Un fantasma barbuto si aggira per Castiglion
Fiorentino, è quello di Cosimo Serristori che, preso congedo dalla tomba nella
chiesa di San Filippino, dicono si appresti a visitare i membri del Consiglio
di Amministrazione dell’Ente.
Chi l’ha incontrato racconta di averlo trovato molto arrabbiato.
Il motivo è presto detto: senza colpo ferire (e in un ingannevole silenzio) si
sta chiudendo a Castiglion Fiorentino un’epoca, iniziata oltre trecento anni
orsono, quando il bravo Cosimo destinò il suo cospicuo patrimonio a beneficio degli
studenti e dei giovani castiglionesi. Da allora molta acqua è passata sotto i
ponti e attualmente il lascito del Conte serve per sostenere la Casa di Riposo
e altre benefiche iniziative.
L’eredità più cospicua consisteva in un’azienda
agricola: campi, pascoli, boschi, case e oliveti. Oggi, con un semplice atto
burocratico, il Consiglio di Amministrazione dell’Ente ha messo in vendita tutti
i boschi, tutti i pascoli, tutte le attrezzature ed ha stabilito di affittare
per 20 anni una quota consistente dei terreni seminativi. In pratica una bella fetta dell’eredità del
vecchio Serristori scompare, questa è la ragione della furia di Cosimo.
Perché si vende? Per trovare i soldi necessari a completare la
ristrutturazione della casa di Riposo. Finalità encomiabile ma che poteva
essere raggiunta senza alienare il patrimonio agricolo che, lo diciamo per
inciso, non appartiene ai membri del CdA ma a tutti i Castiglionesi. Prima di
arrivare al punto di non ritorno forse era meglio interpellare la comunità, per
capire cosa ne pensava.
Ma La burocrazia, contaminata dalla politica, diventa
un mostro e questa volta ha fagocitato un lascito che da trecento anni era
nelle disponibilità della nostra comunità.
Adesso diventa più comprensibile perché il Sindaco
non ha nominato nessuno della minoranza nel CdA del Serristori, meglio non
avere rompiscatole tra i piedi, secondo il principio del “chi vince prende
tutto” e così il CdA con una botta sola
ha deliberato di cancellare un pezzo di storia castiglionese. Ma almeno lo facciano con eleganza. Prima di
procedere su questa china, invero piuttosto pericolosa, sarebbe opportuno sgombrare
il campo da ogni possibile illazione.
Alcune semplici domande:
· Com'è possibile deliberare la vendita e l’affitto dei terreni, com'è accaduto in data 28 agosto 2015, sulla base di una relazione tecnica redatta (come dichiarato in delibera) lo stesso giorno 28 agosto? Come mai la valutazione non è stata affidata all’U.T.E. (Ufficio tecnico erariale)? Nemmeno un attimo di riflessione, un minimo di studio e di approfondimento su di un fatto tanto importante. Al mattino si scrive la relazione e la sera si delibera. Davvero strano.
· Il lotto che va all'asta si divide in tre parti: vendita del bosco e dei pascoli, attrezzature, affitto terreni. Come mai si è deciso di fare un lotto unico invece che procedere ad aste separate? In questo modo si scoraggiano molti possibili compratori. Chi è interessato al bosco può non essere interessato alle attrezzature, chi è interessato al seminativo può non essere interessato al bosco e così via.
· Ma c’è qualcosa di più clamoroso. Ci domandiamo come sia possibile non prevedere la possibilità di offerta su bosco e pascoli e sulle attrezzature (per i quali è previsto un prezzo fisso) e l’unica offerta ammessa al rialzo (che darà diritto a tutto il lotto) sia solo quella sull'affitto dei terreni (11.357 euro). Cioè aggiudicandosi la fetta più piccola si mangia tutta la torta.
· Com'è possibile vendere 211 ettari di bosco e pascolo (in sostanza tutto il patrimonio boschivo dell’Ente) a 192.000 euro, quando solo il taglio rende almeno 1000 euro a ettaro? In data 27/01/2015 la Commissione provinciale dell’Agenzia delle entrate ha stabilito che i boschi nelle colline di Arezzo valgono 4000 euro a ettaro e i pascoli 2100. Anche facendo la tara appare davvero basso il prezzo fissato dal Serristori di 1000 euro a ettaro per il bosco e di 800 per il pascolo, pascolo per il quale è prevista la PAC. Qualcosa non torna.
· A chi si aggiudica l’affitto dei terreni (66 ettari), sono lasciati i contributi della PAC che da soli valgono più del prezzo base dell’asta. Com'è possibile?
· I confinati possono esercitare il diritto di prelazione, però devono accollarsi tutto il lotto, cioè comprare non solo i terreni confinati ma farsi carico dell’affitto di 66 ettari e dell’acquisto dei macchinari. Non vi sembra un modo per deprimere possibili acquirenti?
· Le case e i ruderi presenti nella parte boscata che fine fanno? Si acquistano insieme ai boschi oppure sono scorporati? Nel primo caso si comprano per un tozzo di pane nel secondo sarebbe opportuno che fosse detto chiaramente che gli immobili e i ruderi non si vendono.
· Gli oliveti dell’ente, che non vengono venduti, con quale bando di gare verranno affittati o sono stati affittati a dei privati?
· I lotti di terreno dell’Ente che già oggi sono affittati a privati con quale bando di gara sono stati concessi? Non ci risulta che sia stato fatto.
· In ultimo il Comune al quale spetta la sorveglianza intende intervenire su tutte queste incongruenze?
Visto quanto sta accadendo crediamo che Cosimo
Serristori abbia tutte le ragioni a essere arrabbiato e se di notte va a tirare
le coperte di qualcuno ha tutta la nostra comprensione.
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