mercoledì 4 novembre 2015

PASOLINI E' SULLA NAVE PER VALINOR

Lo scrittore Gaetano Cappelli in un post a quarantanni dalla morte di Pierpaolo Pasolini ha detto la sua. Un intervento al limite della provocazione: «ricorre oggi san Pasolini. Il grande intellettuale e profeta italiano. Da giovane consegnò un compagno di scuola alla polizia fascista. Passò poi con i comunisti che gli avevano trucidato il fratello. Fu il primo a scagliarsi contro la cultura di massa - disprezzò i Beatles e la televisione stando sempre in televisione.  Riuscì a fare l’apologia del comunismo in Russia negli anni 70, quando anche le pietre sapevano che schifezza era. Si scagliò contro il consumismo girando in Ferrari e posando in total Gucci. Oggi molte scuole gli sono dedicate. Egli infatti, Pasolini, amò molto i ragazzini».

Parole di una durezza sconcertante, a tratti perfino ripugnanti, ci fa schifo, per esempio, che le persone vengano giudicate sulla base delle preferenze sessuali.  
Però sono parole che, al netto della sgradevolezza, hanno un merito, quello di aver lanciato un sasso nello stagno dell’agiografia pasoliniana. 

La stessa cosa, seppur in toni diversi, ha fatto Gabriele Muccino commentando il  cinema pasoliniano “per quanto io ami Pasolini pensatore, giornalista e scrittore, ho sempre pensato che Pasolini regista fosse fuori posto, anzi, semplicemente un “non regista” che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile, senza un punto di vista meramente cinematografico sulle cose che raccontava...».
Tutti e due, tanto per cambiare, sono stati più o meno coperti di insulti.
Non sappiamo quanto serva oggi discernere sul valore della figura di Pasolini però, come non ci piacciono le critiche immotivate, non ci incantano gli artisti alzati agli onori degli altari per questioni che spesso nulla hanno a che vedere con l’arte.  
Di Pasolini apprezziamo i romanzi (non tutti), alcuni articoli di giornali, il suo amore per il calcio, per niente la poesia. Che sia stato un intellettuale è indubbio, definirlo un’icona non ci trova d’accordo. Il problema di una certa sinistra cerebrale in questo paese è sempre stata quella di spalmare  la propria identità sopra alcuni personaggi. Molto spesso, e non è un caso, personaggi lontani dalla modernità, con la testa voltata all'indietro, dove la cultura faceva tutt'uno con lo snobismo. 
Pasolini non è l’unico ad aver segnato, secondo certi giornali e riviste, la storia di questo paese. Ma appunto fa ormai parte della storia, resuscitarlo non servirebbe a niente.
Lui e tanti altri al pari degli Elfi del Signore degli Anelli sono già sulla nave diretta a Valinor. Una terra come dice Tolkien “ben custodita” ma posta in un’altra dimensione rispetto alla terra degli uomini. Non fanno più parte del nostro mondo, se è giusto ricordarli per quello che, nel bene o nel male, hanno dato non pretendiamo che oggi possano dare qualcosa.
Di Pasolini ricordiamo una frase: «Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l'erba, la gioventù. L'amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro» .
Com'è finito lo sappiamo.


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