giovedì 26 novembre 2015

SERRISTORI E FRATERNITA DUE STRADE OPPOSTE

Il dottor P.Luigi Rossi, persona stimabilissima, è stato nominato Primo Rettore della Fraternita dei Laici, un incarico prestigioso in una istituzione che fa parte da tempo immemorabile  della vita sociale della città di Arezzo.
Le sue prima parole sono state chiare, tre le linee sulle quali la Fraternita dei Laici si muoverà, "la prima riguarda la cultura, sono secoli che questo Ente la promuove e noi continueremo. Poi c'è l'agricoltura: la Fraternita ha 1200 ettari di terreni agricoli e boschivi e produce prodotti di qualità che vengono esportati anche all'estero. La terza, ma non certo ultima, linea riguarda la tutela del sociale."

Una bella differenza con quanto sta avvenendo a Castiglion Fiorentino, dove l’Ente Serristori, che per finalità somiglia parecchio alla Fraternita, ha deciso di alienare o affittare gran parte del proprio patrimonio agricolo.

Non ci piace fare paragoni, perché ogni realtà ha la sua storia, però in questo caso ci sentiamo in dovere di intervenire. L’interrogativo che ci poniamo, al di là dei dubbi che abbiamo espresso sulle procedure del bando, è perché il Consiglio di Amministrazione dell’Ente non intenda valorizzare i propri beni.
Per quello che ne sappiamo le precedenti gestioni avevano avviato un percorso di sviluppo delle proprietà agricole del Serristori, avviando contatti con istituti universitari per valutare la messa a reddito di  terreni e boschi e realizzare opportunità di lavoro. Tutto azzerato per paura, come dice la delibera del Serristori del “rischio d’impresa”.  
Ci domandiamo, e con noi se lo domandano in tanti, perché si debba temere una gestione aziendale, certo ci sono delle incognite ma la possibilità di benefici futuri è ben maggiore che non vendere o affittare.

A vivere di rendita tutti sono più o meno capaci, magari mangiandosi giorno dopo giorno il patrimonio, impostare un serio piano industriale è più complicato ma chi è chiamato a ottimizzare le proprietà pubbliche non può ritirarsi dalla mischia a vantaggio dei privati. Troppo facile e troppo comodo. In questo senso il Primo Rettore della Fraternita ha lanciato un segnale preciso e noi siamo d’accordo con lui: mettere a reddito i beni e investire in sociale e cultura. Non è giusto smantellare a cuor leggero un patrimonio centenario. 

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