E’ stata presentata alla Camera una proposta di
legge per rendere illegali i gadget del Duce: calendari, busti, etichette sulle
bottiglie di vino, fermacarte. Tutta roba che si può trovare, non solo in quel
di Predappio, ma in qualunque bancarella o edicola del belpaese.
Premesso che la costituzione italiana all'articolo XII delle norme transitorie recita “ È
vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito
fascista …” e che la legge
20 giugno 1952,
n. 645, detta anche Legge Scelba,
all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque «faccia
propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un
gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione
del disciolto partito fascista», oppure da chiunque «pubblicamente esalti
esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità
antidemocratiche». Premesso tutto questo, rimaniamo convinti che la soluzione
al problema, se di problema si tratta, non è vietare la vendita di qualche
bottiglia di vino o di qualche ricordo del ventennio. La questione, come
direbbe qualcuno, è politica.
Non
c’è un cane che si s’interroghi sul
perché in Italia la memoria mussoliniana ancora raccolga estimatori e adepti.
La
verità, parecchio scomodata e ingombrante, è che questo paese non ha mai fatto,
quando poteva farlo, i conti con la propria storia e oggi è un po’ tardi per
porvi rimedio.
Le
motivazioni di questa colossale rimozione sono tantissime: dalla presenza in Italia
di una divisione politica più accentuata che in altri paesi, la guerra fredda,
il travaso tra voto moderato e voto reazionario (che non sono proprio la stessa
cosa) che in passato ha fatto comodo, il mito degli italiani “brava gente” e
così via.
Resta
il fatto che nessuno si sognerebbe in Germania di vendere un busto di Hitler
mentre da noi le immagini del Duce si trovano in ogni mercatino delle pulci.
Perfino in Spagna, dove la rottura con il franchismo è stata più recente e meno
traumatica, i ricordini del “Caudillo” non hanno lo stesso successo di quelli
del cavalier Benito Mussolini.
E’
un bene o un male? Secondo noi alla fine non è un problema.
Il
problema non sta nei gadget ma nella testa della gente e quella, lo sanno tutti
gli psichiatri del mondo, è un po’ più complicato metterla fuori legge.
I
divieti di solito producono più danni di quelli che si vorrebbero evitare, a
noi piace molto di più il sistema americano, dove il primo emendamento prevede
che “Il
Congresso non potrà fare alcuna legge che stabilisca una religione di Stato o
che proibisca il libero esercizio di una religione; o che limiti la libertà di
parola o di stampa; o il diritto del popolo di riunirsi pacificamente, e di
rivolgere petizioni al governo per la riparazione di torti”.
Su questa base ogni opinione è
ammessa compresa quella, alquanto discutibile, dell’American Nazi Party. La differenza è che da quelle parti
questi gruppi sono un’infima minoranza, più elementi di folklore che non
soggetti politici. La battaglia politica non si fa a colpi d’interdizioni
ma entrando nel cuore e nella mente delle persone. La faccenda è dunque un po’
più complessa: gli attuali partiti sono in grado ancora di suscitare passioni,
promuovere valori, far muovere le idee? C’è da dubitarne, questo è il punto.
Una proposta di legge come
quella depositata in parlamento servirà solo a incrementare il “mercato nero”, è
proprio il caso di dirlo, di tutti i gadget mussoliniani.
Con il risultato che da semplici
merci diventeranno per qualcuno dei veri oggetti di culto. Non sarebbe un gran
risultato.
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