Singolare
affermazione di Matteo Renzi. Durante la conferenza di fine anno il Presidente
del Consiglio ha asserito che la città di Arezzo è (quasi) sempre stata di
centrodestra.
La
dichiarazione veniva per risposta ad uno striscione, apparso durante le protese
contro il decreto salva banche, che recitava “in terra rossa vi siete scavati
la fossa”, dando ad intendere un coinvolgimento del Pd e del centrosinistra nel
Crac della banca.
Di
sicuro Renzi, che non ha il dono dell’onniscienza, si è fidato, di qualche nota
dei suoi collaboratori, i quali hanno mostrato scarsa dimestichezza con la
storia politica aretina.
Attestare
che Arezzo è sempre stata di centrodestra e che il centrosinistra ha vinto solo
grazie a Fanfani e a Nepi (quest’ultimo per altro fu sconfitto da Lucherini) è una
sciocchezza.
Tutti
i Sindaci, almeno fino all’elezione diretta introdotta nei primi anni novanta,
sono stati appannaggio del Partito Socialista a cominciare da Enrico Grazi,
Santi Galimberti, Ivo Barbini, Cornelio Vinay, il mitico Aldo Ducci (per ben 6
legislature), Renato Gnocchi, Valdo Vannucci. Quando poi fu introdotta l’elezione
diretta, si sono succeduti Paolo Ricci (centrosinistra) Luigi Lucherini (centro
destra), Giuseppe Fanfani (centro sinistra), Alessandro Ghinelli (centro
destra).
Dunque
dire che Arezzo è di centro destra è storicamente sbagliato. Non vorremmo che la
pratica della rottamazione si estendesse anche alla memoria perché altrimenti
si rischia di fare la fine dello smemorato di Collegno.
Detto
questo riteniamo che Renzi abbia ragione quando svincola il Pd dalla questione di
Banca Etruria. L’abbiamo già scritto e lo ripetiamo: cosa c’entrano i partiti
del centro sinistra con la storia di quella banca? Quale peso hanno avuto nel
corso degli anni gli Enti Locali nella conduzione della banca? Per fortuna i giornalisti
hanno fatto un buon lavoro mostrando dove sono finite la gran parte delle
sofferenze e dei debiti. Quanti di quei nomi o di quelle operazioni sono riconducibili
a una matrice legata al centrosinistra?
Si
può certamente parlare di responsabilità politica ma solo per quanto riguarda il
decreto del governo che, forse, doveva e poteva salvaguardare meglio i
risparmiatori ma tutto questo con la conduzione della banca non c’entra un fico
secco. Però ormai è passata l’idea, più sui giornali nazionali che su quelli
locali, che sanno bene come stanno le cose, che la Banca fosse una banca “rossa”.
Su
questo punto era non solo obbligatoria ma doverosa una forte presa di posizione
del PD aretino e dei suoi rappresentanti in parlamento per smentire, una volta
per tutte queste voci.
E
andava fatto non con un comunicato su facebook o qualche riga su twitter ma con
un’iniziativa pubblica, rischiando contestazioni, ma dicendo le cose con
chiarezza.
In
politica talvolta è più utile affrontare il toro per le corna che piegarsi come
giunchi sotto la piena.
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