Invece
di perdersi in dispute inutili, talune al limite dall'art. 527 del codice
penale italiano “atti osceni in luogo pubblico”, visto l’utilizzo immondo che
si fa del sentimento religioso da parte di qualche amministratore, meglio
sarebbe cominciare a ragionare su cosa una comunità locale può fare per la
propria gente.
Tre
sono, a nostro avviso, le azioni più importanti: promuovere lo sviluppo e
quindi creare lavoro, favorire ambiente e cultura, tutelare i più deboli con un
welfare locale che per necessità (scarsezza di risorse pubbliche) ed equità
(valutazione del bisogno e disponibilità economiche delle famiglie) non
necessariamente deve essere universalistico.Recentemente l’on. Vanna Iori (deputata del PD), ma le stesse cose le avremmo dette anche se fosse stata della Lega Nord, ha presentato un proposta di legge che va nella direzione di tutelare il caregiver. Termine anglofono che significa "colui che presta le cure".
Nel
caso della proposta di legge si tratta di primary caregiver, cioè il figlio, il
coniuge, il familiare o l’amico che si prende cura, presso la propria casa,
volontariamente e senza alcun compenso, di una persona non autosufficiente. Un
impegno spesso totalizzante, che talvolta porta a rinunce e a privazioni. In
Italia, a differenza di quello che avviene in altri paesi, solo la legge 104/1992
(di cui alcuni abusano) prevede permessi retribuiti per chi assiste disabili e
malati gravi, ma nessuna norma è rivolta a coloro che assistono a tempo pieno.
Eppure
secondo l’ISTAT sono oltre nove milioni i caregiver familiari (dei quali circa
il 90% donne che spesso si trovano a dover assistere contemporaneamente bambini
e anziani). Questi numeri corrispondono a sette miliardi di ore di assistenza
all'anno. Da qui si capisce quanto questa pratica di assistenza assuma importanza
nel sistema del welfare.
Noi
crediamo che le Istituzioni locali debbano, non solo sostenere a spada tratta
questa proposta di legge, ma aprire una seria riflessione su quest’argomento .
Siamo
francamente un po’ stanchi de leggere sempre e solo discussioni su dove sarà la
sede dell’ASL, sulle macro aree sanitarie, sull'importanza o meno dei piccoli
ospedali. Tutte polemicuzze che spesso sottendono tornaconti particolari o
professionali ammantanti da interesse dei cittadini.
Coloro
che soffrono, che sono in difficoltà, che vanno a fare un visita chiedono solo una cosa che il sistema funzioni,
se poi la sede amministrativa dell’ASL è
a Siena o ad Arezzo non ha importanza.
Per
questo le Amministrazioni Locali devono recuperare un ruolo, le poche risorse,
invece di essere disperse, come talvolta avviene, per propagandare l’attività
di questo o quell'Assessore, sarebbero meglio spenderle per la gente che svolge
una funzione fondamentale di assistenza.
La
conferenza dei Sindaci si è mai peritata di fare un’indagine per capire quanti caregiver
ci sono in Valdichiana? Hanno mai pensato di destinare forze ed energie a
questo segmento fondamentale del Welfare locale? Vanno benissimo le cene di beneficenza a
sostegno dei poveri, anche se ci sembra un po’ contraddittorio rimpinzare il
proprio stomaco per riempire quello altrui, ma questo non può zittire la nostra
coscienza collettiva.
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