venerdì 16 ottobre 2015

DISTRUGGERE “CASTIGLIONI INNOVA”. A VANTAGGIO DI CHI?

Da un po’ si fa un gran parlare delle società partecipate dal Comune di Castiglion Fiorentino: Ente Serristori e Castiglioni Innova. Il primo si occupa della Casa di Riposo e possiede un’azienda agricola, lasciato del conte Cosimo Serristori (vedi il libro di G. Alpini: Cosimo Serristori, Un Uomo, un patrimonio), la seconda è un’immobiliare partecipata a maggioranza dal comune.
Sull'Ente Serristori la discussione riguarda lo stato del bilancio, con accuse al vetriolo di chi oggi amministra l’Ente nei confronti dei predecessori, controversia dagli sviluppi inaspettati e sulla quale avremo modo di ritornare.

In questa prima puntata esamineremo invece la Castiglioni Innova definita, dai suoi detrattori “poltronifico”, fonte di sprechi, ente inutile.

La Castiglioni Innova è nata nel lontano 1998 come una STU (Società di trasformazione Urbana), con l’obiettivo di valorizzare i terreni e le proprietà immobiliari del comune di Castiglion Fiorentino.
In questa veste ha realizzato l’area artigianale di Sant'Antonino. La mole degli investimenti tra opere di urbanizzazione, acquisto dei terreni, costruzione di un capannone sfiora i 4.000.000 di euro. Un impegno importante che ha consentito a nove imprese di insediarsi nella nuova area PIP.
Una persona addentro alla vicenda ci ha detto “la domanda da farsi è se il comune, con i vincoli imposti alla finanza locale, sarebbe stato in grado di investire tutte quelle risorse per l’area produttiva. La risposa è no. E allora che fine avrebbero fatto quelle aziende? Probabilmente sarebbero trasmigrate in un altro comune”.
Ma la pietra dello scandalo, per quanto riguarda Castiglioni Innova non è l’urbanizzazione e la messa in vendita di lotti industriali, su questo non si sono levate voci critiche.  
L’indecenza, a detta di alcuni, è l’affitto che il comune paga per il capannone utilizzato come magazzino e rimessa per i mezzi.
Abbiamo tentato di ricostruire la storia.
Il Comune, fino a qualche anno fa, per ricoverare le attrezzature, corrispondeva un affitto a dei privati. Oggi continua a pagare un affitto, con una differenza, lo paga a Castiglioni Innova di cui è proprietario per il 51%.
Alcuni giudicano il canone (104.000 euro l’anno + IVA) troppo alto. In effetti, questi soldi appaiono molti, se raffrontati a quanto sborsato prima.
Il solito osservatore ci ha detto “è vero, il Comune oggi versa un affitto più alto, però lo paga per un immobile diverso, molto più grande e moderno. Inoltre c’è una clausola sul contratto, clausola che nessuno sembra aver letto, in cui si dice che il locatario (cioè il comune) potrà esercitare il diritto di opzione in qualsiasi momento della durata del contratto medesimo e in caso di opzione di acquisto l’importo pari al 100% dei canoni di locazione pagati verrà conteggiato in diminuzione del prezzo. Detto in altre parole l’affitto pagato dal comune è scomputato dal prezzo dell’acquisto dell’immobile. Con un soggetto privato questo non sarebbe stato possibile. Non mi pare che siano soldi buttati dalla finestra”.
Un altro elemento di polemica è la valutazione del capannone e dei terreni annessi, a detta di alcuni troppo alta. Il valore storico riportato in bilancio era di 1.700.000 euro. I nuovi amministratori sulla base di una loro valutazione l’hanno portato a 1.600.000 euro. Poca cosa se si pensa che i capannoni industriali, così come gli immobili hanno subito negli ultimi anni svalutazioni ben più pesanti. Dove sarebbe lo scandalo?  
Però, guarda caso, per quei 100.000 euro in meno la società è finita in perdita invece che in attivo.
Qualche uccellino ci ha suggerito che questo potrebbe diventare il motivo per la sua messa in liquidazione. Liquidazione non significa fallimento, come qualcuno auspicherebbe.  Ma anche in caso di liquidazione chi di dovere, cioè chi detiene la maggioranza delle azioni, ha l’obbligo di spiegare che fine farebbe il capannone della Castiglioni Innova.
Si fa un’asta? Lo compra un privato (magari disertando le prime tre aste e facendo così diminuire il valore) e il Comune torna ad affittarlo? E i 600.000 euro che il Comune ha pagato fino ad oggi che, secondo il contratto, andrebbero a scomputo dell’acquisto finale, che fine faranno? 
Ci sono poi quelli che dicono che Castiglioni Innova è fonte di sprechi. Qualcuno ha fatto presente che “a differenza di quanto avvenuto in altre partecipate sparse per l’Italia, il Comune non ha messo una lira in più oltre al capitale iniziale pari a 127 milioni (65.000 euro). Quindi affermare che la società è una fornace di soldi pubblici è un po’azzardato”.
In tutte queste polemiche c’è però un fatto che ci trova concordi. Gli amministratori della Castiglioni Innova, anche in momenti di difficoltà del comune, hanno percepito un’indennità.
Questa cosa non è per niente bella, se fossimo a scuola sarebbe un errore da segnare con la matita blu.
Ma da questo a dire che la società va “distrutta“ ce ne corre parecchio.
Farla fallire non sarebbe un vantaggio per nessuno o meglio, forse lo sarebbe per alcuni, non certo per la comunità castiglionese. E’ proprio una stupidaggine pensare a un suo rilancio, visto che ancor oggi i comuni sono stretti in mille vincoli?

Di beni pubblici da valorizzare ce ne sarebbero tanti. Il problema è che mancano le idee. 

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