Meno male che Erri de Luca è stato assolto e non perché, come
dice qualcuno, in Italia sia stata riconosciuta «la libertà di opinione di un
intellettuale».
Il fatto di essere un intellettuale non diminuisce semmai
aumenta il livello di responsabilità. Noi siamo per l’eguaglianza davanti alla
legge e per questo non possono esistere aree d’immunità che derivano dal ruolo
sociale.
Se uno scrittore, un regista, un giornalista,
un professore universitario commettono un reato devono essere sanzionati al
pari degli altri cittadini.
E non basta come ha fatto Erri de Luca nel suo
memoriale di difesa paragonarsi a Ghandi e Mandela –Anche loro avevano usato il
verbo sabotare-. Paragone infelice, quelli hanno rischiato la vita, lui al
massimo ha rischiato otto mesi con la condizionale.
Siamo convinti che pronunciare la parola “sabotare” non
sia di per se un reato: si può sabotare in tanti modi e non necessariamente
violenti. Però incitare al sabotaggio della Tav nel 2013, quando gli operai del
cantiere rischiavano la vita sotto le molotov, appare quanto meno inopportuno.
Visti i suoi trascorsi, ci sarebbe piaciuto che avesse
accolto l’invito degli operai del cantiere di Chiomonte a confrontarsi con
loro. Non l’ha fatto con una strana motivazione «io vado in valle a incontrare
chi da anni si oppone. Non vado in un cantiere». Forse perchè i cantieri sono
sporchi? Oppure perché li si lavora invece che fare chiacchiere come avviene spesso nei salotti?
Siamo contenti che in questo paese non venga sanzionata un’ opinione, per
quanto espressa male. Ma siamo ancora più contenti che De Luca non sia stato
condannato per non creare un “martire dell’idea”. Non ce lo vediamo insieme al
Silvio Pellico de Le Mie Prigioni, al Gramsci delle Lettere dal carcere, o tra
coloro che scrissero le Lettere dei condannati a morte della resistenza. Altri
tempi e soprattutto altra gente.
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