martedì 24 novembre 2015

IL CALCIO E LE VERITA’ ASSOLUTE

“La vita è un pallone rotondo” scrive Dimitrijevic Vladimir. Dovrebbe tenere a mente questa frase Arrigo Sacchi quando critica senza pietà il gioco dell’attuale (per quanto?) capolista del campionato italiano.

Per il mister di Fusignano le prestazioni dell’Inter sono il prodotto di un «calcio antico, rivisitato da una persona con idee chiare. Va bene in un paese come l’Italia, dove la vittoria è tutto. All'estero il calcio è uno spettacolo sportivo. Da noi, invece, non è uno spettacolo perché non c’è estetica, né uno sport perché non si rispettano le regole, come dimostrano i tanti scandali».
Il “pallone”, dovrebbe saperlo un uomo come lui che ha dedicato anima e cuore a questa disciplina, ormai da parecchio tempo ha smesso di essere uno sport (se mai lo è stato) per cui diventa complicato valutarlo al pari di un’impresa sportiva.

Forse è meglio considerarlo, come ormai dicono in molti, uno spettacolo e lo spettacolo soggiace all'arte. Se le cose stanno così è difficile,  per non dire impossibile, applicare fino in fondo i canoni dell’estetica a una rappresentazione artistica.
L’arte, qualunque forma di arte, non si piega all'estetica. Personalmente apprezziamo i pittori fiamminghi del quattrocento e non amiamo (per non dire di peggio) il movimento spazialista ma non ci sogneremo mai e poi mai di dare un giudizio estetico su Fontana e i suoi epigoni. Come disse un certo Kant è sbagliato usare il termine “estetica per quella che in realtà non sarebbe altro che una critica del gusto”.
Quindi la valutazione sul gioco dell’Inter è questione di gusto. C’è gente al mondo che mangia serpenti e scarafaggi, questione di gusto appunto.
Il calcio però non è solo arte. Desmon Morris, uno zoologo, si proprio uno zoologo, ha scritto uno stupendo saggio intitolato le “Tribù del calcio” dove collega riti, comportamenti, gesti dei tifosi con quelli tribali. Le bandiere i tamburi, i cori rimandano alle antiche compagnie militari, gente senza dio o patria, fedeli solo ai colori delle insegne e al loro capitano.
Un grande narratore come Galeano è arrivato ad affermare che il football è una metafora della vita, conglobando in novanta minuti sentimenti e ribellioni, passioni sfrenate e lutti. Tutte faccende che non c’entrano nulla con il “bel gioco” e la leziosa estetica degli schemi.
Concludiamo con una citazione d Enzo Bearzot, forse meno letteraria ma non per questo meno vera  “Il calcio è lo sport di squadra più sparagnino che ci sia. Il gol è un evento raro, quando accade bisogna difenderlo con i denti. In questo, in effetti, un po' assomiglia alla vita”.

Non abbiamo nulla da insegnare sul calcio al grande Arrigo Sacchi che in vita sua ha vinto tutto quello che c’era da vincere, però i giudizi estetici sono un campo più complicato di un rettangolo di gioco. Certo ognuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni ma non farle diventare “parola di Dio”. E’ questa una brutta malattia che sembra ormai aver infettato la gran parte di coloro che in Italia parlano non solo di sport ma di politica, arte, economia. Le proprie idee sono verità assolute, il resto è broda da gettare ai porci. 

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