lunedì 23 novembre 2015

AVER FATTO IL SINDACO E' UN PECCATO MORTALE

La sincronia nelle interviste può voler dire due cose, o grande sintonia d’idee oppure “veline” prestampate. Le concomitanti dichiarazioni dei due vicesegretari del PD: Guerini a La Stampa e Serracchiani a La Repubblica fanno venire il sospetto che appartengano alla seconda categoria.
Non è umanamente possibile che a due testate diverse si dicono le stesse cose, utilizzando le stesse parole e perfino la stessa punteggiatura. Una cosa sono idee comuni, altra cosa è un copione in cui non si varia neppure una virgola.

Ma al di là di questo singolare aspetto quello che merita un’analisi è l’annuncio, esposto in tutte e due le interviste, per cui chi ha fatto il sindaco per due mandati non può ricandidarsi alle primarie del PD per fare di nuovo il sindaco, questa regola verrà proposta a una delle prossime direzione del PD. Obbiettivo: rinnovare la classe dirigente. Da qui in avanti il rinnovamento si fa per decreto (leggi norma), con buona pace di chi ancora crede che la politica sia confronto di idee.    

Anche i più ingenui si rendono conto che la direttiva è stata pensata  per impedire a Bassolino di poter concorrere alle primarie per sindaco di Napoli. Evidentemente nell'attuale gruppo dirigente del PD c’è il timore che il “vecchio” le possa vincere, altrimenti non si metterebbe in campo una regola tanto cervellotica.
Premesso che di Bassolino nel corso della sua lunga stagione politica abbiamo condiviso ben poco, quello che però risulta indigesto è che un cittadino che gode dell’elettorato attivo e passivo non possa concorrere alle primarie. Il suo peccato? Essere stato Sindaco.  
Dunque nel PD si da per scontato che aver fatto il primo cittadino è di per se una colpa, una colpa tanto grave da impedire, secondo l’ineffabile logica dei due vicesegretari, di poter perfino concorrere alle primarie. E chi ha fatto il parlamentare? Il Presidente di provincia o di Regione? Il Consigliere Regionale? L’europarlamentare? Quelli no, quelli vanno bene, alla faccia del ricambio della classe dirigente.
Su questo i due ineffabili sbagliano. Il motivo è semplice, già la legge prevede, a differenza di quanto accade per altre cariche elettive, che dopo due legislature il sindaco non sia più ricandidabile. Come minimo deve aspettare una legislatura, cioè cinque anni per riaffacciarsi alla vita politica del proprio comune. Cinque anni in politica sono un secolo, tempo più che sufficiente per costruire una nuova classe dirigente.
La verità purtroppo è un’altra, una dura verità con la quale né la Serracchiani né Guerini intendono fare i conti. E cioè se riappaiono figure storiche come Bassolino e la gente li vota il problema non sono questi “vecchi arnesi” che non vogliono “mollare l’osso”. Il problema è che la nuova classe dirigente non ha il consenso, punto e a capo.
Le norme “ad exludendum”, non sono mai un bene perché lungi dal  favorire un ricambio fisiologico rischiano di far emerge una nuova classe di “cacicchi” che non ha nemmeno il merito di aver lottato per guadagnarsi il posto. Il risultato finale sarà un fiorire di liste civiche che rischiano di portare il PD alla sconfitta.
A titolo di cronaca rammentiamo che in California, un posto assai sensibile al cambiamento, hanno eletto alla carica di Governatore il signor Edmund Gerald Brown, nato nel 1938, il quale in precedenza aveva ricoperto la stessa carica dal 1975 al 1983 ed è stato sindaco della città di Oakland dal 1999 al 2007.
Quindi un tipo, secondo i due ineffabili, da rottamare a calci nel sedere. Peccato che negli USA adorino, oltre al ricambio,il merito e la competenza, concetti sconosciuti dalle nostre parti.



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