giovedì 1 ottobre 2015

DE LUCA, IL CAMORRISMO GIORNALISTICO E NOI

Il governatore campano Vincenzo De Luca ha attaccato recentemente RAI 3 accusandola di “camorrismo giornalistico”, ha poi spiegato che “il camorrismo è un atteggiamento mentale, una propensione a esercitare forme di violenza non meno pericoloso della camorra sulla persona, ci sono campagne che distruggono le famiglie, le persone, questo per me è camorrismo giornalistico”.

Al di là dei toni, questa dichiarazione segnala a nostro avviso un problema serio: in Italia non esiste solo la casta dei politici, ma ci sono anche tante, troppe caste che vivono una sorta di immunità permanente.

De Luca è stato chiaro “ l'idea che ci sia un'area che non può essere sottoposta a critica non va bene, solo perché uno scrive su un giornale non può essere criticato non va bene”.
Abbiamo ancora davanti agli occhi, nella realtà aretina, le immagini di una trasmissione televisiva
sul servizio idrico dove, l’allora presidente di Nuove Acque, grazie ad una sapiente opera di taglia e cuci delle immagini, fu ridotto al ruolo di macchietta. Questo non è corretto.
Così come non va bene che un servizio dedicato alle traversie giudiziarie di un’azienda chimica del territorio prendesse il via con una ripresa in chiaroscuro del cimitero del paese. Quasi a indicare che i morti seppelliti lì dentro fossero da addebitare all'inquinamento e alla scarsa tutela dell’ambiente.
Così come non è giusto che si sputtanino le persone con dei titoli cubitali e poi, quando i fatti dimostrano che quei poveretti non c’entrano niente, ci si limita a un trafiletto sulle pagine interne.
Sono esempi di un giornalismo che preferisce la spettacolarizzazione e la messa alla gogna rispetto all'approfondimento delle cose.
Un giornalismo “facile” che si adegua al pensiero di chi urla di più oppure, di converso, si mette supino davanti a chi in quel momento comanda.
Il coraggio è merce rara e si preferiscono evitare tutti gli argomenti che potrebbero far emergere più di un verminaio.
Aveva ragione Leo Longanesi il quale affermava che “al centro del Tricolore bisognerebbe scrivere due parole: Tengo famiglia”.
Tutti, in questo benedetto bel paese, “tengono famiglia” e nessuno ha voglia di rompersi le scatole.
Non è un bel modo di fare informazione. L’informazione, quando non è dichiaratamente di parte, dovrebbe essere oggettiva, scevra da passioni, libera da pregiudizi. Il che non significa che debba essere asettica come una garza sterile, semplicemente deve essere corretta.
De Luca ha sicuramente ecceduto ed ha fatto bene il Vice Segretario del PD Guerini a dire di non condividere le parole del Governatore, aggiungendo “l’eventuale dialettica che può nascere tra informazione e politica non deve trasformarsi in affermazioni che oltrepassano il confronto, anche aspro, per scadere nell'offesa”.
Salomonica dichiarazione, la sottoscriverebbero tutte le persone ben educate, noi compresi.
Il problema però rimane aperto.


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