giovedì 19 novembre 2015

EVVIVA DIESEL

Nella piazza virtuale, e non solo in quella, si riesce a polemizzare su tutto. Nei social ha avuto grandissima eco la morte per mano dei terroristi del cane Diesel, una femmina di Malinois utilizzata dalla polizia francese.

Qualcuno ha sottolineato, piuttosto schifato, che la stessa attenzione mediatica e le stesse passioni non le avevano suscitate le vittime degli attentati a Beirut oppure in Nigeria. Come a dire che il peso emotivo della tragica morte di un cane è nettamente superiore a quello di decine di persone. E’ proprio così.

Ma questo non dovrebbe suscitare indignazione, semmai dovrebbe aprire una riflessione sul perché la fine di Diesel sia giudicata passionalmente più impattante di quella delle vittime di un attentato. Qualcuno nei giorni scorsi si è anche domandato perché i morti di Parigi abbiano avuto un peso maggiore nell'animo della gente di quelli dell’aereo russo fatto esplodere nel Sinai o dei ragazzi turchi massacrati da una bomba durante una manifestazione pacifista.
Domande legittime che possono portare a risposte scomode, per cui il peso dei morti è in relazione alla distanza geografica, al colore della pelle, alla vicinanza culturale.
A chi dissente sul povero di Diesel, vorremmo domandare se s’inteneriscono di più per un cane abbandonato o per un barbone all'angolo della strada, siamo convinti che non darebbero una risposta razionale.

E allora è giusto celebrare Diesel, anche se, ne siamo convinti, come cane avrebbe preferito scorrazzare in qualche prato che non infilarsi nel rifugio dei terroristi. 

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