farlo noi), rompere i vincoli dei patti
di stabilità, consentire gli aiuti di stato (compresi quelli alle banche, la Germania
l’ha fatto perché noi no?).
E’ tutta roba che
non serve alla gente comune?
Non è vero! L’allentamento
del patto di stabilità per esempio consentirebbe di rilanciare il ruolo dei
Comuni (anche dei nostri) e quindi avrebbe una ricaduta diretta sulla vita quotidiana:
in termini di servizi, benessere,
sostegno a chi ha bisogno. Ridare fiato alle opere pubbliche vorrebbe dire
creare occupazione e far lavorare le imprese. Aumentare la dotazione infrastrutturale
(strade, banda larga, trasporti) significherebbe accrescere la forza del sistema
economico. Tradotto in cifre vuol dire più ricchezza, più reddito e più capacità
di spesa in un momento in cui il mercato interno langue.
Come insegna la famosa
teoria, un battito d’ali di una farfalla in Brasile può causare un tornado in
Florida. Se Renzi si decidesse a sbattere le ali, l’effetto sarebbe ben più sostanzioso
di quello di un lepidottero.
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