martedì 1 dicembre 2015

LA FILOSOFIA DI ABOCA

Il patron di Aboca, oltre che un grande imprenditore è, lo diciamo con sincera ammirazione, un grandissimo comunicatore.  Infatti, non vende solo prodotti, vende idee, uno stile di vita, al limite una filosofia. Con queste caratteristiche sarebbe senz'altro un ottimo politico.
La polemica che ha aperto sull'uso dei fitofarmaci nelle coltivazioni di tabacco in Valtiberina, minacciando di abbandonare la vallata, è uno splendido esempio di capacità comunicativa.

Non caso si sono mossi tutti: Regione Toscana, Slow food, Associazioni di categoria, Enti locali, Comitati dei cittadini. 

E pensare che alla fine il signor Mercati ha detto la cosa più semplice del mondo “industria e artigianato sono stati costretti a rispettare regole ferree, a creare depuratori, a sottoporsi a controlli. L'agricoltura no, Le regole ci sarebbero, ultime quelle dettate dalla legge 68 del maggio scorso che definisce e sanziona i delitti contro l'ambiente, ma in agricoltura non vengono applicate e fatte rispettare da sindaci e ASL che così pensano di proteggere l'economia del settore, mentre il 40% dei controlli dell'Arpat danno esito di inquinamento”.
Parole pesanti quanto il piombo (anch'esso un noto inquinante) che quantomeno dovrebbero sollecitare qualche verifica, ma davvero il problema è solo il rispetto delle regole?
Non è così, o almeno non è proprio così. Per Mercati l’immagine è importante quanto il prodotto, la sua preoccupazione non è solo legata alla mancanza di controlli (cosa gravissima se fosse appurata) ma alla convivenza con colture e prodotti che confliggono con l’immagine “Bio” della sua azienda.
La caratteristica della sua filosofia aziendale, infatti, è di essere assoluta, a tratti inconciliabile con una parte del resto del mondo. Questo significa che la convivenza con altri (imprenditori e amministrazioni locali in primis) che non la pensano allo stesso modo diventa complicata. In questo riesce a conciliare, in maniera mirabile, le esigenze aziendali con un sano sentimento, diffuso tra l’opinione pubblica, riguardo alla salubrità della terra e alla lotta a ogni forma d’inquinamento. In tal modo riesce a coinvolgere, di volta in volta, soggetti diversi. 
Non è un caso, per esempio, che proprio in Valdichiana sia nato, con il concorso di vari attori (come abbiamo avuto modo di segnalare in queste pagine) un progetto di distretto biologico. E proprio qui Aboca abbia “sostenuto” la lotta contro l’ipotesi di una Centrale a Biomasse.  
Non stiamo dando un giudizio di merito, quello che ci preme evidenziare è che assistiamo a un approccio dove l’imprenditoria si serve di strumenti più sofisticati che in passato per portare avanti le proprie idee: l’impatto dei social per esempio, l’articolo in cui si parla dell’abbandono di Aboca della Valtiberina ha raccolto quasi 50.000 mi piace su facebook, il sapiente uso delle frasi ad effetto, l’eco sui media nazionali,  la ponderata attenzione dei politici, in specie quelli lontani dal territorio ed infine l’utilizzo della militanza ambientalista come sostegno ad una strategia produttiva.
In questo senso il caso che si è aperto in Valtiberina è indicativo di una tendenza. C’è solo un problema: a questo mondo non siamo soli. Quando si discute di economia, di produzioni, di sviluppo, inevitabilmente, si è chiamati a confrontarsi con vari interessi.
Uno dei tabacchicoltori chiamati in causa ha detto una cosa banale ma non per questo meno vera “se le erbe officinali danno lo stesso reddito del tabacco siamo ben disponibili a cambiare produzione”. La stessa cosa probabilmente potrebbero dire i proprietari dei frutteti in Valdichiana, quelli che lavorano con l’ ortofrutta, le grandi aziende intensive che coltivano mais e grano. 
Noi crediamo che sia necessario trovare un giusto equilibrio, la Toscana è un grande marchio nel mondo, e i prodotti della nostra terra vantano un surplus di fascino che altri non possiedono. Il punto è tutto qui, siamo in grado di reimpostare le politiche agricole rilanciando il marchio Toscana e contestualmente diminuire l’impatto ambientale delle produzioni?  
Il problema, da qualunque parte si voglia guardare, è sempre quello del reddito, se un’attività produce un giusto profitto va avanti in caso contrario fallisce. Per questo osserviamo con attenzione il dibattito che si è aperto a partire dalle dichiarazioni del signor Mercati. Vogliamo proprio vedere come andrà a finire.  Una cosa come Chianini attendiamo con ansia: visto che la nostra Vallata è stata citata più volte come possibile alternativa alle produzioni valtiberine di Aboca, si riprodurrà anche da noi un conflitto tra agricoltura “Bio” e produzioni tradizionali?
In tal caso prevenire è meglio che curare per cui fin da subito sarebbe opportuno un intervento delle Amministrazioni locali e delle associazioni di categoria.


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