martedì 15 dicembre 2015

DIFFAMATE, DIFFAMATE, QUALCOSA RESTERA'

Non siamo qui a difendere la ministra Maria Elena Boschi che, come dice il titolo del libro di Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene, è “Una tosta” ed è quindi in grado di difendersi da sola.
Siamo qui a vituperare, avete capito bene, vituperare il modo tutto italico di massacrare le persone. In questo caso con un’aggravante, che trattandosi di una donna, per di più nemmeno sgradevole, gli ammiccamenti si sprecano in abbondanza.

Ci fanno ribrezzo quei piccoli sciacalli che sul web, diffamano a piene mani, senza capire un cavolo di banche, azioni, obbligazioni, decreti e conflitto d’interessi. Quello non è diritto di critica è sollazzo allo stato puro, goliardia che non serve a nulla se non a soddisfare l’egocentrismo di qualche frustrato.

Ci disgustano quelli che presentano mozioni di sfiducia senza capo né coda con il solo scopo di fare casino. Se davvero esiste un conflitto d’interessi si tirino fuori le carte altrimenti, converrebbe tacere. Se il padre ha sbagliato, pagherà, la macchina della giustizia s’è già messa in moto ma i favoritismi nei confronti del babbo, detto alla Toscana, dove sono?
Sarebbe stato assai meglio discutere nel merito di un provvedimento del governo che anche noi giudichiamo fatto male, e dunque sarebbe stata più seria una bella mozione di sfiducia a tutto l’esecutivo. Ma qui la politica c’entra poco, c’entra molto di più il moralismo giacobino dei tagliatori di teste, i manichei in servizio permanente effettivo, come quel famoso scrittore che noi stimiamo, perché quando uno rischia la pelle è degno di onore, che però ha il brutto vizio di credersi Robespierre.
Il sospetto è che su questa vicenda si voglia creare un incidente politico, non a caso sui giornali si spara su Banca Etruria mentre le altre tre banche coinvolte sembrano scomparse dall'orizzonte dei radar. A dirla tutta anche da noi, nel nostro piccolo mondo, manca un dibattito serio su quello che è successo.
Gli stessi giornalisti che fino a qualche mese fa elogiavano la solidità della banca, se non ci credete andatevi a leggere gli articoli, oggi sono i primi a sparare cannonate. 
I partiti (ammesso che esistano ancora) tirano la vicenda come fosse un elastico e quelli che avrebbero il diritto di incazzarsi davvero, cioè i risparmiatori turlupinati, alla fine passano in secondo piano. Uno spettacolo indecoroso.
Quello che nessuno vuol vedere è che qui da noi è entrato in affanno un sistema, una crisi iniziata qualche anno fa con il crollo delle aziende orafe, con la perdita  di peso del manifatturiero, con un’assenza paurosa di programmazione da parte di chi aveva il dovere di porsi qualche domanda sul futuro sociale ed economico di questa provincia.
Ci sono poi affermazioni che fanno sorridere: Banca Etruria, banca rossa? Fa comodo dirlo, ma se si guarda alla storia, non è così. Quest’aggettivo potrebbe valere per il Monte dei Paschi, controllato dalla Fondazione a sua volta controllata dagli enti locali ma si può dire la stessa cosa di Banca Etruria? Andate a vedere la composizione dei Cda, del management, dell’assemblea e di come erano orientati i voti degli azionisti, andate a vedere dove sono finiti i soldi e forse  ci capirete qualcosa .

Un’ultima annotazione per la Ministra. Non c’è piaciuta la sua replica alla mozione di sfiducia, non è politicamente educato rispondere “vediamo chi ha la maggioranza”. I numeri in questo caso non contano, conta la sostanza e lei ha l’obbligo di riferire al Parlamento e al paese, sgombrando così ogni dubbio e ogni illazione. 

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