Il
patron di Aboca, oltre che un grande imprenditore è, lo diciamo con sincera
ammirazione, un grandissimo comunicatore.
Infatti, non vende solo prodotti, vende idee, uno stile di vita, al
limite una filosofia. Con queste caratteristiche sarebbe senz'altro un ottimo politico.
La
polemica che ha aperto sull'uso dei fitofarmaci nelle coltivazioni di tabacco
in Valtiberina, minacciando di abbandonare la vallata, è uno splendido esempio
di capacità comunicativa.
Non
caso si sono mossi tutti: Regione Toscana, Slow food, Associazioni di
categoria, Enti locali, Comitati dei cittadini.
E pensare che alla fine il
signor Mercati ha detto la cosa più semplice del mondo “industria e artigianato
sono stati costretti a rispettare regole ferree, a creare depuratori, a
sottoporsi a controlli. L'agricoltura no, Le regole ci sarebbero, ultime quelle
dettate dalla legge 68 del maggio scorso che definisce e sanziona i delitti
contro l'ambiente, ma in agricoltura non vengono applicate e fatte rispettare
da sindaci e ASL che così pensano di proteggere l'economia del settore, mentre
il 40% dei controlli dell'Arpat danno esito di inquinamento”.
Parole
pesanti quanto il piombo (anch'esso un noto inquinante) che quantomeno
dovrebbero sollecitare qualche verifica, ma davvero il problema è solo il
rispetto delle regole?
Non
è così, o almeno non è proprio così. Per Mercati l’immagine è importante quanto
il prodotto, la sua preoccupazione non è solo legata alla mancanza di controlli
(cosa gravissima se fosse appurata) ma alla convivenza con colture e prodotti
che confliggono con l’immagine “Bio” della sua azienda.
La
caratteristica della sua filosofia aziendale, infatti, è di essere assoluta, a
tratti inconciliabile con una parte del resto del mondo. Questo significa che
la convivenza con altri (imprenditori e amministrazioni locali in primis) che
non la pensano allo stesso modo diventa complicata. In questo riesce a
conciliare, in maniera mirabile, le esigenze aziendali con un sano sentimento,
diffuso tra l’opinione pubblica, riguardo alla salubrità della terra e alla
lotta a ogni forma d’inquinamento. In tal modo riesce a coinvolgere, di volta
in volta, soggetti diversi.
Non
è un caso, per esempio, che proprio in Valdichiana sia nato, con il concorso di
vari attori (come abbiamo avuto modo di segnalare in queste pagine) un progetto
di distretto biologico. E proprio qui Aboca abbia “sostenuto” la lotta contro
l’ipotesi di una Centrale a Biomasse.
Non
stiamo dando un giudizio di merito, quello che ci preme evidenziare è che assistiamo
a un approccio dove l’imprenditoria si serve di strumenti più sofisticati che
in passato per portare avanti le proprie idee: l’impatto dei social per
esempio, l’articolo in cui si parla dell’abbandono di Aboca della Valtiberina
ha raccolto quasi 50.000 mi piace su facebook, il sapiente uso delle frasi ad
effetto, l’eco sui media nazionali, la ponderata
attenzione dei politici, in specie quelli lontani dal territorio ed infine l’utilizzo
della militanza ambientalista come sostegno ad una strategia produttiva.
In
questo senso il caso che si è aperto in Valtiberina è indicativo di una
tendenza. C’è solo un problema: a questo mondo non siamo soli. Quando si discute
di economia, di produzioni, di sviluppo, inevitabilmente, si è chiamati a
confrontarsi con vari interessi.
Uno
dei tabacchicoltori chiamati in causa ha detto una cosa banale ma non per
questo meno vera “se le erbe officinali danno lo stesso reddito del tabacco
siamo ben disponibili a cambiare produzione”. La stessa cosa probabilmente potrebbero
dire i proprietari dei frutteti in Valdichiana, quelli che lavorano con l’
ortofrutta, le grandi aziende intensive che coltivano mais e grano.
Noi
crediamo che sia necessario trovare un giusto equilibrio, la Toscana è un
grande marchio nel mondo, e i prodotti della nostra terra vantano un surplus di
fascino che altri non possiedono. Il punto è tutto qui, siamo in grado di
reimpostare le politiche agricole rilanciando il marchio Toscana e contestualmente
diminuire l’impatto ambientale delle produzioni?
Il
problema, da qualunque parte si voglia guardare, è sempre quello del reddito, se un’attività
produce un giusto profitto va avanti in caso contrario fallisce. Per questo
osserviamo con attenzione il dibattito che si è aperto a partire dalle
dichiarazioni del signor Mercati. Vogliamo proprio vedere come andrà a finire. Una cosa come Chianini attendiamo con ansia:
visto che la nostra Vallata è stata citata più volte come possibile alternativa
alle produzioni valtiberine di Aboca, si riprodurrà anche da noi un conflitto tra
agricoltura “Bio” e produzioni tradizionali?
In
tal caso prevenire è meglio che curare per cui fin da subito sarebbe opportuno
un intervento delle Amministrazioni locali e delle associazioni di categoria.
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