martedì 20 ottobre 2015

PER FORTUNA NON L’HANNO CONDANNATO

Meno male che Erri de Luca è stato assolto e non perché, come dice qualcuno, in Italia sia stata riconosciuta «la libertà di opinione di un intellettuale».
Il fatto di essere un intellettuale non diminuisce semmai aumenta il livello di responsabilità. Noi siamo per l’eguaglianza davanti alla legge e per questo non possono esistere aree d’immunità che derivano dal ruolo sociale.

Se uno scrittore, un regista, un giornalista, un professore universitario commettono un reato devono essere sanzionati al pari degli altri cittadini. 

E non basta come ha fatto Erri de Luca nel suo memoriale di difesa paragonarsi a Ghandi e Mandela –Anche loro avevano usato il verbo sabotare-. Paragone infelice, quelli hanno rischiato la vita, lui al massimo ha rischiato otto mesi con la condizionale.
Siamo convinti che pronunciare la parola “sabotare” non sia di per se un reato: si può sabotare in tanti modi e non necessariamente violenti. Però incitare al sabotaggio della Tav nel 2013, quando gli operai del cantiere rischiavano la vita sotto le molotov, appare quanto meno inopportuno.
Visti i suoi trascorsi, ci sarebbe piaciuto che avesse accolto l’invito degli operai del cantiere di Chiomonte a confrontarsi con loro. Non l’ha fatto con una strana motivazione «io vado in valle a incontrare chi da anni si oppone. Non vado in un cantiere». Forse perchè i cantieri sono sporchi? Oppure perché li si lavora invece che fare chiacchiere come avviene spesso nei salotti?
Siamo contenti che in questo paese non venga sanzionata un’ opinione, per quanto espressa male. Ma siamo ancora più contenti che De Luca non sia stato condannato per non creare un “martire dell’idea”. Non ce lo vediamo insieme al Silvio Pellico de Le Mie Prigioni, al Gramsci delle Lettere dal carcere, o tra coloro che scrissero le Lettere dei condannati a morte della resistenza. Altri tempi e soprattutto altra gente. 

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