Il sistema del credito locale attraversa
un momento particolare, le vicende di Banca Etruria riempiono ormai da qualche
tempo le pagine dei giornali e non potrebbe essere diversamente visto il peso
che questo istituto ha avuto sul territorio aretino. Commentatori ben più autorevoli
di noi hanno analizzato a fondo gli aspetti positivi e negativi di un’operazione
inevitabile e forse tardiva.
Un fatto è certo, il “salvataggio” non è stato e
non sarà indolore.
Un noto economista americano diceva “che nessun pasto è
gratis”, l’andamento della vicenda lo sta dimostrando in maniera chiara. Soltanto
un piccolo appunto: la gran parte degli opinionisti ci dice chi ci ha perso, quasi
nessuno evidenzia chi ci ha guadagnato.
L’economia, lo sanno anche i
bambini, è fatta di vasi comunicanti se uno ci scapita, qualcun altro trae un
utile. E’ mai possibile che in una vicenda come quella della principale banca aretina
ci abbiano rimesso tutti? Difficile crederlo.
Ma non è questo il tema. L’argomento
su cui su cui vogliamo porre l’accento è l’intenzione
di unire Banca Valdichiana e Banca di Credito Cooperativo di Montepulciano. Non
conosciamo il piano industriale che sta alla base di questa proposta, per cui è
difficile dare un giudizio compiuto, però quello che abbiamo capito, dalle
parole spese nel corso dell’Assemblea dei soci di Banca Valdichiana, è che i
cambiamenti intervenuti sul piano normativo ma soprattutto macroeconomico, rendevano
necessario un rafforzamento del sistema
del credito locale.
Una scelta corretta, a fronte di un modello sempre
più internazionalizzato dei grandi gruppi, il rafforzamento di un polo bancario
territoriale è un fatto positivo.
Il problema è per fare cosa. Prendiamo atto che nel
corso dell’assemblea è stato detto che è
intenzione della Banca mantenere alta l’attenzione verso il territorio in
termini di servizi, progetti, mutualità.
Le intenzioni appaiono buone, il credito, infatti, è
una leva essenziale per la ripartenza economica delle imprese e se il legame
col bacino di riferimento esce rafforzato da un’unione bancaria, è un’ottima
notizia. E’ però un cambiamento col quale fare i conti.
A questo punto si tratta anche di capire che ruolo intendono
svolgere le istituzioni. Ferma restando, com'è naturale, l’autonomia decisionale
di socie e management delle due banche sarebbe interessante comprendere se, a
fronte di uno sforzo del credito locale, esista da parte delle istituzioni un
analogo impegno per lo sviluppo. Noi siamo fermamente convinti che un sistema territoriale
sia forte e competitivo se ci sono istituzioni in grado di creare opportunità,
imprese capaci di coglierle e un sistema del credito efficiente nel sostenerle.
In questo senso la possibile unione tra due banche, in un territorio omogeneo
come quello della Valdichiana, può diventare una grande opportunità.
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