sabato 19 settembre 2015

PROVINCIA: LA GRANDE BUFALA

L’Abolizione delle provincie è stata sbandierata come la prima, importantissima riforma dell’architettura istituzionale del nostro paese. Peccato che ci si sia fermati lì. Niente riforma degli Enti, dei Ministeri, delle regioni. Le provincie sono state l’agnello sacrificale da dare in pasto a un’opinione pubblica esasperata, dopo s’è tirato il freno a mano.
Alla fine cosa ha prodotto?






Economie? Prendiamo quello che qualche tempo fa un autorevole quotidiano scriveva “con l’abolizione delle provincie avremo un risparmio di 13 miliardi di euro”. Ma dove?
In quel conto ci stava il costo del personale, le spese per le funzioni delegate (edilizia scolastica, strade, assetto del territorio, mercato del lavoro ecc.) e le spese per gli organi elettivi (indennità presidente, consiglieri, assessori).
Tenuto conto che i dipendenti non possono essere aboliti per decreto, che le funzioni delegate qualcun altro dovrà pur svolgerle: che si chiami regione, comune o agenzie cambia poco, è facile capire che l’unico risparmio è stato sugli organi elettivi. La montagna ha partorito il topolino. In compenso tantissime funzioni si sono allontanate dai cittadini, abbiamo un presidente (perchè il presidente della provincia c’è ancora) che non è eletto ai cittadini e rappresentanze istituzionali che non si sa bene a quale criteri rispondano (politici? Territoriali? Personali?).

A questo punto forse occorrerebbe rifare i conti e cominciare a dire che qualcuno ha sbagliato. A cominciare da quei valenti giornalisti che sulla lotta agli sprechi, alle disfunzioni e alla burocrazia hanno costruito le loro fortune. Scrivendo grandi baggianate che però  hanno il pregio di piacere all’opinione pubblica.

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