Un’associazione
di categoria dei commercianti ha sollevato il problema del proliferare di
grandi strutture commerciali (gestite in gran parte da cittadini cinesi) nel
nostro territorio. Secondo la loro valutazione queste iniziative porterebbero a
un graduale impoverimento dell’offerta commerciale tradizionale e al declino
dei nostri centri storici.
Protesta
giusta ma tardiva: è inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati da
un pezzo.
Come
diceva il povero Jannacci “se me lo dicevi prima…”. Forse sarebbe stato meglio
ragionare (prima) con le Amministrazioni Comunali, per esempio quando redigevano
i piani strutturali e individuavano le zone adibite a commercio e quelle suscettibili
di sviluppo.
Lo
stesso discorso vale per i centri storici, anche qui si rischia di arrivare a
giochi fatti, anche se qualcosa si può ancora fare. La prima cosa è smetterla
con i piagnistei, mettendosi nell'ottica che gli strumenti da utilizzare non
sono più quelli del passato.
Serve
a poco la regolamentazione del traffico se poi dentro le mura non ci sono iniziative
in grado di attirare le persone. E le iniziative
non possono essere “una a tantum” ci vuole continuità, ci vuole perseveranza,
ci vuole soprattutto un’alleanza di ferro tra residenti, commercianti e
amministratori.
I
centri commerciali naturali, che ogni tanto rispuntano fuori, possono
funzionare solo in un caso: chi arriva in un centro storico deve trovare una serie di servizi essenziali a cominciare
dai parcheggi, una diversificazione dell’offerta e soprattutto la possibilità di abbinare allo
shopping quel qualcosa in più che in un anonimo centro commerciale non si trova
e cioè la bellezza, la qualità, il buon vivere.
In
questo senso il ruolo delle Amministrazioni diventa essenziale. Non è con 25
euro di “regalo” al turista che si rivitalizza la rete commerciale. Con queste
idee al massimo si conquista per un giorno la pagina di cronaca locale, niente
di più. A proposito in quanti hanno usufruito del bonus?
La
situazione non è bella e siamo nel cuore dei nostri commercianti e dei loro
rappresentati, ci rendiamo conto che diventa complicato stringere alleanze
quando chi amministra dichiara, vantandosene come un grande risultato, che
presto apriranno altri supermercati (cinesi o italiani poco importa) e che un
segnale di crescita è la riapertura di una discoteca. Non abbiamo niente contro
le discoteche o i nuovi supermercati, la libertà d’impresa è sacra, ma un amministratore
ha il dovere di accompagnare lo sviluppo del proprio paese non di subirlo. Spesso
invece avviene esattamente il contrario.
Per
questo è inutile prendersela con i cinesi, con gli indiani o con le grandi
catene di distribuzione. Tutti loro “migrano” dove si creano opportunità e, se
nessuno governa il territorio, è normale che vengano fuori come funghi.
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