Parlando del futuro della Valdichiana in
molti parlano di un ritorno all’agricoltura, sarà un caso ma di solito
si tratta di persone che passano la giornata dietro una scrivania con l’aria
condizionata e la poltroncina ergonomica, ma questo è un particolare del tutto
trascurabile.
L’importante è che alla fine si arrivi a
qualcosa.
Agricoltura da qualche anno fa coppia con turismo, ospitalità, prodotti
tipici e paesaggio sono diventati fattori fondamentali per attirare visitatori.
Se a questo si aggiunge il fascino dei borghi, i musei diffusi, bellezze
artistiche il gioco è fatto.
Credere però che Agricoltura e turismo risolvano da soli i problemi occupazionali
e la crisi dell’industria rimane un’utopia. Bella quanto si vuole ma pur sempre
un’utopia.
Scendiamo nel concreto. Oggi visti i mezzi tecnici, le rese per ettaro,
le direttive comunitarie, diventa complicato pensare, a un incremento stabile dell’occupazione
in agricoltura. Si potrebbe obbiettare che un giusto mix tra turismo, produzioni
agricole e industrie di trasformazione, legate a una politica dei marchi, potrebbe
in prospettiva aprire nuove opportunità, si e no.
Andiamo a vedere lo stato dell’arte. La morte dello Zuccherificio di Castiglion
Fiorentino ha decretato in Valdichiana la
fine della barbabietola, una coltivazione che garantiva reddito e prospettive agli
agricoltori.
Con la barbabietola è scomparsa la pratica della rotazione nei campi:
un anno barbabietola, l’anno dopo grano, poi mais, girasole per tornare alla
barbabietola. Una consuetudine antica che, unita alla concimazione organica,
faceva bene ai terreni e incrementava le produzioni.
La chiusura della SADAM quindi oltre ai problemi occupazionali diretti
ha comportato una diminuzione delle entrate degli agricoltori e un
impoverimento dei terreni, qualcuno però dice “ non ci sono più camion ad
ingombrare le strade e si respira meglio”, vero anche questo.
Sul piatto rimane però un tema scottante come coniugare industria,
agricoltura, ambiente e creare al contempo posti di lavoro?
Qualche
personaggio fantasioso ha parlato di impiantare caseifici in Valdichiana. Probabilmente
scherzava. Oggi il latte importato costa meno di trentacinque centesimi al
litro, un prezzo impossibile per i nostri produttori. Come faccia a costare
così poco è un mistero, quello che è certo è che non si sa da dove viene, né
chi l’ha prodotto. La globalizzazione è anche questo.
Si potrebbe
pensare all’orto florovivaismo suggerisce qualcun altro. Anche
qui esiste un problema: più di tanto il mercato non riesce ad assorbire e poi non
possiamo nascondere la questione legata all’impatto delle serre sul paesaggio. Turismo
ed ettari di serre non vanno d’accordo.
C’è chi propone
industrie di trasformazione della frutta. Buona
idea verrebbe da dire, la Valdichiana ha delle eccellenze in questo settore.
Tuttavia per impiantare una filiera industriale ci vuole la quantità, che da
noi manca, una rete di distribuzione e un piano di commercializzazione. Con i
numeri di oggi non ci sono le condizioni. Possono funzionare piccoli laboratori
ma non un’industria con decine di occupati.
Lo stesso discorso vale per la commercializzazione delle verdure.
Niente vieta che si possano pensare, come qualcuno sta già facendo, a piccoli
produttori che si associano rivolgendosi ai mercati locali ma da questo a prevedere
centinaia di ettari coltivati, abbinati a mega strutture, con forte ricaduta
occupazionale ce ne corre parecchio.
La zootecnica è un
altro settore di cui si parla molto, la chianina è diventata un simbolo della
Toscanità. In effetti c’è una certa ripresa di mercato, i prezzi hanno ricominciato salire, complice anche una diminuzione dei
capi allevati, in poco tempo si sono persi oltre mille vitelli a causa della chiusura
delle stalle. Ma rimane un mercato di nicchia. Forse il futuro sta nel legare
il prodotto al così detto gastro-turismo dove si mettono insieme prodotti di
qualità, visite guidate agli allevamenti, coscienza del territorio, accordi con
i ristoratori. Però anche questo può compensare in termini occupazionali la
perdita di centinaia di posti di lavoro nel manifatturiero?
Ci sono tante cose che potrebbero diventare un bel biglietto da visita
per la Valdichiana, dall’olio al vino, ma è necessaria una strategia di ampio
respiro in grado di elevare la qualità, sviluppare il marketing, dare un
reddito vero agli agricoltori. Un litro d’olio della Valdichiana, che ha
caratteristiche organolettiche eccezionali, quasi medicamentose, dovrebbe
costare 25 euro al litro e non gli otto/ nove a cui viene venduto oggi. Il
mercato locale non è in grado di reggere questi prezzi e necessariamente ci si
dovrebbe rivolgere all’estero. Qualcuno lo sta già facendo ma è un’eccezione e per
penetrare i mercati ci vuole più forza.
Allora più che
parlare a vanvera occorre farsi venire delle buone idee. E’
arrivato il momento di capire quale tipo di sviluppo vogliamo per il nostro
territorio. Non bastano i No occorre cominciare a dire qualche SI.
Abbiamo tralasciato volutamente un’analisi su altre produzioni, per
esempio sta vendendo avanti la proposta di Distretto Biologico in Valdichiana,
argomento sul quale molto ci sarebbe da dire. Di questo parleremo un’altra
volta.
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