venerdì 15 gennaio 2016

FUORI LEGGE I RICORDINI DEL DUCE?

E’ stata presentata alla Camera una proposta di legge per rendere illegali i gadget del Duce: calendari, busti, etichette sulle bottiglie di vino, fermacarte. Tutta roba che si può trovare, non solo in quel di Predappio, ma in qualunque bancarella o edicola del belpaese.

Premesso che la costituzione italiana all'articolo XII delle norme transitorie recita “ È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista …” e che la legge 20 giugno 1952, n. 645, detta anche Legge Scelba, all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque «faccia propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista», oppure da chiunque «pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche». Premesso tutto questo, rimaniamo convinti che la soluzione al problema, se di problema si tratta, non è vietare la vendita di qualche bottiglia di vino o di qualche ricordo del ventennio. La questione, come direbbe qualcuno, è politica.
Non c’è un cane che si s’interroghi  sul perché in Italia la memoria mussoliniana ancora raccolga estimatori e adepti.

La verità, parecchio scomodata e ingombrante, è che questo paese non ha mai fatto, quando poteva farlo, i conti con la propria storia e oggi è un po’ tardi per porvi rimedio.
Le motivazioni di questa colossale rimozione sono tantissime: dalla presenza in Italia di una divisione politica più accentuata che in altri paesi, la guerra fredda, il travaso tra voto moderato e voto reazionario (che non sono proprio la stessa cosa) che in passato ha fatto comodo, il mito degli italiani “brava gente” e così via.
Resta il fatto che nessuno si sognerebbe in Germania di vendere un busto di Hitler mentre da noi le immagini del Duce si trovano in ogni mercatino delle pulci. Perfino in Spagna, dove la rottura con il franchismo è stata più recente e meno traumatica, i ricordini del “Caudillo” non hanno lo stesso successo di quelli del cavalier Benito Mussolini.
E’ un bene o un male? Secondo noi alla fine non è un problema.
Il problema non sta nei gadget ma nella testa della gente e quella, lo sanno tutti gli psichiatri del mondo, è un po’ più complicato metterla fuori legge.
I divieti di solito producono più danni di quelli che si vorrebbero evitare, a noi piace molto di più il sistema americano, dove il primo emendamento prevede che “Il Congresso non potrà fare alcuna legge che stabilisca una religione di Stato o che proibisca il libero esercizio di una religione; o che limiti la libertà di parola o di stampa; o il diritto del popolo di riunirsi pacificamente, e di rivolgere petizioni al governo per la riparazione di torti”.
Su questa base ogni opinione è ammessa compresa quella, alquanto discutibile, dell’American Nazi Party. La differenza è che da quelle parti questi gruppi sono un’infima minoranza, più elementi di folklore che non soggetti politici. La battaglia politica non si fa a colpi d’interdizioni ma entrando nel cuore e nella mente delle persone. La faccenda è dunque un po’ più complessa: gli attuali partiti sono in grado ancora di suscitare passioni, promuovere valori, far muovere le idee? C’è da dubitarne, questo è il punto.
Una proposta di legge come quella depositata in parlamento servirà solo a incrementare il “mercato nero”, è proprio il caso di dirlo, di tutti i gadget mussoliniani.
Con il risultato che da semplici merci diventeranno per qualcuno dei veri oggetti di culto. Non sarebbe un gran risultato.


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