Da un po’ si fa
un gran parlare delle società partecipate dal Comune di Castiglion Fiorentino:
Ente Serristori e Castiglioni Innova. Il primo si occupa della Casa di Riposo e
possiede un’azienda agricola, lasciato del conte Cosimo Serristori (vedi il
libro di G. Alpini: Cosimo Serristori, Un Uomo, un patrimonio), la seconda è un’immobiliare
partecipata a maggioranza dal comune.
Sull'Ente Serristori la discussione riguarda lo stato del bilancio, con accuse al
vetriolo di chi oggi amministra l’Ente nei confronti dei predecessori, controversia
dagli sviluppi inaspettati e sulla quale avremo modo di ritornare.
In questa prima
puntata esamineremo invece la Castiglioni Innova definita, dai suoi detrattori “poltronifico”,
fonte di sprechi, ente inutile.
La Castiglioni Innova
è nata nel lontano 1998 come una STU (Società di trasformazione Urbana), con l’obiettivo
di valorizzare i terreni e le proprietà immobiliari del comune di Castiglion Fiorentino.
In questa veste
ha realizzato l’area artigianale di Sant'Antonino. La mole degli investimenti tra
opere di urbanizzazione, acquisto dei terreni, costruzione di un capannone sfiora
i 4.000.000 di euro. Un impegno importante che ha consentito a nove imprese di
insediarsi nella nuova area PIP.
Una persona
addentro alla vicenda ci ha detto “la domanda da farsi è se il comune, con i vincoli
imposti alla finanza locale, sarebbe stato in grado di investire tutte quelle risorse
per l’area produttiva. La risposa è no. E allora che fine avrebbero fatto
quelle aziende? Probabilmente sarebbero trasmigrate in un altro comune”.
Ma la pietra
dello scandalo, per quanto riguarda Castiglioni Innova non è l’urbanizzazione e
la messa in vendita di lotti industriali, su questo non si sono levate voci
critiche.
L’indecenza, a
detta di alcuni, è l’affitto che il comune paga per il capannone utilizzato
come magazzino e rimessa per i mezzi.
Abbiamo tentato
di ricostruire la storia.
Il Comune, fino
a qualche anno fa, per ricoverare le attrezzature, corrispondeva un affitto a
dei privati. Oggi continua a pagare un affitto, con una differenza, lo paga a
Castiglioni Innova di cui è proprietario per il 51%.
Alcuni giudicano
il canone (104.000 euro l’anno + IVA) troppo alto. In effetti, questi soldi
appaiono molti, se raffrontati a quanto sborsato prima.
Il solito osservatore
ci ha detto “è vero, il Comune oggi versa un affitto più alto, però lo paga per
un immobile diverso, molto più grande e moderno. Inoltre c’è una clausola sul
contratto, clausola che nessuno sembra aver letto, in cui si dice che il
locatario (cioè il comune) potrà esercitare il diritto di opzione in qualsiasi momento
della durata del contratto medesimo e in caso di opzione di acquisto l’importo
pari al 100% dei canoni di locazione pagati verrà conteggiato in diminuzione
del prezzo. Detto in altre parole l’affitto pagato dal comune è scomputato dal
prezzo dell’acquisto dell’immobile. Con un soggetto privato questo non sarebbe
stato possibile. Non mi pare che siano soldi buttati dalla finestra”.
Un altro
elemento di polemica è la valutazione del capannone e dei terreni annessi, a
detta di alcuni troppo alta. Il valore storico riportato in bilancio era di
1.700.000 euro. I nuovi amministratori sulla base di una loro valutazione l’hanno
portato a 1.600.000 euro. Poca cosa se si pensa che i capannoni industriali,
così come gli immobili hanno subito negli ultimi anni svalutazioni ben più
pesanti. Dove sarebbe lo scandalo?
Però, guarda
caso, per quei 100.000 euro in meno la società è finita in perdita invece che
in attivo.
Qualche
uccellino ci ha suggerito che questo potrebbe diventare il motivo per la sua
messa in liquidazione. Liquidazione non significa fallimento, come qualcuno auspicherebbe.
Ma anche in caso di liquidazione chi di
dovere, cioè chi detiene la maggioranza delle azioni, ha l’obbligo di spiegare che
fine farebbe il capannone della Castiglioni Innova.
Si fa un’asta? Lo
compra un privato (magari disertando le prime tre aste e facendo così diminuire
il valore) e il Comune torna ad affittarlo? E i 600.000 euro che il Comune ha
pagato fino ad oggi che, secondo il contratto, andrebbero a scomputo dell’acquisto
finale, che fine faranno?
Ci sono poi
quelli che dicono che Castiglioni Innova è fonte di sprechi. Qualcuno ha fatto
presente che “a differenza di quanto avvenuto in altre partecipate sparse per l’Italia,
il Comune non ha messo una lira in più oltre al capitale iniziale pari a 127
milioni (65.000 euro). Quindi affermare che la società è una fornace di soldi
pubblici è un po’azzardato”.
In tutte queste
polemiche c’è però un fatto che ci trova concordi. Gli amministratori della
Castiglioni Innova, anche in momenti di difficoltà del comune, hanno percepito un’indennità.
Questa cosa non
è per niente bella, se fossimo a scuola sarebbe un errore da segnare con la
matita blu.
Ma da questo a
dire che la società va “distrutta“ ce ne corre parecchio.
Farla fallire
non sarebbe un vantaggio per nessuno o meglio, forse lo sarebbe per alcuni, non
certo per la comunità castiglionese. E’ proprio una stupidaggine pensare a un
suo rilancio, visto che ancor oggi i comuni sono stretti in mille vincoli?
Di beni pubblici
da valorizzare ce ne sarebbero tanti. Il problema è che mancano le idee.
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