Singolare polemica sugli organi di informazione tra
Vittorio Sgarbi e un cittadino castiglionese.
Tema del contendere la presentazione del catalogo sui
“tesori d’Italia” in mostra a Expo e i
numerosi trasferimenti cui sono sottoposte
le più belle opere castiglionesi, dopo Milano si va a Roma, lasciando così per lungo tempo sguarnita la
Pinacoteca dei pezzi più significativi.
Lo scontro sembra essere quello tra Davide e Golia, impari sul piano del “peso
mediatico” dei contendenti,ma al di là della diatriba, che se non altro mostra
il grande interesse di Sgarbi per il nostro paese, quello che ci solletica è l’insieme
delle argomentazioni che aprono più di uno squarcio su fatti che altrimenti
sarebbero passati sotto silenzio.
Primo, Sgarbi afferma “gli editori, dal comunista Giulio Einaudi ai tanti che pubblicano cataloghi
d'arte, fanno cultura e promuovono la conoscenza, nonostante appartengano a un
sistema industriale che prevede - apriti cielo ! - la vendita dei libri”.
Parole sante, che dovrebbero essere tenute ben a mente da chi a Castiglion
Fiorentino ha sollevato una controproducente polemica sui libri editi negli
anni passati dalla Biblioteca Comunale.
Secondo, la presenza a grandi eventi (Expo, Giubileo), con
opere significative è, come abbiamo già scritto, una scelta strategica di comunicazione i cui risultati
si vedranno tra qualche anno. Sarà quello il momento di valutare se le
centinaia di migliaia di visitatori che hanno visto le mostre troveranno, grazie
ai nostri capolavori, una ragione in più per venire a Castiglion Fiorentino
e in Valdichiana. Non siamo dunque pregiudizialmente ostili a che, per qualche
tempo, si depauperi il patrimonio della Pinacoteca se questo può portare in
futuro frutti ben maggiori.
Cosa diversa è
se la partecipazione agli eventi diventa l’occasione non per favorire il territorio ma
per promuovere questo e quell'amministratore. E’ del tutto evidente che questo aspetto
non riguarda i curatori delle mostre.
Terzo, proprio perché si tratta di una scelta di
promozione del territorio, quindi una scelta politica, crediamo che sulla
questione sarebbe stato opportuno un intervento dell’Amministrazione. Riteniamo
poco elegante investire altri dell’onere di una replica su di una argomento che
attiene al ruolo che si intende assegnare alla pinacoteca come punto di attrazione
per i turisti. E’ una scelta per esempio non essersi opposti al trasferimento
della croce dipinta dalla Pinacoteca alla Collegiata. Si intende forse superare l’idea di una esposizione
centralizzata in favore di un museo
diffuso? E’ una opzione ma bisogna dirlo.
Quarto ci lascia piuttosto perplessi il “chiarimento”
del presidente della Biblioteca, responsabile anche dei musei, il quale testualmente afferma “mi rendo perfettamente conto che probabilmente qualche
turista bene informato sulle nostre opere, possa essere rimasto deluso dall'assenza
di alcune di esse, ma credo che sia stato ripagato dalle altre opere presenti
in pinacoteca e da un museo archeologico in perfette condizioni e completo di
tutti i suoi reperti”.
Secondo questa logica sarebbe
bene che a Castiglion Fiorentino arrivassero
turisti sprovveduti, senza idea di quello che i musei castiglionesi conservano.
L’ignoranza eviterebbe loro una cocente delusione.
Noi la pensiamo diversamente,
vorremmo che i visitatori che vengono a Castiglioni sapessero perfettamente cosa andare a cercare perché questo
significherebbe che opere come il busto di S. Orsola, S. Francesco di Bartolomeo
della Gatta, la Croce Santa, la grande croce dipinta sono capolavori conosciuti
e non semplici riempitivi per una giornata noiosa.
Secondo la strana filosofia del presidente chi va al Louvre per vedere la
Gioconda e non la trova può sempre consolarsi con la venere di Milo. Uno strano
concetto quantitativo dell’arte e della cultura che non ci trova d’accordo.
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