“L'assemblea del Senato ha approvato in
via definitiva il decreto recante misure urgenti per la fruizione del
patrimonio storico e artistico, che ora diventa legge”. Questa è la notizia, una
buona notizia.
Con questo provvedimento infatti si estende l'ambito di applicazione della
legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ai servizi di apertura al
pubblico di musei, monumenti, istituti e luoghi rilevanti nel patrimonio
culturale, storico e artistico nazionale. Ma soprattutto s’introduce il
concetto di essenzialità in un ambito che fino ad oggi ne era escluso.
Nei fatti si stabilisce che il
patrimonio storico e artistico è, a tutti gli effetti, una risorsa strategica. Da troppo tempo si sente
dire che musei, scavi archeologici, opere d’arte sono il “petrolio” del nostro
paese. Parole sante, alle quali però non sono mai seguite azioni coerenti.
Lo stesso vale per i beni culturali, finché
la loro efficienza non verrà equiparata al buon funzionamento di un acquedotto,
di una centrale elettrica, di un porto, non potranno mai diventare una vera risorsa.
Bisogna liberali dalla patina di vecchiume che li ricopre che è fatta di
localismi e burocrazia. E’ necessario che anche i beni culturali si contaminino
con l’economia e inizino a produrre profitto.
Facciamo un esempio. In Valdichiana ci sono
diversi poli museali: Cortona, Castiglion Fiorentino, Lucignano, Monte San Savino,
scavi archeologici, modelli unici di architettura militare, centri storici.
Nonostante i tanti proclami ognuno continua a viaggiare per conto suo. Oddio,
non sempre, vanno bene gli accordi per un biglietto unico per i musei, ottima
la presenza all'expo, (valuteremo nei prossimi mesi quanto sia servita),
benissimo le politiche di marchio. Quella che però manca è l’unificazione dei
servizi in questo settore e soprattutto una visione imprenditoriale. Avete
capito bene unificazione dei servizi e scelte imprenditoriali e non solo intese
bilaterali tra le varie amministrazioni. Ognuno dovrebbe cedere un pezzo di
sovranità.
All'estero riescono a vendere al turista
raccolte e opere che da noi finirebbero in uno scantinato, però la presentazione
è perfetta, la promozione costante, l’orgoglio per il proprio passato
palpabile. Da noi questo, tranne qualche raro caso non avviene. Ognuno è ripiegato
su se stesso.
Una proposta: è possibile pensare a una
sorta di “stati generali dei beni culturali” in Valdichiana in cui, oltre che i
soliti protocolli d’intesa, sia possibile tirar fuori proposte concrete?
Concrete significa indicare tempi precisi,
modi di finanziamento, servizi di promozione e valorizzazione unificati e
soprattutto un manager vero in grado di gestire tutta questa roba.
Senza un risveglio dei territori le leggi,
come quella approvata al Senato, servono a poco.
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